Vacanze in ordine sparso, il puzzle delle ferie scolastiche in Svizzera

Gli studenti di Zurigo hanno appena iniziato le vacanze estive, e i loro colleghi argoviesi le inizieranno solo alla fine di questa settimana. Intanto, i coetanei ticinesi sono già a metà di una pausa lunga più del doppio. Un viaggio in un sistema unico al mondo, dove la tradizione federalista si scontra con le esigenze delle famiglie moderne e con un clima che cambia, riaccendendo il dibattito da Basilea al Ticino.
Mentre la Svizzera tedesca si gode le prime settimane di ferie scolastiche, in Ticino si contano già i giorni che mancano al rientro. Questa non è un’eccezione, ma la norma in un Paese dove la durata delle vacanze estive è un mosaico complesso, che varia da tre a dieci settimane. Una diversità radicata nel DNA federalista elvetico, che oggi si trova ad affrontare nuove pressioni, spingendo alcuni Cantoni a riconsiderare un sistema consolidato da decenni.
Un Paese, 26 sistemi di vacanze
La fotografia delle vacanze in Svizzera è tutt’altro che uniforme. Secondo i dati ufficiali della Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), il quadro è estremamente variegato. In generale, la maggior parte dei Cantoni ha iniziato le vacanze il 7 luglio, e il nuovo anno scolastico comincerà tra l’11 e il 18 agosto.
A distinguersi nettamente è il Canton Ticino, che con le sue dieci settimane di vacanza estiva rappresenta un vero e proprio paradiso per gli studenti. Seguono, a distanza, Friburgo e Ginevra, con circa otto settimane. All’estremo opposto si trova formalmente Argovia, con sole tre settimane estive centralizzate, anche se i Comuni hanno la facoltà di aggiungere altre quattro settimane di vacanza durante l’anno, portando di fatto molti studenti a un totale simile a quello zurighese. Ecco il quadro completo delle vacanze estive scolastiche nei 26 Cantoni:
In risposta alle rigide strutture dei calendari scolastici, molti Cantoni della Svizzera tedesca hanno introdotto la possibilità per le famiglie di usufruire di alcuni “giorni jolly” (Jokertage). Si tratta di giorni di assenza non giustificata che gli studenti delle scuole elementari e medie possono utilizzare senza dover fornire una motivazione ufficiale, generalmente fino a un massimo di due giorni per anno scolastico (o quattro mezze giornate). Questi giorni sono pensati per offrire ai genitori una maggiore flessibilità nell’organizzazione delle attività familiari o personali, evitando la burocrazia legata a una richiesta formale di dispensa.
Nonostante tutte queste differenze, il numero totale di giorni di scuola è quasi identico in tutta la Svizzera. L’accordo intercantonale sull’armonizzazione della scuola obbligatoria (Concordato HarmoSCollegamento esterno), raggiunto al termine di un lungo percorso accidentato ed entrato in vigore nel 2009, stabilisce un minimo di 38 settimane di lezione all’anno. Le lunghe pause estive del Ticino sono quindi compensate da vacanze autunnali e invernali più brevi. Sorprendentemente, però, questa lunga pausa non sembra penalizzare gli studenti ticinesi, che secondo i rilevamenti nazionali PISA ottengono storicamente risultati in linea con o superiori alla media svizzera.
Le radici della diversità
La ragione di questa frammentazione risiede nella struttura stessa della Svizzera: il federalismo. La Costituzione affida la piena sovranità in materia di istruzione ai 26 Cantoni, rendendo impossibile l’adozione di un calendario scolastico unico a livello nazionale. Questa autonomia ha radici profonde.
Tutto parte da un’eredità storica e agricola: in passato, il calendario scolastico era dettato dai ritmi dell’agricoltura. I bambini rappresentavano una forza lavoro essenziale nei campi, quindi le vacanze venivano fissate nei periodi di maggior bisogno. Sebbene oggi questa necessità sia venuta meno, le tradizioni sono rimaste.
Si considerano anche vantaggi logistici e turistici: scaglionare le partenze ha un innegabile beneficio pratico — come avviene in Germania — evitando che l’intero Paese si metta in viaggio nello stesso momento. Questo riduce la congestione su strade e autostrade e distribuisce i flussi turistici su un arco temporale più ampio, a vantaggio dell’economia e delle famiglie.
Non da ultimo, va ricordata l’autonomia comunale. In alcuni Cantoni, come Argovia e Grigioni, esiste un ulteriore livello di autonomia: i singoli comuni (per le scuole elementari) possono decidere individualmente alcune settimane di vacanza, aumentando ulteriormente la variabilità delle date.
Ticino, dieci settimane sono troppe?
Dopo quasi cinquant’anni di stabilità, il Canton Ticino è tornato a interrogarsi sul proprio calendario scolastico. Una mozione presentata in Gran Consiglio (il parlamento cantonale), guidata dal deputato dei Verdi Matteo Buzzi, propone di “sforbiciare” le vacanze estive di una o due settimane. Al contempo, Buzzi chiede di istituire una settimana di vacanza aggiuntiva a fine ottobre e/o di aumentare la durata delle vacanze di Pasqua.
Le ragioni principali sono due: da un lato, la pianificazione e l’organizzazione dei mesi estivi per le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano è, si legge nel testo, “sempre più complicata e onerosa”; dall’altro, il cosiddetto “effetto oblio” (o summer learning loss), secondo cui una pausa così lunga penalizzerebbe l’apprendimento al rientro.
A questa visione si oppone fermamente Ilario Lodi, direttore di Pro Juventute Svizzera italiana, che sul sito della RSICollegamento esterno difende il “valore educativo” della lunga estate. “È un’occasione fenomenale che i ragazzi hanno di vivere una collettività diversa da quella della scuola”, sostiene Lodi. Per lui, accorciare le vacanze significherebbe “far pagare ai ragazzi dei problemi di natura familiare”, spostando il focus dalla crescita personale dello studente alla funzionalità del sistema.
Basilea, la canicola sposta le vacanze?
Mentre in Ticino il dibattito è di natura sociale ed educativa, a Basilea Città e Campagna la discussione è guidata dal termometro. A causa del cambiamento climatico, il picco delle ondate di calore si è spostato verso la fine di agosto, un periodo in cui gli studenti basilesi sono già tornati in classe.
La granconsigliera verde-liberale Sandra Bothe-Wenk ha sollevato il problema, osservando che “lo stress da caldo si è spostato da metà luglio a metà agosto”. L’idea è quindi quella di posticipare le vacanze estive per evitare le lezioni durante i giorni più torridi. Il Dipartimento dell’istruzione di Basilea Città sta ora valutando la possibilità di discutere la questione con i Cantoni vicini.
Per Philipp Loretz, presidente dell’Associazione degli insegnanti di Basilea Campagna, il problema è più ampio. Con il 10-15% dell’anno scolastico ormai caratterizzato da temperature elevate, la vera sfida, secondo lui, non è spostare le vacanze, ma rendere le aule più sopportabili, investendo in sistemi di raffreddamento e, in futuro, in impianti di climatizzazione.

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