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Uccisi probabilmente per errore terroristi individuati online

Tre militanti jihadisti armati.
Individuazione di terroristi problematica. KEYSTONE

Sono spesso infondate, indica una ricerca condotta a Ginevra, le informazioni desunte dalla rete per combattere il fenomeno terroristico.

L’eliminazione di terroristi identificati online è problematica per il diritto internazionale e fonte di probabili errori, secondo quanto rivela uno studio condotto all’Università di Ginevra

L’analisi dei social network, scrivono le persone autrici di questa ricerca pubblicata sul Journal of Conflict and Security Law, “non dovrebbe essere lo strumento predominante, o addirittura l’unico, utilizzato per decisioni definitive come l’eliminazione fisica”.

Una conclusione cui è giunto un team di ricercatori e ricercatrici – esaminando un insieme di rapporti accademici e di articoli di storici, avvocati e giornalisti – che ha valutato la frequenza, le modalità e gli scopi dell’analisi delle reti sociali nelle operazioni antiterrorismo.

Incongruenze a livello di norme

Dagli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, tali operazioni sono state spesso equiparate – in termini legali – ai conflitti internazionali. Ma, come sottolinea il coautore dello studio Michael Moncrieff, combattere Al-Qaida in Afghanistan o il gruppo dello Stato islamico (IS) in Siria non è la stessa cosa di un conflitto tradizionale.

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Il diritto internazionale umanitario richiede infatti che si sappia con chi si ha a che fare, soprattutto quando si tratta di uccidere qualcuno. Esso stabilisce una distinzione fondamentale tra le forze combattenti, che sono le sole a poter essere legalmente prese di mira, e gli altri.

In effetti, alcuni gruppi cosiddetti terroristici soddisfano i criteri di un “gruppo armato organizzato”, spiega il ricercatore, e possono quindi essere considerati impegnati in un conflitto armato.

Non bastano gli interventi sui social media

La questione diventa spinosa quando l’analisi delle reti sociali viene utilizzata per colmare una lacuna informativa. L’appartenenza di un individuo a un determinato gruppo viene quindi stabilita in base al tipo di relazione o alla frequenza dei contatti con un particolare terrorista, noto o sospetto.

Da un punto di vista legale, tali criteri di prossimità sono però insufficienti per incriminare un individuo, affermano gli autori. “Anche se qualcuno ha ripetuti contatti online con un terrorista, ciò non lo rende necessariamente un membro del gruppo”, afferma Michael Moncrieff.

Azioni letali condotte da droni

L’analisi delle reti sociali è considerata particolarmente problematica se viene utilizzata per guidare operazioni letali, come quelle condotte con droni: secondo alcuni esperti/e, il 90% degli attacchi con questi apparecchi si basa almeno in parte su queste indagini. Diverse testimonianze tendono a dimostrare che gli errori in simili situazioni sono stati relativamente frequenti, soprattutto in Afghanistan.

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Allo stesso modo, le testimonianze provenienti da una serie di studi indicano che a volte bastano pochi dati approssimativi desunti dal web affinché un individuo venga designato come terrorista e successivamente eliminato.

Questo non significa però, come sottolinea il team di ricerca, che queste analisi debbano essere evitate nella lotta al terrorismo.

Possono essere molto utili per comprendere gli aspetti organizzativi dei gruppi terroristici, anticipare le loro azioni o determinare le reti dei collaboratori.

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