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Permesso “G” per gli apprendisti frontalieri valido per tutta la durata del tirocinio

Un'apprendista
Non dovranno più rinnovare il permesso ogni anno. Keystone / Gaetan Bally

ll Consiglio degli Stati ha approvato con 34 voti favorevoli e 3 astenuti la mozione che chiede di concedere agli apprendisti frontalieri un permesso G valido per tutta la durata del loro tirocinio in Svizzera, anziché rinnovarlo ogni anno.  

Una vittoria parlamentare che arriva nonostante l’opposizione del Consiglio federale, che aveva invocato gli accordi con l’Unione Europea e una recente sentenza del Tribunale federale per respingere la proposta. Ora la palla passa al Consiglio nazionale, mentre i dati mostrano l’importanza crescente di questi 700 giovani per l’economia di confine, soprattutto in Ticino. 

Un permesso unico per meno burocrazia

La propostaCollegamento esterno, depositata dal consigliere agli Stati grigionese Martin Schmid (Partito liberale radicale), è semplice e diretta: modificare le basi legali per consentire il rilascio di un permesso per frontalieri G valido per l’intera durata del contratto di apprendistato (solitamente da due a quattro anni). Attualmente, la prassi consolidata, soprattutto in cantoni di frontiera come il Ticino, prevede il rilascio di un permesso annuale, da rinnovare ogni anno. Una procedura che, secondo i promotori della mozione, rappresenta un onere amministrativo inutile e un disincentivo per le aziende che intendono assumere giovani frontalieri. 

La motivazione della mozione sottolinea una disparità di trattamento rispetto agli altri lavoratori frontalieri, che ottengono un permesso GCollegamento esterno di cinque anni per contratti di durata superiore a un anno. Perché, si chiede il testo, non applicare una logica simile anche agli apprendisti, la cui durata del contratto è nota fin dall’inizio? La mozione mira a snellire le procedure, senza per questo indebolire i controlli sul rispetto delle condizioni di lavoro e di rientro settimanale. 

L’opposizione del Consiglio federale: accordi UE e giurisprudenza

Il Consiglio federale, pur riconoscendo il carico di lavoro per le autorità cantonali, aveva raccomandato di respingere la mozione. La sua posizione si basava su due pilastri fondamentali: l’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) con l’UE e una recente sentenza del Tribunale federale. Tuttavia, il Consiglio degli Stati ha deciso diversamente, approvando la proposta con una maggioranza schiacciante. 

L’Accordo sulla libera circolazione delle persone

Il Governo svizzero fa riferimento all’articolo 24, paragrafo 4, dell’Allegato I dell’ALC,Collegamento esterno che disciplina il soggiorno delle persone che non svolgono un’attività economica, come studenti e studentesse. Secondo questa disposizione, il permesso di soggiorno per chi si trova in formazione è limitato a un anno, anche se il corso di studi dura di più. Il Consiglio federale ritiene che gli apprendisti e le apprendiste rientrino in questa categoria e che, pertanto, un permesso pluriennale sarebbe in contrasto con gli impegni presi con l’UE. 

La sentenza del Tribunale federale

A rafforzare la posizione del Governo è intervenuta una sentenza del Tribunale federale del 19 maggio 2025 (2C_699/2023Collegamento esterno). In questa decisione, i giudici di Losanna hanno stabilito che un apprendista non può essere considerato un “working poor” (lavoratore povero) a causa del suo basso reddito e che, data la finalità formativa del suo contratto, deve essere trattato come uno studente. Questa sentenza chiarisce che, dal punto di vista del diritto di soggiorno, l’apprendista non è equiparabile a un lavoratore dipendente, ma a una persona in formazione. Di conseguenza, si applicano le stesse regole previste per chi studia, compreso il permesso annuale. 

Un fenomeno cruciale per il Ticino

Al di là delle questioni giuridiche, i dati mostrano l’importanza degli apprendisti frontalieri per l’economia ticinese. Sebbene non esistano statistiche federali precise e aggiornate, le stime cantonali e le fonti giornalistiche convergono su un quadro chiaro: in Ticino sono attivi circa 700 apprendisti frontalieri su un totale di 9’000. Essi rappresentano dunque circa l’8%. Si arriva a punte del 33% alla Scuola professionale artigianale e industriale (SPAI) di Mendrisio, dove su 810 apprendisti, ben 270 sono frontalieri. 

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Questi numeri evidenziano come, in alcuni settori e regioni di confine, la manodopera in formazione proveniente dall’Italia sia fondamentale per coprire i posti di tirocinio e garantire il ricambio generazionale nelle aziende. Le professioni tecniche e artigianali sono quelle che attirano maggiormente i giovani frontalieri, spesso in settori dove si registra una carenza di candidati svizzeri. 

Le implicazioni pratiche

La questione non è puramente burocratica. Per le aziende ticinesi, soprattutto quelle del Mendrisiotto, la possibilità di assumere apprendisti frontalieri rappresenta spesso l’unica soluzione per coprire i posti di tirocinio disponibili. Il rinnovo annuale del permesso comporta tempi e costi amministrativi che, seppur contenuti, possono scoraggiare le imprese più piccole. Inoltre, l’incertezza legata al rinnovo può creare ansie nelle famiglie dei giovani apprendisti. 

D’altro canto, il Consiglio federale sottolinea che il controllo annuale permette di verificare il rispetto delle condizioni di soggiorno e di lavoro, nonché l’effettivo proseguimento della formazione. Un permesso pluriennale, secondo Berna, ridurrebbe questa capacità di monitoraggio e potrebbe creare disparità di trattamento rispetto ad altre categorie di persone in formazione. 

Il quadro europeo

La questione si inserisce nel più ampio contesto dei rapporti tra Svizzera e UE. L’Accordo sulla libera circolazione delle persone, entrato in vigore nel 2002, disciplina minuziosamente i diritti di soggiorno e di lavoro dei cittadini UE in Svizzera. Ogni modifica unilaterale delle regole rischia di essere interpretata come una violazione degli impegni presi e di complicare i già delicati negoziati bilaterali. 

Il Governo svizzero preferiva quindi mantenere lo status quo, anche a costo di rinunciare a una semplificazione amministrativa che, di per sé, non comporterebbe rischi per la sicurezza o l’ordine pubblico. 

Ora tocca al Consiglio nazionale

Con l’approvazione del Consiglio degli Stati (34 voti favorevoli e 3 astenuti), la mozione passa ora all’esame del Consiglio nazionale. Se anche la Camera del popolo dovesse approvarla, il Consiglio federale sarebbe tenuto a modificare le basi legali per permettere il rilascio di permessi G pluriennali agli apprendisti frontalieri. 

Il voto della Camera alta rappresenta un chiaro segnale politico: nonostante le preoccupazioni del Governo riguardo agli accordi internazionali, i parlamentari e le parlamentari ritengono prioritaria la semplificazione burocratica per favorire la formazione professionale nelle regioni di confine. 

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