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USA, dazi “flessibili” su acciaio e alluminio

Immagine di lavoratori asiatici che manovrano una gru per spostare delle bobine di cavi d acciaio
Il "vecchio" Patto commerciale transpacifico, pensato per frenare l'ascesa della Cina, potrebbe ora essere applicato in chiave anti-USA. Chinatopix

Il presidente americano Donald Trump ha firmato giovedì la legge che impone dazi sulle importazioni d'acciaio e alluminio negli Stati Uniti. I paesi del Patto transpacifico e l'UE hanno già pronte le contromisure.


Trump sfida la comunità internazionale e i mercati, per tenere fede a una delle sue promesse elettorali. Sull’acciaio impone un dazio al 25% e sull’alluminio al 10%, che entreranno in vigore fra 15 giorni.

“Oggi, difendo la sicurezza nazionale”, ha dichiarato. “L’industria americana dell’acciaio e dell’alluminio è stata duramente colpita dalle aggressive pratiche commerciali straniere. È un vero assalto al nostro Paese.”

“Grande flessibilità”

In realtà, il presidente si riserva di alzare o abbassare le aliquote in ogni momento e di esentare alcuni partner commerciali: “grande flessibilità e cooperazione verso quelli che sono i veri amici e ci trattano equamente, sia sul piano commerciale che militare”, ha detto.

Una precauzione forse stimolata dagli 11 Paesi che hanno rispolverato il Patto commerciale transpacificoCollegamento esterno (Tpp), da attuare in chiave anti-USA (anziché per frenare l’ascesa della Cina, come era stato pensato all’epoca di Barack Obama).

Tpp e contromisure Ue

L’accordo, che copre 500 milioni di consumatori, è stato firmato giovedì in Cile da un gruppo di paesi che rappresentano il 13,5% dell’economia mondiale. Tra di essi, anche alleati di primo piano degli USA, come Canada, Giappone e Australia.

L’Unione europea ha da parte sua già pronte misure di ritorsione fino a 3,5 miliardi di dollari su un’ampia gamma di prodotti americani, realizzati in particolare negli Stati repubblicani, così da mettere in difficoltà il presidente nelle elezioni di metà mandato.

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Anche la Cina, bersaglio primario degli USA per la sua produzione sovvenzionata di acciaio, minaccia “un’appropriata e necessaria risposta”. “La guerra commerciale è una soluzione sbagliata”, ha affermato il ministro degli Esteri, Wang Yi. “Alla fine si danneggiano gli altri e se stessi”.

Pressione su Canada e Messico

Prime esentate dai dazi, nelle intenzioni di Trump, dovevano essere l’Australia, nonché Canada e Messico fintantoché proseguirà una “efficace rinegoziazione” dell’Accordo di libero commercio nordamericano Collegamento esterno(Nafta).

Agli altri Paesi concede 15 giorni di tempo per trovare soluzioni alternative, esaminando i loro comportamenti non solo sul piano commerciale ma anche su quello militare.

È anche questione di difesa

Sulla Germania, ad esempio, il presidente si è mostrato molto critico: “Abbiamo amici e anche dei nemici che si sono approfittati enormemente di noi da anni su commercio e difesa”, ha detto. “Se guardiamo la Nato, la Germania paga l’1% e noi paghiamo il 4,2% di un Pil molto più importante. Questo non è giusto”.

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Ha partecipato intanto alla sua ultima riunione di governo Gary Cohn, il consigliere economico dimissionario proprio perché contrario ai dazi. 

“Un globalista che tuttavia mi piace ancora e che ho la sensazione ritornerà”, ha detto di lui il presidente USA, incurante anche di una lettera firmata da 107 parlamentari repubblicani, che temono che una guerra commerciale nuocerà agli USA.

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