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Missili russi per la Turchia

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha deciso di andare allo scontro contro gli Stati Uniti. Il primo lotto di missili russi è infatti atterrato alla base aerea di Murted ad Ankara. Dopo mesi di braccio di ferro con Trump che hanno minacciato sanzioni.

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Una mossa che ha suscitato “preoccupazioni” nella Nato Collegamento esternoe rischia di aprire un baratro nei rapporti con Washington, che aveva fissato entro fine mese il suo ultimatum per rinunciare all’accordo con Vladimir Putin. Secondo il Pentagono, in gioco ci sono i segreti militari occidentali.

La Turchia diventa così il primo membro dell’Alleanza a concludere un contratto del genere con Mosca, unendosi a Cina e India, e dà un altro strattone verso est alla sua collocazione geopolitica. In attesa della mossa di Donald Trump, che al G20 di OsakaCollegamento esterno aveva incolpato l’amministrazione Obama di aver trattato Ankara “ingiustamente”, spingendola tra le braccia dei russi, è la Nato a dirsi “preoccupata dalle conseguenze potenziali”.

Secondo Bruxelles, “spetta agli alleati decidere quali attrezzature militari possono comprare”, ma “l’interoperabilità delle nostre forze armate è fondamentale per la conduzione delle nostre operazioni e missioni”.

Dopo l’arrivo dei primi tre aerei con le componenti del sistema di difesa antiaerea, che ha una portata di 400 km, una terza consegna di oltre 120 missili è prevista via mare “alla fine dell’estate”. Nel frattempo verrà completato l’addestramento di un centinaio di soldati turchi in Russia. Per una piena operatività degli S-400 bisognerà quindi attendere l’inizio dell’autunno.

Conseguenze

La prima conseguenza potrebbe arrivare con l’esclusione dal programma dei cacciabombardieri americani F-35, di cui Ankara vorrebbe più di cento esemplari. L’addestramento dei suoi piloti negli Usa era già stato sospeso come avvertimento. Erdogan ha promesso battaglia, ricordando che il suo Paese ha già pagato 1,3 miliardi di dollari d’anticipo e minacciando di portare il caso davanti a un arbitrato internazionale. 

Ma il vero colpo arriverebbe con le sanzioni Caatsa Collegamento esternoper chi fa affari con Mosca in settori strategici. E l’accordo da 2,5 miliardi di dollari firmato con Ankara rientra in pieno in questa categoria. La scorsa estate le sanzioni nella disputa sulla detenzione del pastore evangelico Andrew Brunson portarono al peggiore shock valutario della lira dall’inizio degli anni Duemila. Per la fragile economia turca sarebbe un nuovo rischio di crisi.


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