Bocciata una mozione che sollecitava un esame della Confederazione. Prevale alla Camera alta la tesi secondo cui la competenza in materia è dei singoli Cantoni.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Il Governo federale non sarà tenuto a occuparsi degli abusi sessuali nella Chiesa svizzera. La Camera alta ha infatti rigettato, con 33 voti contro 8, la mozioneCollegamento esterno del socialista Carlo Sommaruga che chiedeva uno specifico rapporto ufficiale sulle violenze di questa natura commesse su minorenni.
In particolare il parlamentare ginevrino sottolinea che con un atteggiamento proattivo orientato alla prevenzione e alla ricerca della verità da parte dell’esecutivo, che su questa questione era già stato sollecitato in passato, si sarebbero potute tutelare molte vittime e non sarebbero andati persi importanti documenti.
Inadempienze della Confederazione
A suo avviso, ha indicato Carlo Sommaruga, è indispensabile che la Confederazione, alla stregua di quanto fatto dal Governo irlandese oltre dieci anni fa, presenti un rapporto esaustivo, indipendente dalla Chiesa cattolica, che permetta non soltanto di riunire tutti i fatti, ma anche di rilevare le inadempienze delle autorità cantonali e federali dinanzi alle più recenti vittime. Il fenomeno degli abusi su minori in seno alla Chiesa cattolica, ha insistito, era stato denunciato pubblicamente da molti anni anche in Svizzera e il Consiglio federale era stato interpellato in merito alla necessità di un intervento.
A questo proposito il senatore ginevrino ha ricordato un suo atto parlamentare del 2010 in cui chiedeva se il Consiglio federale avesse contattato la Chiesa cattolica, dopo gli abusi emersi nel clero statunitense, canadese, irlandese, olandese e tedesco, per sviluppare insieme una strategia di prevenzione nella Confederazione.
La risposta del Governo
Da parte sua la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha riconosciuto che “il silenzio delle istituzioni è stato assordante”. Il Governo, ha fatto sapere, è molto colpito da quanto emerso recentemente dalla ricerca condotta dall’Università di Zurigo e attende da tutte le autorità cantonali, comprese le procure pubbliche, che assumano le loro responsabilità in questa vicenda.
Tuttavia, ha aggiunto la ministra giurassiana, la mozione non rappresenta una soluzione, dal momento che la regolamentazione dei rapporti Stato-Chiesa è di competenza dei Cantoni. L’esecutivo resta comunque disponibile ad affrontare la questione delle relazioni Stato-Chiesa sulla scorta dell’esperienza portata avanti in alcuni Cantoni.
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