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SMISTO: un progetto per ridurre il traffico transfrontaliero

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Passata la calma imposta dai lockdown, il traffico transfrontaliero è tornato ad aumentare. © Keystone / Ti-press / Francesca Agosta

Il progetto SMISTO coordinato tra l’Italia e il canton Ticino, il cui scopo è quello di ridurre il traffico causato da lavoratrici e lavoratori frontalieri, sta giungendo al termine della fase sperimentale.

Ogni giorno circa 70’000 pendolari italiani varcano il confine per raggiungere il Ticino: la conseguenza più evidente di questi spostamenti è il sovraccarico della rete stradale. La soluzione? L’uso dei mezzi pubblici. Il progetto transfrontaliero da 2 milioni di franchi SMISTO arriverà al termine della fase sperimentale a dicembre. Bizzarone è stato uno dei primi comuni a lanciarsi nella sperimentazione, offrendo un posteggio dove lavoratrici e lavoratori italiani possono lasciare l’auto e proseguire con un mezzo pubblico per raggiungere il posto di lavoro oltre confine.

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Insieme a Bizzarone, sono una quindicina i comuni che hanno messo a disposizione diversi stalli per il car pooling. Stalli il cui numero è aumentato con il ritorno alla normalità che, dopo un forzato stop dovuto alla pandemia, ha fatto aumentare il traffico privato transfrontaliero.

Una goccia nel mare, ma secondo il capo della Sezione della mobilità ticinese Mirco Moser, “è un inizio. Il vero obiettivo di questi posteggi” non è solo il carpooling (l’uso di una sola automobile per trasportare più persone), “ma è anche quello di poter usare il bus, che porta alla ferrovia. Quindi il vero trasporto collettivo è quello” su rotaia, ha dichiarato ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana.

Intervenire con nuove infrastrutture va bene, ma non basta: bisogna far leva sulle abitudini che sono ancora dure a morire: “Prima di tutto creiamo qualcosa che possa essere offerto ai cittadini”, dice Claudia Maria Terzi, assessora ai trasporti della regione Lombardia. In questo modo si potrà avere in mano un elemento concreto quando lo si presenterà al pubblico.

Non cade però l’idea di favorire un’integrazione maggiore con i mezzi pubblici, anche se il problema in questo caso sono le leggi diverse tra Italia e Svizzera, dove il cabotaggio è proibito (veicoli di compagnie estere non possono effettuare trasporti a tappe all’interno della Confederazione). Una volta risolto questo problema, si potrà organizzare una rete di trasporti che vada incontro alle esigenze di queste lavoratrici e questi lavoratori. L’obiettivo futuro è chiaro: convincere il più persone possibili a lasciare l’auto a casa.

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