Fisco, l’accordo sui frontalieri torna al Senato
Approvata anche a Montecitorio l’intesa sul nuovo regime fiscale per i lavoratori e le lavoratrici transfrontaliere. Per l'attesa ratifica manca però ancora un secondo passaggio al Senato.
Bisognerà attendere ancora un po’ per la ratifica dell’accordo fiscale sui frontalieri del dicembre 2020, che il Parlamento elvetico ha già adottato da tempo, da parte di Roma.
Nel testo che è stato approvato all’unanimità (239 voti a favore e nessun contrario) giovedì dalla Camera dei deputati sono stati infatti inseriti i due emendamenti da parte del governo, frutto dell’intesa intercorsa nelle scorse settimane tra i ministri delle finanze dei due Paesi Karin Keller-Sutter e Giancarlo Giorgetti su telelavoro black-list.
+ Cosa cambia con il nuovo accordo sui frontalieri. Ce lo spiega il seguente articolo.
Il pacchetto torna quindi ora al Senato che, dopo averlo già votato lo scorso 1° febbraio, dovrà pronunciarsi nuovamente sul nuovo regime fiscale delle e dei pendolari italiani con queste integrazioni, attese soprattutto dalla Confederazione.
Black-list e telelavoro
Berna uscirà infatti dalla lista nera relativa alle persone fisiche in cui l’aveva inserita il Governo italiano nel 1999 e che penalizzava dal profilo tributario soprattutto le cittadine e i cittadini italiani che hanno trasferito il proprio domicilio nella Confederazione.
Verrà di nuovo consentito il telelavoro – da quanto trapela in questi giorni, fino al 40% del totale dell’orario di impiego – alle e ai pendolari residenti oltre confine, dopo che la precedente intesa amichevole era scaduta a fine gennaio (entro fine giugno Roma e Berna si sono impegnate a stipulare un accordo definitivo).
L’accordo fiscale, che dopo la ratifica di Palazzo Madama entrerà in vigore il prossimo mese di gennaio, andrà a sostituire l’intesa del 1974 ma sarà applicato solo alle nuove e ai nuovi frontalieri (per quelli in attività all’entrata in vigore dell’accordo varranno fino al pensionamento le attuali norme).
Le principali novità
La principale novità è costituita dalla fine dell’imposizione esclusiva della Confederazione. I nuovi frontalieri saranno tassati anche dall’Agenzia delle entrate, in base alle aliquote in vigore nella Repubblica, detratta la quota spettante al fisco svizzero (imposta alla fonte).
Altre specificità del nuovo regime fiscale sono la reciprocità (vale anche per le cittadine e i cittadini elvetici che svolgono la loro attività professionale nel Belpaese) e l’istituzione del Fondo per lo sviluppo economico, a sostegno dei progetti infrastrutturali e dei salari nelle regioni di confine italiane.
Questo fondo è destinato a sostituire i cosiddetti ristorni – la quota di imposte percepite dalla Confederazione che oggi viene riversata ai comuni italiani in cui risiedono le e i frontalieri – che andranno progressivamente a esaurirsi con l’implementazione del nuovo regime tributario.
Tra gli interventi finanziati da questo fondo sono previsti gli assegni integrativi a titolo di “premio di frontiera” per cercare di evitare l’esodo di manodopera impiegata nelle aziende di confine verso la Svizzera.
Un nuovo regime fiscale
L’intesa, firmata a Roma il 23 dicembre 2020, stabilisce il metodo della tassazione concorrente, che attribuisce i diritti di imposizione sia allo Stato di residenza sia a quello fonte del reddito da lavoro dipendente. L’imponibile riguarda l’80% del Paese dove si lavora. Lo Stato di residenza applica poi la propria tassazione sui redditi ed elimina la doppia imposizione relativamente alle imposte prelevate nell’altro Stato.
Al lavoratore svizzero che opera in Italia l’imposta netta e le addizionali comunale e regionale all’IRPEF saranno ridotte del 20%. Per i lavoratori provenienti dall’Italia, la disoccupazione sarà equiparata a quella percepita dagli svizzeri per i primi tre mesi, a meno che quella italiana non sia di importo più elevato rispetto a quella elvetica.
I Comuni italiani di frontiera avranno un finanziamento di 89 milioni di euro annui, e per potenziamento infrastrutture e sostegno ai salari arrivano 1,66 milioni di euro con l’istituzione di un Fondo per lo sviluppo economico.
Le reazioni politiche
“Questo provvedimento non riguarda solo lavoratrici e lavoratori, ma tanti piccoli comuni ubicati nel raggio dei 20 km dalla frontiera svizzera che da anni vivono difficoltà di varia natura”, ha commentato Toni Ricciardi, deputato del PD eletto nella circoscrizione Europa. Tra di esse il parlamentare residente a Ginevra enunera il “dumping finanziario e fiscale e attacchi strumentali da parte di una fetta di opinione pubblica ticinese che vede nel frontaliere il male assoluto, l’oggetto sul quale riversare le proprie angosce e difficoltà economiche”.
Andrea Pellicini (Fratelli d’Italia) ha ricordato che è stato contestualmente approvato l’emendamento per “la regolamentazione dello smart working per i frontalieri, i quali potranno destinare a questa modalità il 40% dell’orario lavorativo”. Per il deputato varesino si tratta di “un risultato importante” che garantirà “più qualità della vita delle persone e meno traffico sulle strade con beneficio per l’ambiente”.
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