Paziente ginevrino in remissione da HIV dopo trapianto di midollo osseo
Un paziente di Ginevra è risultato in remissione dall'HIV dopo un trattamento di trapianto di midollo osseo per un tumore del sangue.
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tvsvizzera.it/mrj con Keystone-ATS
È un caso più unico che raro quello di un paziente dell’ospedale universitario di Ginevra (HUG), in via di guarigione dall’HIV dopo essersi sottoposto a un trapianto di midollo osseo per curare la leucemia. Come lui solo altre cinque persone al mondo sono da considerare guarite con una buona probabilità.
Ne danno notizia giovedì il nosocomio ginevrino e l’istituto francese Pasteur in una nota congiunta. I risultati relativi a questo caso verranno presentati in occasione del 26esimo congresso dell’associazione internazionale di professionisti dell’HIV/AIDS (IAS) il 24 luglio a Brisbane, in Australia. Oltre all’HUG e all’Institut Pasteur, alla ricerca hanno collaborato anche l’istituto Cochin e il consorzio IciStem.
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I pochi altri pazienti che si trovano nella stessa condizione sono seguiti dagli ospedali di Berlino, Londra, New York, Düsseldorf nonché da un centro di City of Hope. Quello in cura presso l’HUG, un uomo di cui non sono note altre informazioni, possiede tuttavia una peculiarità unica: il midollo che è stato usato per il trapianto proviene da una persona che non presenta la rara mutazione genetica chiamata CCR5 delta 32, conosciuta per rendere le cellule resistenti al virus dell’HIV.
Nonostante quelle della persona seguita dalla struttura ginevrina non siano quindi immunizzate contro il virus dell’immunodeficienza umana, non se ne riscontrano tracce anche a distanza di 20 mesi dal trattamento antiretrovirale. Questa terapia era stata prescritta al paziente dai primi anni ’90, momento da cui ha iniziato a convivere con la malattia. Nel 2018 era stato sottoposto a un trapianto di midollo osseo per combattere una grave forma di leucemia e da allora le sue cellule affette da HIV sono progressivamente diminuite. Tre anni dopo ha potuto interrompere il trattamento antiretrovirale in via definitiva.
“Sebbene questo protocollo non possa essere trasposto su larga scala a causa della sua aggressività, questo nuovo caso fornisce spunti inaspettati e importanti per combattere l’HIV”, ha affermato una responsabile dell’istituto Pasteur, citata nel comunicato.
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