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Una chiara maggioranza in Svizzera è contraria alla privatizzazione di Swisscom

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La compagnia è attualmente detenuta al 51% dalla Confederazione. Keystone / Ennio Leanza

Quasi il 70% degli e delle aventi diritto al voto in Svizzera si oppone alla privatizzazione di Swisscom, secondo un sondaggio commissionato da Syndicom e presentato giovedì. Il sindacato si dice pronto a lanciare un referendum qualora fosse necessario.

Complessivamente il 67% delle persone intervistate nell’ambito del sondaggio rappresentativo condotto dall’istituto gfs.bern si è detto “certamente” o “piuttosto” contrario alla privatizzazione di Swisscom. Il 26% si è invece detto “certamente” o “piuttosto” favorevole a una vendita da parte della Confederazione. Infine, il resto delle persone interrogate era indeciso o non ha risposto.

Il sondaggio mostra una maggioranza di “no” tra i e le simpatizzanti di tutti i partiti e in tutte le regioni linguistiche. L’opposizione è più forte tra i Verdi e il Partito socialista, con percentuali rispettivamente dell’88% e del 69%. Chi sostiene i Verdi liberali è stato meno scettico, con una percentuale di “no” del 57%.

Discussioni sul futuro di Swisscom

La situazione finanziaria della Confederazione è alla base delle discussioni sulla privatizzazione di Swisscom. In un’intervista rilasciata lo scorso maggio alla Neue Zürcher Zeitung, il presidente del Partito liberale radicale (PLR, destra) Thierry Burkart aveva giudicato favorevolmente tale proposta.

“Dovremmo almeno prenderla in considerazione. Il servizio pubblico di Swisscom rappresenta solo una piccola parte della sua attività, che potrebbe essere mantenuta attraverso accordi di prestazione”, aveva dichiarato l’argoviese.

Anche il Consiglio federale sta esaminando il futuro di Swisscom. La Confederazione detiene attualmente il 51% delle azioni della società.

“Ostinazione ideologica”

Syndicom ha sottolineato ai media che la partecipazione maggioritaria della Confederazione in Swisscom garantisce il servizio pubblico in Svizzera e dà all’azienda la stabilità necessaria per sviluppare la sua infrastruttura digitale. Il gigante blu contribuisce inoltre alla sicurezza nazionale e pubblica e versa ogni anno mezzo miliardo di franchi alla Confederazione.

“L’unica cosa che parla a favore della privatizzazione è l’ostinazione ideologica della maggioranza borghese. Se vogliono occupare la Svizzera con questo dibattito superfluo, ce ne rammarichiamo. Ma siamo pronti a impedirlo e siamo fiduciosi di vincere un eventuale referendum”, ha affermato davanti alla stampa il consigliere nazionale socialista lucernese David Roth.

Per questo studio, il gfs.bern ha intervistato telefonicamente 1’007 persone tra il 3 aprile e il 4 maggio. I dati sono stati poi ponderati per essere rappresentativi di tutti gli elettori. Il margine d’errore è del +/-3,1%.

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