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Disputa tra Londra e Bruxelles sui vaccini anti-Covid

Boris Johnson esce dal numero 10 di Downing Street
Il premier britannico Boris Johnson esce dal numero 10 di Downing Street. Keystone / Andy Rain

Disinnescata nuova crisi Ue-Regno Unito: Bruxelles revoca le restrizioni all'esportazione dei vaccini verso Belfast.

Venerdì sera il premier britannico Boris Johnson ha telefonato alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen per protestare contro le restrizioni poste all’esportazione dei sieri immunizzanti, decise per supplire agli annunciati ritardi nelle forniture di Pfizer, Moderna e AstraZeneca.

L’imposizione unilaterale di controlli non previsti dall’accordo sulla Brexit, ha osservato il primo ministro inglese, potrebbe avere gravi conseguenze per l’Irlanda del Nord, che risulterebbe penalizzata dalla mossa di Bruxelles. Mentre la leader nordirlandese Arlene Foster aveva definito la decisione europea un passo “incredibilmente aggressivo e ostile” verso il suo paese.

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Il timore di Bruxelles era che da Belfast i preparati anti-Covid prendessero la via per Londra, eludendo così i previsti vincoli alle esportazioni. Il sospetto è infatti quello che le case farmaceutiche preferiscano commercializzare i preparati prodotti negli stabilimenti Ue nelle nazioni dove i profitti sono più alti.

Si tratta di una misura di salvaguardia prevista dall’articolo 16 del Protocollo sull’Irlanda del Nord sottoscritto con Londra, si era giustificata l’Unione europea, “per prevenire gravi problemi sociali dovuti alla carenza di forniture che minaccia di disturbare l’ordinata attuazione delle campagne di vaccinazione negli Stati membri”. Dopo poche ore però Bruxelles ha fatto marcia indietro.

Per affrontare l’attuale mancanza di trasparenza delle esportazioni di vaccini, indica una nota, “la Commissione sta mettendo in atto una misura che impone che tali esportazioni siano soggette ad autorizzazione da parte degli stati membri” ma “la Commissione garantirà che il protocollo Irlanda/Irlanda del Nord non venga modificato: la Commissione non fa scattare la clausola di salvaguardia”.

L’esecutivo Ue ha anche fatto sapere però che si riserva la possibilità di utilizzare “tutti gli strumenti a sua disposizione” nell’eventualità in cui emergessero abusi sui “transiti di vaccini e sostanze attive verso paesi terzi per aggirare gli effetti del sistema di autorizzazione”.

tvsvizzera/ats/spal cn RSI (TG del 30.1.2021)

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