In una Svizzera che fu tra le ultime in Europa a riconoscere i diritti politici alle donne -nel 2021 ricorre appena il cinquantesimo del suffragio femminile a livello federale- non proprio tutte le barriere faticarono a cadere. Nel 1969, ad esempio, sugli schermi della Televisione svizzera apparve la prima anchorwoman (o mezzobusto donna) di tutto il Vecchio continente.
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Nata nel Mendrisiotto, la regione più a sud del Paese, Tiziana Mona aveva 25 anni quando iniziò la sua attività al Telegiornale. Veniva da una famiglia senza TV: cosa non rara alla fine degli anni Sessanta. A casa sua però si discuteva molto, soprattutto di politica. Inoltre, era una lettrice vorace. Così, benché diventare giornalista non fosse un suo sogno, qualcuno ne intuì il potenziale.
All’epoca, la produzione del TG era centralizzata a Zurigo, da dove erano diffuse le edizioni in tutte le lingue nazionali. Appena sposata, Tiziana vi intraprese una brillante carriera: da redattrice a capo servizio nazionale, poi promossa più volte fino a coordinare i programmi TV dell’intera Società svizzera di radiotelevisione SSR negli anni Novanta.
“Niente che tu non possa fare”
Ma la prima conquista fu la conduzione di una trasmissione d’informazione, mai prima di allora affidata a una donna. Era il 1969 e la televisione svizzera di lingua italiana precedette non solo gli svizzero-tedeschi e francesi, bensì apparentemente tutte le emittenti d’Europa.
Come detto, Tiziana Mona annunciò le prime notizie in un Paese che non le riconosceva ancora il diritto di voto. Dovette tollerare critiche assurde [cfr. video sotto]. Ma fece tesoro delle parole della nonna (“bisogna vergognarsi solo se si fa del male”) e della mamma: “non c’è niente che una donna non possa fare, anzi può farne una in più: i figli”.
Per inciso, lei e suo marito ne hanno avuti tre.
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Dalle Teche RSI, un estratto di intervista a Tiziana Mona da una puntata di ‘Reporter’ del 1978.
Tiziana Mona è conosciuta anche per il suo lavoro di inviata, per la militanza sindacale, per aver seduto nella Commissione federale della cinematografia e nella Commissione svizzera per l’Unesco e non da ultimo per l’impegno nell’ambito di eventi culturali come il Locarno Film Festival o Chiassoletteraria.
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