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Il Covid aggrava la dispersione scolastica

Una bambina seguita da un insegnante, mentre fa i compiti.
Le “Scuole della pace” di Sant’Egidio sono centri educativi pomeridiani, gratuiti, per il sostegno agli studi. @Marra

La crisi educativa, la principale causa della dispersione scolastica, si è sensibilmente acuita tra gli alunni delle scuole dell’infanzia. Circa un minore su quattro subisce gli effetti del problema. A Roma, su un campione di oltre mille alunni, è coinvolto un bambino su tre.

Gli esperti del settore lo paventavano già lo scorso marzo quando le misure di contenimento della pandemia, dopo alcune proroghe, hanno provocato la chiusura anticipata dell’anno scolastico per tutti gli studenti. Oggi arriva la conferma da un’inchiesta della Comunità di Sant’Egidio.

Il rischio di rinuncia all’istruzione che può manifestarsi per anche in un secondo momento, nei gradi d’istruzione successivi alle scuole primarie, si registra tra i minori che hanno un deficit nell’istruzione e nell’inserimento sociale durante le scuole dell’infanzia. La pandemia espone tutti gli studenti a questo rischio, rischiando di essere fatale per quegli alunni che già in precedenza vivevano condizioni di fragilità.

Durante un anno emergenza sanitaria, in tutto il Paese, le scuole di ogni ordine e grado sono rimaste chiuse per lunghi periodi. Tuttora la terza ondata della pandemia, aggravata dalle varianti del virus, ha causato anche la chiusura per tre settimane delle scuole materne e degli asili nido che finora erano rimaste aperte durante tutto l’anno scolastico, a meno di quarantene per casi accertati di positività al virus.

La scuola in presenza per gli alunni italiani è stata generalmente scarsa e tra gli istituti che sono riusciti a garantire la frequenza in classe, uno su otto, ha dovuto ridurre drasticamente le ore di lezione. Si sono inoltre accentuate le disuguaglianze riguardo l’accesso all’istruzione. Secondo uno studio di ‘Save the children’ nelle città del Sud Italia gli studenti hanno frequentato la scuola molto meno rispetto ai loro coetanei del Nord. A Bari e Napoli, gli alunni hanno frequentato la metà delle lezioni rispetto a Roma, Milano o Torino. 

Un lavoro straordinario per le “Scuole della pace” della Comunità di Sant’Egidio

Le “Scuole della pace” di Sant’Egidio sono centri educativi pomeridiani, gratuiti, per il sostegno agli studi. Sono presenti in ventisette città di dodici regioni italiane e sono frequentate da circa tremila alunni. I centri pomeridiani di Sant’Egidio lavorano, tra l’altro, per colmare il deficit educativo che si crea negli strati sociali più svantaggiati e meno serviti dai servizi scolastici.

Si trovano nelle periferie delle grandi città e nei centri abitati più isolati. Situazioni in cui le minoranze straniere che subiscono maggiormente il problema, in alcuni casi rischiano di essere tagliate fuori dall’istruzione.

Dopo un anno in cui tutto il sistema scolastico ha attraversato forti difficoltà, le “Scuole della pace” di Sant’Egidio registrano un aggravamento della crisi educativa. Gli operatori assistono a un peggioramento nelle capacità di apprendimento degli alunni e difficoltà di socializzazione. Inoltre, circa la metà delle famiglie che si rivolgono alle “Scuole della pace”, ha difficoltà ad accedere alla didattica a distanza.

E noi siamo andati nella sede della Scuola della pace di Trastevere a Roma:


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