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Criminalità organizzata sotto osservazione

Una cassetta di sicurezza aperta con le chiavi nella toppa.
Il riciclaggio di denaro sporco resta una della attività importanti delle organizzazioni criminali attive in Svizzera. Post@gaetanbally.ch +41 79 6672862 / 8047 Zurich

La criminalità organizzata rappresenta da decenni un pericolo per la Svizzera. Per combatterla, sottolineano gli esperti, occorre lavorare tutti insieme. Un tassello in questa lotta si è aggiunto recentemente: è nato l’Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata.

“Dobbiamo ampliare le nostre conoscenze, scambiare informazioni e consolidarle. Parlare di mafie significa sensibilizzare sulla loro presenza. Significa riconoscere la loro esistenza, anche in Svizzera”. È con queste parole che la direttrice dell’Ufficio federale di Polizia, Nicoletta Della Valle, ha accolto la nascita del nuovo Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata. Un centro competenze sviluppato in collaborazione tra la Radiotelevisione svizzera (Rsi) e l’università della Svizzera italiana (Usi).

Il centro competenze ha sede nel campus universitario di Lugano ed è nato dall’iniziativa di tre giornalisti della Radiotelevisione svizzera: Francesco Lepori, Elena Boromeo e Mattia Pacella. L’Osservatorio, sviluppato in collaborazione con la RSI, è stato inserito nell’Istituto di diritto dell’Università (IDUSI). La professoressa Annamaria Astrologo è la responsabile accademica dell’Osservatorio mentre Francesco Lepori – ora anche collaboratore scientifico dell’USI – ne è il responsabile operativo. 

Di cosa si tratta?

Le diverse organizzazioni criminali italiane, soprattutto la ‘ndrangheta, operano da tempo sul territorio elvetico, (che con la Germania, rappresenta un po’ la seconda patria per questi criminali). Tanto che la lingua tedesca è diventata la seconda lingua ufficiale della ‘ndrangheta. Si tratta dunque di un fenomeno radicato sul territorio. I suoi componenti ormai si sono integrati perfettamente nel tessuto sociale elvetico. Possiamo parlare di una mafia certamente ermetica. sicuramente mimetica e decisamente più moderna. “La situazione in Svizzera è grave. “Da noi – racconta Francesco Lepori, responsabile operativo dell’Osservatorio – c’è lo stesso radicamento delle mafie che c’è nel Nord Italia. Da tempo si sono insediate nella Confederazione delle vere cellule e non assistiamo solo a attività sporadiche condotte da singoli elementi”.

Gli ambiti di attività della criminalità organizzata sono quelle note, si va dal traffico delle armi e della droga ai reati finanziari come il riciclaggio di denaro. Soldi che poi vengono reinvestiti nell’economia elvetica. “Queste organizzazioni criminali – ed è qui il vero problema aggiunge ancora Francesco Lepori – ormai fanno parte del tessuto sociale ed economico svizzero e ticinese. Sono attivi in vari settori, dall’edilizia alla ristorazione e non è un luogo comune. Quello che è peggio, è che il riciclaggio di denaro sporco, attività che conducono da decenni, ha generato soldi che sono stati investiti in attività lecite. Cosa che rende ancora più difficile il lavoro degli inquirenti”.

Eppure, ancora oggi tra l’opinione pubblica il fenomeno è percepito come un problema lontano dalla nostra realtà. Da qui la necessità di studiare questo fenomeno, anche a livello scientifico, e sensibilizzare la popolazione.

Studiare per conoscere

Fisicamente, l’Osservatorio si trova nel Campus dell’Usi a Lugano. Il centro offre a studenti e ricercatori la possibilità di consultare l’archivio costruito con tanta fatica in questi anni, il cui “cuore” è costituito dalla raccolta dei casi giudiziari noti degli ultimi 50 anni, più o meno legati al Ticino e, limitatamente all’ultimo decennio, al resto della Svizzera.

“Le inchieste sulle mafie italiane catalogate finora – ricorda ancora Francesco Lepori – sono quasi un centinaio, per un totale di oltre 400 persone coinvolte a vario titolo”. Ogni dossier (composto da atti giudiziari, articoli di stampa, servizi televisivi e radiofonici, fotografie) è disponibile sia in versione digitale, sia in forma cartacea.

Oltre alla cura dell’archivio, l’Osservatorio punta anche a organizzare sul territorio diverse attività di carattere formativo e divulgativo destinate, da una parte, a individuare le questioni problematiche di carattere sostanziale e processuale, offrendo al contempo possibili soluzioni in una prospettiva di riforma normativa e, dall’altra, a promuovere nella popolazione, e soprattutto nei giovani, la conoscenza del tema e l’educazione alla legalità.

Il primo di questi appuntamenti è fissato per il 16 settembre prossimo, nel quadro dei festeggiamenti per il 25esimo dell’USI, con un convegno intitolato “Tracce della criminalità organizzata in Ticino tra passato e presenteCollegamento esterno“.

Nel video l’intervista al responsabile operativo dell’Osservatorio ticinese sulla criminalità organizzata, Francesco Lepori.


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