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Covid-19, i primi vaccini a inizio 2021, “probabilmente gratis”

Uno dei vaccini in corso di sperimentazione contro il Covid-19
Uno dei vaccini in corso di sperimentazione contro il Covid-19 Keystone / Sergei Ilnitsky

Le prime dosi di vaccino contro il coronavirus dovrebbero arrivare in Svizzera all'inizio del prossimo anno, secondo quanto ha rivelato giovedì il consigliere federale Alain Berset.

“Siamo ben messi” ma bisognerà comunque attendere la primavera per avere a disposizione grandi volumi del farmaco. Le valutazioni sui diversi prodotti candidati sono in corso da parte dell’organo federale Swissmedic e Berna ha individuato i vaccini che saranno commercializzati più rapidamente e che risulteranno più efficaci.

Sicurezza ed efficacia garantite

In proposito il ministro della sanità ha voluto assicurare che non sarà fatta “alcuna concessione” riguardo alla qualità, all’efficacia e alla sicurezza dei preparati immunizzanti su cui cadrà la scelta finale. Sarà “la più grande sfida logistica di tutti i tempi” in ambito sanitario e i cantoni, ha indicato Alain Berset, dovranno garantire che la popolazione possa essere vaccinata il prima possibile.

Non sono previste scorciatoie nella procedura di omologazione del farmaco, che dovrà rispondere a tutti i criteri previsti ma la somministrazione dei vaccini inizierà immediatamente dopo il via libera delle autorità competenti. L’obiettivo è quello di renderlo gratuito ma non obbligatorio, anche se fortemente raccomandato.

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Il nodo delle feste di fine anno

Ma prima della campagna di vaccinazione la Confederazione deve affrontare altre urgenze. Il governo, per il quale le prossime settimane saranno determinanti nella lotta contro il Covid-19, intende discutere con i cantoni il pacchetto di misure per le feste di fine anno.

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Anche se la maggior parte delle cifre della pandemia sono in calo, ha sottolineato il consigliere federale, bisogna “continuare il lavoro”. L’evoluzione dei contagi è asimmetrica, ha sottolineato il direttore del Dipartimento dell’interno. I cantoni romandi, particolarmente colpiti dalla seconda ondata, hanno avuto un calo repentino di nuove infezioni ma nella Svizzera tedesca il tasso di riproduzione del coronavirus (RT) resta superiore a 1.

Per questo motivo le due settimane di vacanza a fine anno rappresentano una sfida. L’apertura delle stazioni invernali nella Confederazione impone quindi efficaci provvedimenti di protezione della salute che dovranno essere applicati su scala nazionale. “Abbiamo constatato lo scorso marzo che in questi ambienti il virus si può propagare velocemente”, ha ricordato il politico friburghese. Per questo motivo potranno gli impianti potranno entrare in funzione solo a determinate condizioni e nel rispetto di piani di prevenzione.

Diversi cantoni nel frattempo hanno adottato specifici protocolli “ma l’aspetto determinante è la loro applicazione pratica che costituisce un problema molto complesso nell’ambito degli sport invernali”.

Contatti con i paesi vicini

Alain Berset ha affermato di essere costantemente in contatto con i suoi omologhi dei paesi vicini per discutere le differenti posizioni sulla questione su cui è in corso un acceso dibattito a livello europeo. Per Berna l’evoluzione della pandemia è attualmente positiva, anche se resta molto instabile.

Nell’ipotesi in cui la Svizzera fosse l’unico paese a aprire gli impianti sciistici si potrebbero creare tensioni a livello di mobilità transfrontaliera, ha aggiunto il consigliere federale, che nei prossimi giorni approfondirà la tematica con le autorità cantonali.

tvsvizzera/ats/spal con RSI (TG del 26.11.2020)

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