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Green pass, tra contestazioni e scioperi

Al porto di Trieste la più grande manifestazione contro il green pass sul posto di lavoro.
Porto di Trieste. Keystone / Paolo Giovannini

Manifestazioni oggi in tutta Italia a seguito dell'entrata in vigore dell'obbligato del green pass per accedere al luogo di lavoro. 6'000 persone hanno manifestato al porto di Trieste, uno dei centri nevralgici della protesta. Ma tutto sommato non si sono segnalati scontri e particolari disagi. 

Il green pass è obbligatorio sui luoghi di lavoro da oggi, venerdì, in Italia. La misura, adottata per decreto, vale sia nel settore pubblico che in quello privato e non più solo in ambiti considerati a rischio come l’istruzione e la sanità. Chi non è guarito o vaccinato deve dunque provare di essersi sottoposto a un test con esito negativo, che deve pagare personalmente (costa 15 euro). Altrimenti, rischia di essere dichiarato assente ingiustificato e di restare a casa senza paga.

Oltre l’85% degli italiani dai 12 anni in su ha ricevuto almeno una dose di vaccino, ma si calcola ci siano tre milioni di persone che invece non sono immunizzate e che rischiano di non potersi presentare sul posto di lavoro.

La contestazione contro il provvedimento del Governo Draghi è già stata ben visibile nelle scorse settimane, con derive anche violente come è stato il caso degli incidenti di sabato a Roma, con infiltrazioni di stampo fascista e l’assalto alle sedi delle istituzioni e del sindacato CGIL.

Trieste fulcro delle manifestazioni

Il porto di Trieste è diventato il fulcro e il simbolo della protesta in Italia contro l’introduzione dell’obbligo del green pass per andare al lavoro, in vigore da oggi, venerdì, sia nel pubblico che nel privato. Circa 6’000 manifestanti hanno invaso in mattinata il varco 4. Non si tratta solo di portuali. Anzi, la maggioranza sono persone venute da tutta la regione e anche da più lontano, che hanno voluto dimostrare la loro solidarietà con la categoria e la contrarietà al provvedimento voluto dal Governo Draghi. E non si tratta solo di no vax o vaccino-scettici.

“Sono stati lesi i nostri diritti”, dice Stefano Puzzer, portavoce del sindacato minoritario che guida la contestazione ma che non ha impedito l’accesso al porto, la cui attività, anche se rallentata, ha potuto proseguire. Non sono stati rispettati “il diritto di scelta per quanto riguarda il vaccino”, ha detto Puzzer e “il diritto al lavoro perché a causa del green pass chi non è vaccinato o non ha fatto il tampone non può lavorare”. La certificazione, ha affermato, “è una tutela del tutto economica e non c’entra nulla con una questione sanitaria. È un ricatto del Governo per portare la gente a vaccinarsi”.

Non solo Trieste

Ricorreva la parola “sciopero” anche a Genova, dove un presidio dalle 6.30 ha bloccato le operazioni al varco Etiopia impedendo ai camion in arrivo di scaricare le loro merci, La Spezia e Gioia Tauro, dove dei 280 portuali dei primi due turni una sessantina non si è presentata. Ad Ancona, il sit-in di 200 operai e un camion fermo hanno di fatto bloccato l’accesso alla zona del porto.

Agitazioni sono state segnalate in mattinata, per esempio, in alcune aziende venete. Sul fronte dei trasporti pubblici, Trenord non ha segnalato disagi. Giovedì 55 dipendenti, di cui 37 macchinisti e capitreno, avevano comunicato all’azienda di non avere il green pass. Anche a Milano, dove bus e tram in circolazione sono stati leggermente ridotti, non si sono registrate criticità all’ora di punta. La riorganizzazione dei turni ha permesso di riassorbire le assenze dei 272 senza certificazione e le malattie, aumentate del 15%.

Il nostro corrispondente era alla manifestazione di Roma:

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