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Bus senza frontiere, accordo tra Italia e Svizzera per una mobilità condivisa

Un bus italiano alla frontiera svizzera.
Un bus italiano alla frontiera svizzera. Keystone / Gaetan Bally

Un accordo tra Roma e Berna cambia il volto del trasporto pubblico nelle regioni di confine. Le passeggere e i passeggeri potranno finalmente salire e scendere liberamente su entrambi i lati della frontiera, rendendo più semplice, sostenibile e razionale la mobilità transfrontaliera. 

Immaginate di prendere un autobus a Como diretto a Lugano e di poter scendere a Mendrisio, oppure di salire a Domodossola per raggiungere Briga, fermandosi lungo il percorso anche in territorio svizzero. Fino a ieri era vietato, da domani sarà possibile.  

Il Consiglio dei ministri italiano ha approvato il disegno di leggeCollegamento esterno che ratifica l’accordo con la Svizzera per l’abolizione del divieto di cabotaggio nei servizi di trasporto pubblico transfrontaliero. Una svolta attesa da anni, che apre una nuova era per le lavoratrici e i lavoratori frontalieri e chi risiede nelle aree di confine. 

L’intesa, approvata martedì 28 ottobre su proposta del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, è il frutto di un lungo negoziato avviato oltre cinque anni fa. Ora manca solo l’approvazione parlamentare per la sua entrata in vigore. L’accordo riguarda quattro regioni italiane – Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige – e i cantoni svizzeri confinanti: Ticino, Grigioni e Vallese. 

Che cos’è il cabotaggio e perché era vietato

Per capire la portata dell’accordo occorre fare un passo indietro. Il termine “cabotaggio” indica la possibilità per un mezzo di trasporto di effettuare servizi interni a un Paese diverso da quello in cui è immatricolato. Nel caso specifico, significa che un autobus italiano che collega Milano a Lugano può far salire e scendere passeggeri anche alle fermate intermedie in territorio svizzero, e viceversa per i bus svizzeri in Italia. 

Fino ad oggi questo era severamente vietato. Le regole europee e gli accordi internazionali con la Svizzera impedivano ai vettori di un Paese di operare sul mercato interno dell’altro, anche se si trattava solo di fermate intermedie lungo una tratta internazionale.  

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Una situazione paradossale che penalizzava soprattutto i frontalieri e le frontaliere – circa 80’000 solo tra Lombardia e canton Ticino – costretti a utilizzare l’auto privata per mancanza di alternative efficienti nel trasporto pubblico. Con conseguenze facilmente immaginabili: traffico congestionato ai valichi, inquinamento atmosferico, stress per i pendolari. 

Cosa cambia concretamente

L’accordo firmato il 17 ottobre 2024 a RomaCollegamento esterno dal consigliere federale svizzero Albert Rösti e dal viceministro italiano alle Infrastrutture Edoardo Rixi cambia radicalmente questo scenario. Da quando entrerà in vigore, i vettori italiani e svizzeri potranno effettuare operazioni di cabotaggio nell’ambito dei servizi regolari transfrontalieri soggetti a obblighi di servizio pubblico. Le compagnie di trasporto potranno pianificare percorsi più razionali, aumentando il fattore di carico dei veicoli e riducendo i costi operativi. 

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I benefici attesi sono molteplici. Sul piano ambientale, l’intesa punta a ridurre il traffico veicolare privato incentivando l’uso del trasporto pubblico, con un impatto positivo sulla qualità dell’aria nelle valli alpine già gravate dal transito di merci. Sul piano economico, si prevede un miglioramento dell’efficienza dei servizi e una riduzione dei tempi di percorrenza per le e i pendolari. 

Come ha sottolineato il consigliere federale Rösti al momento della firma, “con questo accordo creiamo le basi per un’offerta di trasporto pubblico più semplice e ancora più attrattiva nelle regioni frontaliere”. Tra le tratte che beneficeranno maggiormente dell’intesa ci sono i collegamenti tra la Lombardia e il canton Ticino, tra Aosta e il Basso Vallese, e tra Chiavenna e l’Engadina nei Grigioni. 

Un percorso lungo cinque anni

La strada verso l’accordo è stata complessa, legata alla natura dei rapporti tra UE e Svizzera. Il trattato UE-Svizzera sui trasporti terrestri del 1999Collegamento esterno, in vigore dal 2002, liberalizzava l’accesso ai mercati ma non prevedeva il cabotaggio. Ogni Stato membro doveva ottenere un’autorizzazione specifica da Bruxelles. 

La Germania è stata la prima a muoversi. Nel 2019 ha chiesto alla Commissione europea il permesso di modificare il suo accordo bilaterale con la Svizzera, risalente addirittura al 1953, per consentire il cabotaggio nelle regioni frontaliere del Baden-Württemberg e della Baviera. L’Italia ha seguito la stessa strada, presentando una richiesta analoga nello stesso anno. 

Il 18 giugno 2020 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato due decisioni gemelle: la Decisione (UE) 2020/853Collegamento esterno che autorizzava la Germania a modificare il suo accordo, e la Decisione (UE) 2020/854Collegamento esterno che autorizzava l’Italia a negoziare e concludere un nuovo accordo con la Svizzera. Quest’ultima specificava che le regioni italiane interessate erano Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige. 

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Le decisioni europee ponevano due condizioni fondamentali: non doveva esserci alcuna discriminazione tra i vettori stabiliti nell’Unione, né distorsioni della concorrenza. In altre parole, l’apertura al cabotaggio doveva avvenire in un quadro di reciprocità e parità di trattamento. 

Le trattative tecniche tra Roma e Berna si sono concluse nell’ottobre 2024. La Svizzera ha ratificato rapidamente il trattato (7 novembre 2024Collegamento esterno), mentre l’Italia ha avviato l’iter costituzionale. 

Accordi simili con altri Paesi 

L’accordo Italia-Svizzera s’inserisce in una strategia più ampia di facilitazione del trasporto pubblico transfrontaliero. La Svizzera ha già concluso accordi simili con Germania, Austria e Francia, creando una rete integrata che supera i confini nazionali. 

Le Alpi sono attraversate ogni giorno da milioni di persone per lavoro, studio o turismo. Le comunità alpine condividono lingua e cultura, ma sono divise da confini statali. Rimuovere le barriere al trasporto pubblico significa promuovere una mobilità più sostenibile e inclusiva. 

I prossimi passi e l’entrata in vigore

Ora che il Consiglio dei ministri italiano ha approvato il disegno di legge, il testo passerà all’esame del Parlamento. L’iter prevede la discussione e il voto sia alla Camera che al Senato, secondo la procedura ordinaria per le ratifiche di trattati internazionali. Una volta ottenuta l’approvazione parlamentare, il Presidente della Repubblica promulgherà la legge. 

Solo a quel punto l’intesa entrerà formalmente in vigore e le compagnie di trasporto potranno iniziare a pianificare i nuovi servizi. Secondo quanto previsto dal trattato, sarà istituita una Commissione mista italo-svizzera con il compito di garantire l’applicazione dell’accordo e di risolvere eventuali controversie. Questa commissione avrà anche il compito d’individuare le autorità competenti per il rilascio delle autorizzazioni e delle concessioni di servizio. 

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