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Guy Parmelin anticipa riduzioni dei consumi di gas in inverno

primo piano di uomo con capelli grigi e occhiali, dietro di lui la bandiera svizzera
Guy Parmelin, capo del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca. © Keystone / Anthony Anex

Con l’avvicinarsi dell’inverno e la minaccia di una carenza di fonti di energia, Guy Parmelin apre alla possibile riduzione del consumo di gas in Svizzera, in linea con quanto deciso dai Paesi dell’UE.

Il consigliere Guy Parmelin non esclude una riduzione del consumo di gas in Svizzera, in linea con quanto deciso dall’UE e in vista di un inverno che sarà quasi certamente caratterizzato da una carenza di fonti di energia. Lo ha dichiarato nel corso di un’intervista rilasciata in occasione della festa federale del 1. Agosto.

L’UE ha deciso un risparmio del 15% dei consumi e, secondo il capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca, “tutte le misure che vanno in questa direzione sono buone. Buone per il clima, per il portafoglio e ci permettono di evitare di dover prendere misure più dure”. Ridurre i consumi, ammette, non sarà facile, “ma c’è margine di manovra”.

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Attualmente la Confederazione non prevede razionamento di gas per i privati, ma solo per le imprese. Sapendo che il gas consumato in Svizzera è tutto di origine estera, potrebbe esserci un problema per quanto riguarda gli accordi di solidarietà con i Paesi vicini, come la Germania. “È chiaro che bisogna avere le stesse regole per tutti. La Germania non penalizzerà la sua industria per far arrivare gas ai piccoli consumatori svizzeri e questo porta a certi problemi nelle discussioni. Con Simonetta Sommaruga (alla guida del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e della comunicazione, ndr) ne abbiamo parlato al WEF di Davos con il ministro tedesco dell’economia Robert Habeck. Le discussioni avanzano, ma non sono facili perché sono accordi difficili da mettere in pratica”.

Decisioni concrete da parte della Confederazione non sono ancora state prese, ma visto l’andamento del conflitto in Ucraina, potrebbero non tardare.

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