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Ancora troppe auto varcano la frontiera semivuote

Traffico congestionato sulle strade ticinesi
Traffico congestionato sulle strade ticinesi tvsvizzera

Nonostante iniziative varie, campagne di sensibilizzazione e incontri tra amministratori ai due lati del confine i numerosi frontalieri e frontaliere provenienti da Lombardia e Piemonte continuano a varcare la dogana in auto da soli.

Un’abitudine, confermata dal quarto rilevamento del traffico transfrontaliero pubblicato dal Dipartimento ticinese del Territorio, difficile da cambiare che, come è ormai noto, contribuisce a creare disagi al traffico ed emissioni nocive per l’ambiente nelle regioni interessate, in particolare il Mendrisiotto.

Nello studio condotto tra settembre e novembre dello scorso anno viene infatti evidenziato che quotidianamente l’82% dei veicoli in entrata in Ticino (65’319 dalle 5 alle 18) è occupato solo dal o dalla conducente, una percentuale leggermente superiore a quella rilevata nella precedente analisi (78% nel 2018).

Quattro auto su cinque con solo il conducente

Il dato risulta addirittura accentuato (87%) se si considerano unicamente le auto immatricolate nel Belpaese, in stragrande maggioranza – soprattutto nella fascia oraria mattutina – utilizzate dai lavoratori e dalle lavoratrici pendolari. Il 16% dei veicoli, indica sempre la ricerca, che valicano le dogane ticinesi – per il 90% costituito da auto – hanno due persone a bordo, e solo il 2% viaggiano con tre o più individui.

Tiziano Bonoli
Il capo dell’Ufficio mobilità lenta del Dipartimento del territorio del Cantone Ticino Tiziano Bonoli. linkedin.com

In realtà, segnala il responsabile dell’Ufficio cantonale mobilità lenta, Tiziano Bonoli, il numero totale dei veicoli in entrata è globalmente diminuito nell’ultimo periodo di circa il 5%, nonostante l’aumento costante del numero di frontalieri e frontaliere in Ticino. È vero che anche il tasso di occupazione delle auto è calato negli ultimi anni (1,24 in generale, 1,11 per lavoro) ma questo è spiegabile, osserva il capufficio mobilità lenta con la pandemia: “Verosimilmente la paura del contagio – sostiene Tiziano Bonoli e la ripresa della vecchia abitudine di prendere il mezzo privato per recarsi al lavoro” spiegano questa tendenza.

Una delle principali cause che scoraggiano l’adozione condivisa di comportamenti più virtuosi – e che emerge chiaramente anche dal rilevamento appena pubblicato – è data dal fatto che il 70% delle persone con impiego nella Confederazione dispone di un comodo parcheggio nel luogo di destinazione e solo l’1% fa capo, ad esempio, a un Park&Ride. “È sicuramente uno dei fattori determinanti”, riconosce il capoufficio.

“Diamo degli incentivi per consulenze volte a riorganizzare in modo più virtuoso la mobilità privata presso le aziende e ridurre i posti macchina.”

Tiziano Bonoli, Ufficio mobilità lenta (Cantone Ticino)

Con il parcheggio al lavoro non si cambiano abitudini

“Una persona che dispone di un posteggio gratuito sul posto di lavoro sicuramente sarà invogliata ad utilizzare la propria auto per recarsi a lavorare ma stiamo lavorando anche su questo”, assicura Tiziano Bonoli che enumera i diversi strumenti che sono già operativi in questo ambito. Tra di essi il Regolamento cantonale posteggi privati che in caso di nuove costruzioni o ristrutturazioni limita il numero di parcheggi in funzione della contestuale offerta del trasporto pubblico e nel 2025 entrerà in vigore la controversa “tassa di collegamento”.

Bruno Storni
Il consigliere nazionale Bruno Storni (PS) e presidente dell’Associazione Traffico e Ambiente (ATA) della Svizzera italiana. © Keystone / Alessandro Della Valle

Ma fintanto che la situazione rimane questa la gente continuerà a usare l’auto perché più conveniente, stigmatizza il presidente dell’Associazione traffico e ambiente (ATA) della Svizzera italiana e parlamentare a Berna Bruno Storni: “Ci sono troppe aziende che guardano solo ai loro ristretti interessi, assumendo manodopera che costa poco – poiché proviene dall’Italia – e lasciando poi il costo dell’infrastruttura stradale alla collettività”.

Come accennato però, tra tre anni scatterà la tassa di collegamentoCollegamento esterno che graverà sui posteggi aziendali e dei centri commerciali (approvata dal parlamento ticinese nel 2015 ma che è stata poi congelata in attesa dell’esito del referendum e dei successivi ricorsi), con la quale ci si attendono cambiamenti positivi su questo fronte. Ma non tutti concordano sulla reale efficacia di questo strumento e sui tempi della sua effettiva realizzazione, anche se negli scorsi mesi, dopo un iter piuttosto tortuoso, sono state definite le prossime tappe.

Votata il 14 dicembre 2015 dal legislativo ticinese la tassa di collegamento che grava sui grandi generatori di traffico ha dovuto affrontare un percorso irto di ostacoli: un referendum nel giugno 2016 e diversi ricorsi al Tribunale Federale (respinti nella primavera 2020). Lo scorso mese di febbraio il Gran Consiglio, ha infine deciso che la controversa tassa, che ha lo scopo di far diminuire il traffico motorizzato – in particolare quello pendolare e transfrontaliero – e finanziare il trasporto pubblico, entrerà in vigore il primo gennaio 2025.

Sei mesi prima di tale data però, il Governo ne dovrà elencare con precisione gli obiettivi quantitativi e qualitativi, e la metterà in vigore con un periodo di prova di tre anni, per verificare se i suoi obiettivi saranno raggiunti. La tassa sarà applicata ai proprietari di fondi che ospitano almeno 50 parcheggi (esclusi quelli abitativi) nelle località definite come Comuni ad alta densità di traffico.

Dopo la sua introduzione, sottolinea Bruno Storni, “ci sono stati i ricorsi che sono stati respinti dal Tribunale federale ma poi siamo entrati nella fase della pandemia, cui è seguito il poco coraggio dimostrato dalle autorità cantonali nell’applicare questa misura”.

Incentivi alle aziende e altre iniziative

Non ha dubbi in merito invece Tiziano Bonoli, secondo cui “di sicuro avrà un effetto tangibile”, in particolare sul numero di posteggi privati. Con quella che viene comunemente denominata tassa, asserisce il dirigente dipartimentale, chiediamo in realtà ai grandi generatori di traffico, di contribuire direttamente al finanziamento del trasporto pubblico, come enuncia il principio all’articolo 35 della relativa legge (Legge sui trasporti pubbliciCollegamento esterno). Ma si agisce anche sulla mobilità aziendale: “Diamo degli incentivi per consulenze volte a riorganizzare in modo più virtuoso la mobilità privata presso le aziende e ridurre i posti macchina”.

Resta il fatto che, anche quando la nuova disciplina vedrà la luce, essa non potrà essere risolutiva se è destinata a rimanere isolata. Ma anche su questo esprime ottimismo Tiziano Bonoli, sottolineando il fatto che nella Svizzera italiana si sta agendo su diversi fronti e i provvedimenti appena citati (tassa di collegamento e regolamento cantonale posteggi privati, ndr), sono solo alcuni ma non gli unici adottati.

Una rivoluzione nel trasporto pubblico

“Abbiamo appena introdotto un potenziamento del trasporto pubblico – indica il capoufficio mobilità lenta – che oserei definire notevole nel 2021 (in concomitanza con l’apertura della nuova galleria ferroviaria del Ceneri, ndr), aumentando le frequenze e l’estensione oraria del servizio e creando anche, in alcuni casi, nuovi collegamenti di trasporto pubblico”.

Si sta inoltre investendo “molto, ma molto” nella mobilità ciclabile e pedonale, “con nuovi collegamenti ciclabili sicuri e confortevoli”, a disposizione non solo di chi si sposta per andare a lavorare, ma anche si sposta per altri motivi, come per esempio lo svago.

I dati salienti del rilevamento sulla mobilità transfrontaliera

Il quarto studio statistico condotto dal Dipartimento cantonale del Territorio tra settembre e novembre 2021 ha registrato una media di 65’319 ingressi – il 50% dalla provincia di Como, il 35% da quella di Varese e il 5% da Verbania-Cusio-Ossola – dai valichi doganali ticinesi (tra le 5 alle 18), con una netta prevalenza nella fascia mattutina (40’574 transiti tra le 5 e le 9).

Come detto, l’82% dei veicoli – per il 90% in auto, il 7% su motoveicoli e il 3% su furgoni o altroè occupato da una persona, il 16% da due e il 2% da tre o più. Le dogane più sollecitate sono quelle del Mendrisiotto (68% dei passaggi).  Il 65% delle persone si sposta per motivi professionali (pendolari), il 14% per tempo libero, il 6% per acquisti e la stessa quota per rifornirsi di carburante.

Il 46% dei frontalieri e frontaliere è diretto nel Mendrisiotto, il 41% nel Luganese, il 7% nel Locarnese e il 4% nel Bellinzonese. Il 70% del personale transfrontaliero asserisce di avere a disposizione un parcheggio gratuito in azienda (67% nel 2018) e l’1% utilizza un Park&Ride. Sempre il 48% di loro sostiene di prendere l’auto per mancanza di alternative, il 29% per confort e il 12% per la durata del viaggio. Il 64% infine dice di essere all’oscuro sulle iniziative a favore della mobilità promosse dal datore di lavoro.

Ma la situazione, a giudizio di Bruno Storni, è destinata a non cambiare in modo sostanziale fintanto che anche sul versante italiano non verranno fatti importanti passi in avanti nel potenziamento dei mezzi pubblici, in particolare a livello di parcheggi di interscambio nelle stazioni ferroviarie. “Hanno appena realizzato un nuovo Park & Ride a Camerlata (Como) ma occorre fare di più”. Dal 2018 c’è anche la nuova linea Mendrisio-Varese, su cui viaggiano oltre 4’000 passeggeri al giorno, “ma ce ne potrebbero essere molti di più, dato che è ancora comodo” per numerosi pendolari prendere l’auto.

Proposte poco conosciute tra i e le dipendenti

Semmai, indica sempre la ricerca del Dipartimento ticinese del Territorio, inquieta un po’ il fatto che, nonostante varie iniziative portate avanti in questi anni dalle aziende, quasi due lavoratori frontalieri su tre (64%) affermino di ignorare le proposte alternative all’uso del veicolo privato. Su questo aspetto Tiziano Bonoli asserisce che il Cantone prende assolutamente in considerazione quanto dichiarato dai pendolari e intende insistere sulla comunicazione all’utenza.

“Si sa benissimo che aumentando le strade, aumenta solo il traffico, come prova l’esperienza in tutto il mondo”.

Bruno Storni, parlamentare e presidente ATA (Svizzera italiana)

D’altra parte però occorre essere consapevoli che “dappertutto il trasporto pubblico – che non è peraltro l’unica opzione su cui si sta intervenendo – non può arrivare”. A seconda della destinazione, infatti, l’auto può risultare “il mezzo più comodo e pratico, se non l’unico, per raggiungere il proprio posto di lavoro”.

Su tutta questa questione però, sostiene sempre Bruno Storni, occorrerebbe avere una visione di lungo periodo, su cui la Confederazione sta sbagliando completamente approccio, continuando nell’esercizio di costruire e allargare le strade, a seconda della domanda. È il caso dell’aautostrada A2 a sud di LuganoCollegamento esterno, una delle direttrici principali per i frontalieri residenti in Lombardia, per la quale si progetta di realizzare la terza corsia allo scopo di ridurre le code, soprattutto in certe fasce orarie.

La proposta approderà alle Camere federali il prossimo anno, insieme a tutto il pacchetto per il potenziamento degli assi autostradali con orizzonte temporale 2030. Una scelta ritenuta scellerata dall’ATA, secondo cui – rileva il consigliere nazionale socialista – “si sa benissimo che aumentando le strade, aumenta solo il traffico, come prova l’esperienza in tutto il mondo”.   



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