Le organizzazioni aderenti all'Unione Sindacale Svizzera (USS) bocciano le istruzioni messe a punto dal Governo federale per le imminenti trattative con l'Unione Europea.
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tvsvizzera.it/spal/Keystone-ATS
Se non vi saranno correttivi al testo attuale l’USS, ha fatto sapere il presidente Pierre-Yves Maillard in un’intervista, i sindacati non lo sosterranno mai.
“Abbiamo finalmente fatto un passo avanti sulla protezione dei salari e siamo pronti a discutere l’adozione dinamica di una legislazione – ha riferito il dirigente sindacale alla NZZ am Sonntag – a condizione che siano garantiti l’attuale livello di controllo e gli strumenti di protezione”.
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I sindacati chiedono quindi contratti collettivi di lavoro più vincolanti in generale, migliori regole per il lavoro temporaneo e soprattutto respingono l’adozione dei regolamenti UE sulle spese professionali. Negativo anche il giudizio sulla liberalizzazione del trasporto ferroviario e sull’apertura del mercato dell’elettricità.
Su quest’ultimo aspetto Pierre-Yves Maillard osserva che non sono state le organizzazioni delle salariate e dei salariati a decidere di includere all’ultimo la liberalizzazione del trasporto ferroviario nel nuovo pacchetto negoziale ma il Governo e dei datori di lavoro il cui vero obiettivo, ha aggiunto, “non sembra essere un accordo con l’Europa: vogliono solo far passare un programma di liberalizzazioni qui in Svizzera.”
Alla luce di queste ragioni l’USS non sembra incline a concessioni. Chi crede infatti che i sindacati alla fine cederanno, spiega il presidente dell’USS, si sbaglia: “Non c’è alcuna possibilità che i sindacati accettino il pacchetto presentato dal Consiglio federale. Nessuno si faccia illusioni”.
In proposito il foglio settimanale sottolinea il ruolo decisivo di Pierre-Yves Maillard, poco incline a fare concessioni sulla tutela del lavoro, nel fallimento del primo tentativo di raggiungere un accordo tra Svizzera e UE nel 2021, che cui rispettive delegazioni avevano concordato una bozza di Accordo istituzionale.
Uno scenario che potrebbe ripetersi dal momento che senza i sindacati non c’è una maggioranza a favore del mandato negoziale.
I sindacati – sostiene il dirigente – sono gli unici a mettere sul tavolo le loro richieste in modo chiaro, ma non stanno ricevendo risposte né dal Consiglio federale né dai datori di lavoro.
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