Migrazione, la Svizzera sarà solidale nell’accoglienza ma l’Italia deve rispettare gli accordi

È questa in estrema sintesi la condizione posta dalla Camera alta prima di approvare il meccanismo di solidarietà dell’Unione Europea per la ripartizione delle persone migranti. Il dossier torna sui banchi della Camera bassa.
Per la maggioranza del Consiglio degli Stati (la Camera alta del Parlamento elvetico), la Svizzera dovrebbe partecipare, a determinate condizioni, al meccanismo di solidarietà dell’Unione Europea (UE) per la ripartizione dei migranti. La decisione dei senatori è stata raggiunta con 37 voti a favore e 6 contrari, durante l’esame del Patto sulla migrazione e l’asilo dell’UE.
Il Consiglio degli Stati si è quindi espresso in maniera opposta rispetto a quanto fatto dal Consiglio nazionale (la Camera bassa) negli scorsi mesi. Ma ha seguito le raccomandazioni di voto formulate dalla sua commissione preparatoria, allineandosi così anche alla posizione del Consiglio federaleCollegamento esterno.
Il Patto sulla migrazione e l’asilo dell’UE prevede una serie di regolamenti e punta su procedure rapide alle frontiere esterne Schengen, sull’ulteriore sviluppo del sistema Dublino, sull’ampliamento della registrazione dei dati nel sistema Eurodac e su un meccanismo di solidarietà obbligatorio tra gli Stati membri dell’UE.
Regolamento AMMR
Il regolamento AMMR disciplina le competenze per lo svolgimento delle procedure d’asilo e la solidarietà reciproca in materia di migrazione. Uno degli obiettivi principali del regolamento UE consiste nel ridurre gli incentivi alla migrazione secondaria all’interno dell’Europa prorogando determinati termini per il trasferimento delle competenze.
Il regolamento è vincolante per la Svizzera solo in alcune parti, precisamente quelle che sostituiscono il regolamento Dublino III attualmente in vigore. Il meccanismo di solidarietà, invece, non è obbligatorio per gli Stati associati a Dublino, che possono parteciparvi su base volontaria.
Regolamento di crisi
In caso di pressione migratoria straordinaria o di forza maggiore, per esempio una pandemia o una strumentalizzazione di migranti, il regolamento di crisi prevede diverse possibilità di deroga alle norme del regolamento AMMR, del regolamento sulla procedura d’asilo e della direttiva sull’accoglienza.
Solamente le disposizioni che derogano alle norme del regolamento AMMR sulla competenza per lo svolgimento di procedure d’asilo e di allontanamento costituiscono un ulteriore sviluppo dell’acquis di Dublino/Eurodac e sono quindi rilevanti per la Svizzera.
Regolamento Eurodac
Questo regolamento disciplina le modalità di registrazione dei dati personali e procedurali, tra l’altro nell’ambito della procedura d’asilo, nel sistema d’informazione Eurodac. Il nuovo regolamento permette di semplificare – come già avviene oggi – la determinazione dello Stato Dublino competente. Il regolamento Eurodac riveduto abbassa da 14 a 6 anni l’età minima per la registrazione e prevede il rilevamento di numerosi dati aggiuntivi (fra cui foto, nome, età, nazionalità, dati dei trasferimenti Dublino, rimpatri). Sono inoltre introdotte ulteriori categorie per le persone registrate, in base al tipo di arrivo (per esempio soggiorno irregolare, ricerca e soccorso, statuto di protezione provvisoria).
Regolamento sul rimpatrio alla frontiera
Pur trattandosi di uno sviluppo dell’acquis di Schengen vincolante per la Svizzera, quest’ultima non è tuttavia tenuta ad applicare, e quindi nemmeno ad attuare, la procedura d’allontanamento ivi prevista, richiesta soltanto nel caso in cui gli Stati associati, in base al diritto nazionale, prevedano una procedura d’asilo alle frontiere esterne Schengen equivalente a quella prevista dal regolamento sulla procedura d’asilo. Non è questo il caso della Svizzera.
Regolamento sugli accertamenti
Esso prevede una procedura alle frontiere esterne Schengen volta ad accertare l’identità delle persone entrate irregolarmente e ad attribuire queste persone alla procedura corretta (rimpatrio, procedura d’asilo o presa in carico da parte di un altro Stato Schengen in base al meccanismo di solidarietà). La procedura di accertamento comprende l’identificazione e la registrazione delle persone in arrivo, un confronto con le banche dati pertinenti (controllo di sicurezza) e una verifica dello stato di salute.
Il Patto, che è stato adottato dal Consiglio dell’UECollegamento esterno nel maggio 2024, mira a frenare l’immigrazione clandestina in Europa e a limitare la migrazione secondaria nello spazio Schengen grazie all’armonizzazione e all’ottimizzazione delle procedure di asilo.
Se dovesse essere definitivamente approvato dal Parlamento svizzero, implicherebbe che la Confederazione collabori (malgrado non sia obbligata a farlo) al meccanismo di ripartizione delle persone migranti. Berna adotterebbe queste misure di solidarietà a condizione che il sistema di DublinoCollegamento esterno si dimostri efficace.
La Svizzera ha due anni di tempo per recepire e trasporre nel proprio diritto le disposizioni dell’UE. Siccome ciò comporta modifiche al diritto svizzero, l’attuazione di questi regolamenti vengono sottoposti al Parlamento e il progetto sottostà a referendum facoltativo.
“Un compromesso storico”
“La Svizzera ha tutto l’interesse a migliorare il sistema europeo di asilo”, ha affermato il consigliere federale Beat Jans. A detta del capo del Dipartimento di giustizia e polizia, questo Patto rappresenta un “compromesso storico” che suggella la solidarietà tra i Paesi europei.
Il meccanismo di solidarietà – il punto più contestato dell’intero progetto – è obbligatorio per i 27 membri dell’UE, ma non per la Svizzera. Tale meccanismo si prefigge di alleggerire il carico dei Paesi mediterranei, sottoposti a una forte pressione migratoria. Le modalità di sostegno a questi Stati possono variare: accoglienza di persone (rilocalizzazione), contributi finanziari o prestazioni alternative (ad esempio invio di personale specializzato).
Gli obiettivi della riforma
Gli obiettivi perseguiti dal Patto, si legge sul sito dell’Amministrazione federaleCollegamento esterno, servono anche gli interessi della Svizzera. “Da un lato, l’Europa vedrà diminuire il numero di ingressi di persone che non soddisfano le condizioni legali d’entrata e che non hanno bisogno di protezione; al tempo stesso verranno eliminati incentivi negativi in modo da evitare la migrazione secondaria non autorizzata di richiedenti l’asilo all’interno dell’Europa. Dall’altro lato verrà introdotta per la prima volta una solidarietà giuridicamente vincolante tra gli Stati membri dell’UE”.

Altri sviluppi
Migrazione, “qualcosa deve cambiare”
Le procedure alle frontiere esterne dello spazio Schengen e il meccanismo di solidarietà, che rappresentano le principali novità, non sono vincolanti per la Svizzera.
“Tuttavia, – si legge – la riforma del sistema comune europeo di asilo (CEAS) contiene anche sviluppi dell’acquis di Schengen/Dublino che la Svizzera deve adottare in base ai suoi accordi”.
A nome della commissione, Petra Gössi del Partito liberale radicale (PLR, destra liberale) ha raccomandato al plenum di aderire al meccanismo di solidarietà. Quest’ultimo è stato respinto dal Consiglio nazionale soprattutto a causa di un’alleanza fra PLR e UDC (Unione democratica di centro, destra conservatrice).
Oggi, i democentristi hanno tentato di affossare questo aspetto del Patto, ma non hanno potuto contare sul sostegno degli altri gruppi. Secondo Pirmin Schwander (UDC), sostenendo il meccanismo di solidarietà “si invia un segnale completamente sbagliato alla nostra popolazione e in particolare a quei Comuni che sono già oberati a causa del fenomeno migratorio”.
A condizione che Dublino “funzioni”
Tenendo conto del rifiuto della Camera bassa, i senatori hanno quindi optato per il compromesso elaborato dalla commissione. Ma hanno anche stabilito che la Confederazione potrà adottare misure di solidarietà solo se gli Stati di Dublino essenziali per la Svizzera, come l’Italia, rispetteranno i loro obblighi nei confronti della Confederazione, ossia riammetteranno quei migranti arrivati sul proprio territorio che hanno inoltrato richiesta di protezione.
Il dossier torna quindi sui banchi del Consiglio nazionale che dovrà riprendere le discussioni in merito.
La controversia con l’Italia
Il riferimento nell’aula del Parlamento all’Italia non è però stato casuale. Come scrive oggi il sitoCollegamento esterno germanofono della Rediotelevisione svizzera (SRF), la questione che per i deputati ha rappresentano una vera e propria controversia è se la Svizzera debba sostenere volontariamente i Paesi con un numero elevato di persone richiedenti asilo, accogliendole, pagando loro denaro o fornendo personale, benché questi si rifiutino di rimpatriare sul loro territorio coloro che vi si sono registrati in prima istanza.
>>> Avevamo parlato delle critiche mosse all’Italia anche in questo articolo:

Altri sviluppi
“L’Italia ci prende per idioti”
Dall’insediamento del Governo di Giorgia Meloni, avvenuto alla fine del 2022, l’Italia ha infatti smesso di riprendere a carico le persone richiedenti asilo provenienti dagli Stati Dublino. Un meccanismo, quest’ultimo, previsto dall’Accordo di Dublino dell’UE, a cui Svizzera e Italia aderiscono.
La conseguenza per la Confederazione dell’agire di Roma si traduce in oltre 1’700 persone richiedenti l’asilo che dalla Svizzera sarebbero dovute rientrare in Italia, poiché vi erano state registrate per la prima volta e che continuano invece ad essere gestite dal sistema migratorio elvetico.
Gli inviti a rispettare gli accordi
Il ministro della giustizia Jans e la sua predecessora, Elisabeth Baume-Schneider, hanno ripetutamente invitato l’Italia a rispettare gli obblighi previsti dall’intesa Dublino. Più di recente, il direttore della Segreteria di Stato per la migrazione (SEM), Vincenzo Mascioli, ha nuovamente sollecitato il Governo italiano in un incontro con il suo omologo avvenuto a Roma alla fine di luglio, scrive ancora la SRF. Tutti gli appelli si sono finora rivelati infruttuosi.
La SEM ha confermato alla SRF che “l’Italia ha vincolato la ripresa dei trasferimenti all’attuazione del Patto europea su migrazione e asilo, e in particolare al meccanismo di solidarietà”.
Se il Paese confinante dovesse quindi davvero riprendere a rispettare l’accordo di Dublino, significherebbe che l’adozione del meccanismo di solidarietà ha posto fine a una sorta di circolo vizioso che si era venuto a creare fino a questo momento.
>>> Quali sono i dossier ancora aperti tra Svizzera e Italia? Il punto della situazione a inizio 2025:

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