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Al via le Olimpiadi della pandemia

Una scena sontuosa in uno stadio vuoto: si sono aperte così, con un anno di ritardo, le Olimpiadi di Tokyo.

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“Dichiaro aperti i Giochi di Tokyo”: con la tradizionale frase l’imperatore giapponese Naruhito ha dato il via a questa 32sima edizione, segnata dalla pandemia.

La cerimonia è stata meno festiva e spensierata rispetto a quanto si fa abitualmente (ricordiamo, per esempio, la festa a suon di samba tenutasi a Rio de Janeiro nel 2016) a causa della situazione pandemica che ancora attanaglia il pianeta e che ha spinto gli organizzatori alla difficile decisione di organizzare queste Olimpiadi senza la presenza del pubblico.

due agenti in divisa seduti sugli spalti vuoti
Lo stadio olimpico, che normalmente accoglie 65’000 persone, vuoto, con poche eccezioni Keystone / Georg Hochmuth

Omaggi al personale sanitario (un’infermiera che si occupa di malati di coronavirus è stata scelta per portare la bandiera giapponese), video di atleti che, vista la situazione sanitaria, si sono dovuti allenare da soli e sfilata degli atleti, tutti con la mascherina e nel rispetto del distanziamento sociale: il virus è stato il protagonista di questa giornata.

“Oggi è un momento di speranza. Sì, è molto diverso da quello che ci eravamo immaginati, ma approfittiamo di questo momento perché siamo finalmente riuniti. Questo sentimento di unità è la luce in fondo al tunnel di questa pandemia” ha dichiarato il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Thomas Bach durante il suo discorso inaugurale.

La tribune dello stadio olimpico di Tokyo possono, in tempi normali, accogliere fino a 68’000 spettatori, ma oggi sono rimaste quasi vuote, ad eccezione della presenza di alcuni membri della stampa e qualche invitato speciale (un migliaio di persone in tutto). Tra i “VIP” anche il presidente della Confederazione Guy Parmelin, il capo di Stato francese Emmanuel Macron e la first lady statunitense Jill Biden.

due atleti in mascherina (un uomo a una donna) sventolano la bandiera svizzera
Gli atleti rossocrociati, anche loro in comitato ridotto Keystone / Laurent Gillieron

I portabandiera elvetici (da quest’anno è un ruolo infatti affidato a un binomio uomo-donna) sono stati Mujinga Kambundji e Max Heinzer; dietro di loro una ventina di atlete e atleti (sono in totale 110 quelli che competeranno ai Giochi).

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