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In Italia un carico di tute protettive dalla Svizzera

Una donna completamente coperta da protezioni (tuta, mascherina, visiera) vista dall interno di un abitacolo (automobile)
Immagine d'archivio. Keystone / Peter Klaunzer

Giovedì scorso è stato consegnato alla Protezione civile italiana un carico di 10'000 tute protettive inviato dalla Svizzera, che attraverso la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) sostiene la lotta globale contro il Covid-19, fornendo materiale di prima necessità ad altri Paesi colpiti dalla pandemia di coronavirus.
 

Per contribuire a superare la crisi, la DSC mette a disposizioneCollegamento esterno anche mezzi economici. Ha adattato il budget dei programmi in corso per un valore di 56 milioni di franchi e già destinato 18 milioni a organizzazioni internazionali.

Con tali organizzazioni, e con altri Paesi colpiti, il consigliere federale Ignazio Cassis aveva indicato di voler rafforzare la collaborazione. Nella crisi in corso, la Svizzera si batte per la solidarietà transfrontaliera, aveva inoltre dichiarato il ministro degli esteri.

In Italia

Lo scorso 8 aprile, il Dipartimento federale degli affari esteri DFAE ha inviato all’Italia un primo carico di materiale sanitario d’emergenza: 10’000 tute protettive, per un valore di 100’000 franchi (95’000 euro). Una seconda consegna è già in programma.

In precedenza, il DFAE aveva spedito materiale in Cina, Nepal e Serbia. Altre prestazioni di aiuto sono in corso, ad esempio, in Grecia. Il materiale per l’assistenza è verificato dall’Ufficio federale della sanità pubblica per garantirne l’adeguatezza, ma anche dall’Ufficio federale dell’approvvigionamento economico e dalla Segreteria di Stato dell’economia SECOCollegamento esterno perché ne sia assicurata la disponibilità in Svizzera.
 

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Nel mondo

La DSC fa sapere di seguire l’evolversi della crisi attraverso le rappresentanze svizzere all’estero e in collaborazione con le organizzazioni partner. A quelle che forniscono aiuto umanitario, supporto ai sistemi sanitari dei Paesi colpiti, o lottano a livello globale contro gli effetti del coronavirus, la Direzione ha già destinato 18 milioni di franchi attingendo ai budget esistenti. Tra queste figurano l’OMS, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, il Fondo globale per la lotta contro le malattie infettive.

È pure previsto che nei prossimi tre mesi un totale di 56 milioni di franchi sia reindirizzato a progetti specifici in Paesi quali Burkina Faso, Tanzania, Bolivia, Honduras, Afghanistan, Mongolia, Moldova e Kosovo, regioni dove la DSC può contare su una collaborazione con ONG svizzere e internazionali. 

L’attenzione si concentrerà sul rafforzamento dei mezzi di sussistenza delle persone bisognose, il miglioramento dell’assistenza sanitaria di base e della sicurezza alimentare, il sostegno ai rifugiati e agli sfollati.
 

Una donna in blazer e dolcevita casual e un uomo in abito formale seduti a un tavolo di conferenza stampa; bandiera CH dietro
La direttrice designata della DSC dal 1° maggio Patricia Danzi con il consigliere federale capo del Dipartimento federale degli affari esteri Ignazio Cassis. Keystone / Peter Schneider

Limitare un’ulteriore diffusione della pandemia e delle sue conseguenze, aiutando gli altri Paesi, è nell’interesse della Svizzera, sottolinea una notaCollegamento esterno. Se il virus dovesse diffondersi nei Paesi in via di sviluppo così rapidamente com’è avvenuto in Europa e Nord America, gli effetti potrebbero essere contenuti solo attraverso il sostegno internazionale. Di questi tempi, conclude il testo, la tradizione umanitaria della Svizzera è dunque più importante che mai.


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