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I comuni più poveri d’Italia si trovano a pochi chilometri dalla Svizzera

Vista da Lugano su Porlezza e la Val Cavargna.
Vista da Lugano su Porlezza e la Val Cavargna. ©KEYSTONE/Karl Mathis

I sei comuni italiani in cui le persone dichiarano il reddito medio più basso, sotto i 10'000 euro annui, si trovano a pochi chilometri dal cantone Ticino. E non è un caso.

Con la densa presenza di industrie che annovera sul suo suolo, la ricchezza che genera e la ridistribuzione della stessa in tutto il Paese, la regione Lombardia viene storicamente considerata la “locomotiva d’Italia”. 

Nonostante ciò, in base ai dati sui redditi medi pubblicatiCollegamento esterno dal Ministero italiano delle finanze, i comuni in cui le persone guadagnano meno in Italia si trovano tutti nel benestante Nord: tra Lombardia e Piemonte. 

Ma c’è di più. I sei comuni in cui le persone dichiarano il reddito medio pro capite più basso in assoluto, al di sotto dei 10’000 euro annui, si trovano tutti a una manciata di chilometri dal cantone Ticino. Una coincidenza? Tutt’altro.  

Le ultime sei posizioni 

All’ultimo posto dei 7’807 comuni italiani vi è Cavargna con un reddito medio dichiarato di 6’570 euro. Seguono, appena sopra, Gurro (7’241 euro), Valle Cannobina (7’748), San Nazzaro Val Cavargna (8’967), San Bartolomeo Val Cavargna (9’839) e Val Rezzo (9’842). 

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Gurro e Valle Cannobina si trovano in Piemonte, nella provincia Verbano-Cusio-Ossola, a pochi chilometri da Locarno. Mentre Cavargna, San Nazzaro Val Cavargna, San Bartolomeo Val Cavargna e Val Rezzo sono tutti piccoli comuni della provincia di Como, a poche decine di minuti in auto da Lugano. 

Il fattore “frontalierato”

“Più che la povertà – spiega il sindaco di Cavargna Ermanno Rumi – a preoccuparci e l’emigrazione. In paese ci sono 172 abitanti effettivi, ma ci sono altri 130 cavargnoni iscritti all’Anagrafe degli Italiani residenti all’estero (AIRE, ndr.) con la doppia cittadinanza svizzera”. A impoverire il paese è infatti soprattutto la progressiva partenza delle persone che vi abitano.  

Riguardo ai dati analizzati, spiega ancora Rumi, il motivo principale per cui Cavargna si colloca all’ultimo posto nella classifica è legato al fatto che, delle circa cinquanta persone in età lavorativa – a cui si aggiungono una quindicina di bambini e delle persone anziane, spiega il sindaco – il 90% lavora oltreconfine, in Canton Ticino. 

Come noto, i frontalieri e le frontaliere pagano le imposte alla fonte in Svizzera e non al comune di residenza. Questo denaro viene gestito a livello sovracomunale e, ai paesi di residenza, viene assegnata una quota. La dichiarazione dei redditi delle singole persone non porta però traccia di questi passaggi: ecco dunque il perché degli ultimi posti in classifica. 

Tra le grandi città, la prima a comparire nella classifica è Milano che, con un reddito medio dichiarato di 36’408 euro, risulta al 10° posto; poi c’è Bergamo, al 43°, con 31’228 euro per persona. Lombarda anche la terza delle città in lista, ossia Pavia all’81° con 29’671 euro dichiarati.

In cima alla classifica figurano invece piccoli comuni come Portofino, in Liguria, al 1° posto con 88’141 euro medi dichiarati, e Lajatico, in Toscana, al 2° posto con 58’359 euro.

Bisogna però precisare che, nel caso di comuni con pochi abitanti, le medie vengono molto facilmente influenzate dalla presenza di anche un solo contribuente molto facoltoso.

Portofino e Lajatico ne sono infatti un esempio perfetto: a essere registrato nella cittadina marittima ligure c’è infatti l’amministratore delegato di Mediaset Pier Silvio Berlusconi, mentre tra gli abitanti del borgo toscano figura il cantante Andrea Bocelli.

Se fossero disponibili, i dati mediani (che escludono i due valori estremi) sarebbero infatti più affidabili dei dati medi, soprattutto nel caso delle piccole realtà territoriali.

Le difficoltà comunque non mancano…

Il frontalierato spiega l’ultima posizione nella graduatoria, ma non interamente. Ci sono infatti anche delle difficoltà oggettive, conferma Rumi. “La migrazione è la nostra bestia nera”, riprende il sindaco. “Le scuole sono a San Bartolomeo (un comune della valle, a sei chilometri da Cavargna, ndr.), abbiamo qualche azienda agricola e un bar-ristorante aperto – purtroppo – solo nei fine settimana. Questo in qualche maniera disincentiva le persone che ancora abitano qui, soprattutto quelle con bambini, ad andarsene”. 

“Riceviamo dai 50’000 agli 80’000 euro l’anno di ristorni calcolati in base al lavoro del personale frontaliero. Questo ci permette di sostenere lavori di manutenzione o emanare qualche bando. Ma la realtà è che è difficile mantenere vivo e investire in un paese che progressivamente si spopola”. 

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…e nemmeno qualche polemica

Anche il comune di Gurro, 161 abitanti, in penultima posizione, conferma l’impatto del frontalierato sulla dichiarazione del reddito e quindi sul posto in classifica. 

Al sindaco Luigi Valter Costantini, tuttavia, certi conti non tornano. Da noi contattato, Costantini afferma infatti che, stando ai conti del comune, il numero di persone frontaliere sarebbe ben più alto di quello che gli viene attribuito dalle autorità svizzere. 

Ciò comporta che, nel momento della ripartizione dei ristorni dell’imposta alla fonte pagata dai frontalieri, al comune entri meno denaro di quello che sostiene gli spetti. 

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Insomma, gli abitanti del luogo sono pochi e quelli attivi sul territorio guadagnano poco o niente; ma ci sarebbe margine, asserisce il sindaco, di rimpolpare le entrate aggiornando il conteggio delle lavoratrici e dei lavoratori gurresi attivi in Svizzera.  

Invertire la tendenza

Malgrado i pochi abitanti, ci racconta ancora Costantini, a Gurro sono presenti alcuni servizi: due circoli, un ristorante, un negozio di generi alimentari e l’ufficio postale aperto a giorni alterni. “Più si è scomodi, più devi creare autosufficienza”. 

Cosa che anche Cavargna vorrebbe tornare ad offrire. L’intento e gli sforzi ci sono – l’idea è puntare di più su turismo e territorio – ma la strada è lunga. “Ci vuole pazienza”, sottolinea il sindaco Rumi.  

“Stiamo ristrutturando un edificio che è stato donato al comune – Casa Rosa – dove l’intento è di realizzare un negozio di prossimità per chi non può sempre scendere a Porlezza (a 13 chilometri di distanza, in riva al Lago di Lugano, ndr.), e un centro con una funzione sociale e aggregativa. Entro fine anno dovrebbe essere operativo. Per questo tipo di lavori i ristorni sono fondamentali”, spiega Rumi. 

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“Abbiamo anche un rifugio, San Lucio, sul confine montano con Lugano e la Val Colla, che vanta un certo passaggio di persone e stiamo lavorando sulla realizzazione di percorsi ciclopedonali, della cartellonistica e di postazioni di ricarica per le bici elettriche, in maniera da attirare in valle qualcuno dei molti turisti che già visitano l’alto Lago di Como”.  

Cavargna è infatti distante circa 20 chilometri da Menaggio, che rappresenta l’accesso più vicino al Lario.  

Tra mosse sostenibili e mosse oculate

Il sindaco Rumi racconta infine che l’obiettivo del paese e di tutta la valle è di sviluppare attività che tengano davvero vivo il territorio, senza “svenderlo”, e lo facciano sul lungo periodo. “In cima alla valle abbiamo una colonia di proprietà comunale, in parte ristrutturata lo scorso anno, che non sfruttiamo a fini turistici ma è a disposizioni di colonie, associazioni, oratori, eccetera. L’alpeggio di Tabano, che produce prodotti caseari freschi, è tenuto da un’azienda di persone del luogo, che credono nel territorio quanto noi”. 

In sostanza, il frontalierato può sì rappresentare una risorsa importante. Ma, soprattutto per i piccoli comuni, non è sufficiente per proliferare. A volte basta a malapena per sopravvivere. Cavargna cerca quindi di destreggiarsi tra politiche lungimiranti e di protezione del territorio e altre mosse che permetteranno invece di aumentarne la liquidità. 

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