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Rinviato a giudizio il controverso imam di Winterthur

Il discusso imam che lo scorso 21 ottobre aveva incitato a uccidere e a denunciare i musulmani non praticanti nel corso di una funzione nella moschea An'Nur di Winterthur (ZH), è stato rinviato a giudizio dalla procura di Zurigo.

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Nell’atto depositato il 2 agosto dalle autorità inquirenti vengono chieste per il religioso etiope una pena detentiva di un anno e mezzo con la condizionale e l’espulsione dal Paese per un periodo di 15 anni.

L’imam, precisa una nota odierna del Ministero pubblico cantonale, avrebbe invitato i fedeli a ripudiare i musulmani che non pregavano nella comunità e, nel caso in cui avessero continuato a non frequentare il luogo di culto, di bruciare le loro case e persino a ucciderli.

Ma non si sarebbe limitato a queste deprecabili esternazioni: l’accusato su Facebook aveva anche pubblicato e messo a disposizione di terze persone brutali raffigurazioni di omicidi. Inoltre dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti risulta che abbia lavorato per quattro settimane come imam senza avere i permessi necessari, violando quindi le norme federali sugli stranieri.

L’imam era stato arrestato lo scorso 2 novembre dopo un blitz della polizia all’interno della moschea e da allora è posto in detenzione preventiva. In seguito a questa operazione il luogo di culto nel quartiere Hegi era rimasto chiuso per una settimana. In quell’occasione altre tre persone erano state arrestate: due procedure sono state archiviate lo scorso 18 luglio mentre la terza è in fase di completamento.

Lo scorso febbraio inoltre erano stati arrestati dieci uomini tra i 17 e i 53 anni, accusati di aver picchiato il 22 novembre 2016 all’interno del luogo di culto due fedeli sospettati di aver trasmesso informazioni interne a un giornalista, che aveva poi riferito del sermone all’origine dell’arresto dell’imam etiope.

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