Personale infermieristico: in Ticino aumentano le iscrizioni, un quinto arriva da oltreconfine

La SUPSI registra un aumento delle candidature ai corsi di laurea in Cure infermieristiche, anche grazie a incentivi cantonali e a chi viene a studiare dall'Italia. Il 60% trova un lavoro entro un mese dalla laurea. Ne parliamo con la responsabile del bachelor Carla Pedrazzani.
La carenza di personale infermieristico è un problema quasi endemico nella società svizzera, e non solo. Le difficoltà legate ad una professione tanto impegnativa sul piano fisico quanto su quello mentale – unite a turni di lavoro spesso spezzati, notturni, e comunque irregolari – a volte sono maggiormente sottolineate rispetto ai suoi elementi di valore, rendendo il settore sanitario poco attrattivo per molti.
Da anni, la politica, le strutture sanitarie e i poli di ricerca ragionano su come ovviare a queste problematiche e incentivare le giovani e i giovani ad avvicinarsi all’ambito della cura. Non sempre ci si riesce ma la situazione, seppur lentamente, sta migliorando.
Nel Canton Ticino, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) sta da ormai qualche anno registrando un interesse crescenteCollegamento esterno verso l’ambito sanitario.
Vengono proposti tre corsi di laurea triennale (bachelor) per le professioni sanitarie: in cure infermieristiche, in fisioterapia e in ergoterapia. Il primo indirizzo di studi è quello che raccoglie il maggior numero di iscrizioni.
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Non solo. Come riportaCollegamento esterno il quotidiano ticinese La Regione, da quest’anno, per la prima volta, una quindicina di persone – soprattutto giovani donne – si sono candidate dal Ticino per l’ammissione ai corsi di laurea triennale delle professioni sanitarie nelle tre sedi dell’Università dell’Insubria (Varese, Como e Busto Arsizio).
I numeri complessivi delle iscrizioni nel ramo infermieristico all’ateneo insubrico, spiega il foglio ticinese, restano tuttavia deludenti e lontani dal soddisfare il bisogno di personale di cui soffre la regione. Una carenza che, sulla fascia italiana del confine, subisce in particolar modo la concorrenza con il mercato del lavoro ticinese.
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Con Carla Pedrazzani, docente-ricercatrice senior e responsabile del bachelor in Cure infermieristiche della Scuola universitaria professionale, abbiamo parlato della tendenza nel settore e di come la SUPSI sia riuscita ad incrementare l’interesse per questa professione.
Tvsvizzera.it: Signora Pedrazzani, negli ultimi anni le iscrizioni per il bachelor di cui è responsabile sono costantemente aumentate. A cosa è dovuto, secondo lei, questo trend?
Carla Pedrazzani: Le ragioni sono molteplici. Da un lato, c’è stato un forte sforzo di promozione sia da parte della scuola sia da parte del Cantone, con campagne e misure volte a valorizzare le professioni sanitarie. Anche la Confederazione ha introdotto misure significative, in particolare dopo l’accettazione alle urne dell’iniziativa popolare “Per cure infermieristiche forti”, che ha acceso i riflettori sulla professione.
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Come SUPSI, abbiamo inoltre avviato dei progetti con altre Scuole universitarie professionali in Svizzera e confronti con il Cantone e con alcune strutture sanitarie del territorio, allo scopo di far conoscere meglio questo lavoro. Tutte queste iniziative hanno favorito una maggiore consapevolezza sul valore di essere infermiere e infermieri nelle e nei giovani.
Quest’anno abbiamo avuto circa 220 candidature per il solo corso di laurea in cure infermieristiche. Un numero che rappresenta quasi il 10% in più rispetto all’anno precedente. Abbiamo selezionato 140 candidati, di cui circa il 20-25% sono residenti al di fuori del Canton Ticino.
La stampa ticinese ha però riportato che avviene anche il contrario, come lo spiega?
Può darsi che il fenomeno sia legato al fatto che in Ticino non è offerta una formazione bachelor in ostetricia. Quindi, potrebbe essere che chi desidera intraprendere questi studi, e vuole farlo in italiano, si rivolga all’Università dell’Insubria.
La lingua resta infatti una barriera importante: affrontare un corso di laurea in tedesco o francese può essere molto impegnativo per chi non ha competenze linguistiche solide.
Quali sono le differenze tra il percorso di studi infermieristico in Svizzera e quello in Italia?
Ci sono alcune differenze nell’approccio e nell’organizzazione. Anche se il titolo che rilasciamo è equipollente a quelli delle altre università europee ed extra-europee e consente di lavorare e proseguire gli studi in tutta Europa; da noi, ad esempio, c’è una forte integrazione tra teoria e pratica e un forte accento posto sul ruolo professionale.
È possibile che, alcune persone dall’Italia scelgano di formarsi in Ticino anche per entrare più facilmente nel contesto sanitario lavorativo svizzero, e magari rimanervi dopo la laurea. Inoltre, soprattutto per chi abita vicino al confine, frequentare la SUPSI può essere anche logisticamente più comodo che andare a studiare a Varese o a Milano.
In base alle cifre fornite dall’Ente ospedaliero cantonaleCollegamento esterno (EOC), in Ticino, lo stipendio mensile in ambito infermieristico parte dai 3’600 franchi mensili per una o un assistente di cura alle prime armi; fino ad arrivare agli 8’000 franchi di stipendio massimo per un infermiere o un’infermiera specializzati, formatori o quadri.
Per una medica o un medico si va invece da un minimo di 6’500 franchi, che corrisponde alla paga iniziale di un medico assistente; a un massimo di 12’500 franchi mensili per un capo clinica.
Restando in tema di offerta formativa, quest’ultima sta evolvendo in qualche maniera? Si sta adattando a un contesto sanitario che cambia?
Assolutamente sì. Il mondo sanitario si modifica rapidamente, con una crescente complessità dei bisogni dei pazienti, una domanda d’assistenza sempre più ampia e nuove traiettorie di cura. È fondamentale che i nostri studenti e le nostre studentesse siano preparati ad affrontare queste sfide.
Per questo stiamo lavorando sempre più sullo sviluppo di competenze trasversali e sul rafforzamento del pensiero critico, del ragionamento clinico e della capacità di adattarsi a contesti dinamici e complessi. A questo scopo, lo scorso anno, abbiamo anche introdotto, in collaborazione con il Centro cantonale di simulazioneCollegamento esterno (CeSi), una nuova skilloteca: un ambiente d’apprendimento dove gli studenti possono esercitarsi nelle pratiche di cura e nella simulazione prima di iniziare gli stage nelle strutture sanitarie.
Cos’è la skilloteca della SUPSI:
Le iscrizioni di quest’anno alla SUPSI hanno raggiunto una cifra che soddisfa il fabbisogno formativo del territorio?
Sì, il numero degli iscritti risponde agli obiettivi fissati dal Cantone. A partire dal 2021, con il piano “Pro SAN 21-24”Collegamento esterno, è stato chiesto di aumentare il numero di studenti e studentesse in formazione fino a 140 iscritti per la nostra scuola. A questi si aggiungono altri 140 studenti iscritti alla Scuola specializzata superioreCollegamento esterno. In totale, quindi, 280 giovani in Ticino intraprendono ogni anno un percorso in cure infermieristiche: un numero significativo considerando il territorio che copre.
Il Cantone ha messo in atto anche delle misure di sostegno economico?
Sì, sono state introdotte varie misure per incentivare la scelta di queste professioni. Parliamo di indennizzi agli studenti e alle studentesse, borse di studio specifiche per chi ha difficoltà economiche, e un potenziamento dell’offerta di luoghi di stage. Tutti questi interventi mirano a sostenere gli studenti e le studentesse non solo nella scelta, ma anche nel proseguimento degli studi.
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Qual è la situazione occupazionale delle laureate e dei laureati? Trovano lavoro in tempi brevi?
I dati più recenti, riferiti a chi ha concluso gli studi nel 2023, mostrano che, a un anno dalla laurea, il 95% dei laureati e delle laureate SUPSI in cure infermieristiche ha un lavoro fisso. Di questi, il 90% è occupato in Ticino. Inoltre, circa il 60% ha trovato lavoro già entro un mese dal conseguimento del titolo.
E per quanto riguarda il grosso tema dell’abbandono della professione – di cui è spesso protagonista chi fa questo lavoro – ci sono sviluppi di qualche tipo?
Noi non monitoriamo direttamente questo aspetto, ma secondo i dati dell’Osservatorio svizzero della saluteCollegamento esterno, nel 2023, il tasso in uscita del personale infermieristico era circa del 24% in Svizzera e del 17,5% in Ticino. La questione rappresenta quindi ancora una sfida aperta.

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