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Verso un divieto dei simboli razzisti in Svizzera

dettaglio di una bandiera nazista
Dopo un acceso dibattito, il Nazionale ha detto "sì" al divieto della simbologia razzista. KEYSTONE

Dopo quello degli Stati, anche il Consiglio nazionale ha approvato mercoledì tre interventi parlamentari che chiedono di vietare in Svizzera l'utilizzo di simboli nazisti o razzisti che inneggiano alla violenza e fomentano l'estremismo.  

In occasione della terza e ultima giornata dedicata alla sessione speciale, la Camera del popolo ha deciso di sostenere con 133 voti favorevoli, 38 contrari e 17 astensioni una mozione depositata dalla Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati (CAG-S) volta a vietare esplicitamente i simboli di matrice nazionalsocialista e razzista in pubblico. Parallelamente sono state approvate anche due iniziative parlamentari simili (con 132 voti a favore, 41 contrari e 15 astensioni). 

Alla luce del crescente numero di episodi di antisemitismo, la Camera bassa del Parlamento ha deciso di difendere l’atto parlamentare, peraltro già accolto all’unanimità lo scorso 20 dicembre dalla Camera dei Cantoni (Consiglio degli Stati) con la benedizione del Consiglio federale.  

+ Voci sempre più insistenti chiedono il divieto dei simboli nazisti 

La mozione chiede all’Esecutivo di definire le basi legali in modo tale da rendere punibile l’uso, l’esposizione e la diffusione pubblica di segni e simboli di propaganda razziale o che inneggiano alla violenza e all’estremismo, tenendo conto anche di gesti, slogan, saluti e bandiere, in particolare di matrice nazionalsocialista. 

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Un dibattito acceso 

Il dibattito è stato acceso: alcune voci hanno criticato il fatto che si voglia vietare solo i simboli nazisti. Una parte del plenum ha sostenuto che è necessario rendere punibile l’uso di altre rappresentazioni di tipo estremista, come per esempio simboli legati al comunismo (falce e martello, per esempio) o che istighino all’odio. Una minoranza si è espressa invece contro qualsiasi divieto chiedendo di non dare seguito né alla mozione né alle altre due iniziative parlamentari. 

Tra i contrari alla mozione, l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). Secondo il partito, da un lato la polizia ha già le basi legali per intervenire in queste situazioni, dall’altro perché, secondo il partito di maggioranza elvetico, il problema non sta nei nostalgici del Führer e suoi simili, ma va cercato altrove. “Solo dal 7 ottobre si nota un aumento dei casi di antisemitismo. Ma non si vuole vedere il problema: non sono casi provocati da nazisti, ma – e so che non piace sentirselo dire – sono casi legati all’immigrazione da paesi extraeuropei”, ha dichiarato per esempio la consigliera nazionale zurighese Barbara Steinemann ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI, senza spiegare tuttavia in che maniera.  

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Chi sostiene un cambiamento della legge, invece, considera che bisogna agire in fretta. “L’abbiamo visto anche nelle scorse settimane: c’è un rigurgito molto pericoloso dell’antisemitismo e quindi è importante agire per fermare subito questa situazione”, ha detto il consigliere nazionale liberale radicale ticinese Simone Gianini. Gli fa eco anche la collega socialista bernese Tamara Funiciello, secondo la quale è pericoloso non prendere sul serio quanto sta accadendo: “Non bisogna banalizzare ciò che è successo in Europa durante il Terzo Reich”, ha affermato.  

Possibili modifiche in futuro

La mozione prevede che il divieto venga in futuro esteso anche ad altri simboli razzisti ed estremisti che inneggiano alla violenza. La commissione del Nazionale ha dunque proposto alla camera un approccio graduale, ovvero procedendo a tappe in modo da consentire un’attuazione rapida del divieto di simboli chiaramente associabili al Terzo Reich. 

Altri sviluppi

Il consigliere federale Beat Jans ha invitato i deputati a nome del Consiglio federale ad accogliere la mozione. Il responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) ha dichiarato che l’introduzione di nuove misure sarà fattibile, ma non ha nascosto che formulare una nuova legge sarà comunque giuridicamente impegnativo. “In linea di principio, l’attuazione nel Codice penale sarebbe possibile. Tuttavia, il Consiglio federale sarebbe favorevole a una legge speciale che preveda una multa disciplinare” ha detto Jans. 

Una mozione simile venne proposta 20 anni fa (depositata nell’aprile del 2004) ma poi definitivamente stralciata nel 2011 su raccomandazione del Governo poiché il progetto, a suo avviso, non rispondeva a un’esigenza reale della società in quel momento. Inoltre, il Consiglio federale riteneva difficile stilare un elenco e catalogare i vari simboli razzisti. Tra le motivazioni di allora anche il fatto che solo alcuni simboli erano noti al pubblico, mentre altri lo erano solo per i simpatizzanti. Da allora, però, secondo la maggioranza del plenum, la situazione è cambiata drasticamente.  

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