Specialisti delle Alpi sostengono la ricostruzione di Blatten
Il villaggio è stato quasi completamente sepolto dalla frana staccatasi due settimane fa.
Keystone-SDA
Dopo la frana che ha sepolto gran parte del villaggio, le e gli abitanti di Blatten (canton Vallese) sperano in un ritorno. I critici ritengono che ciò sia irrealistico. Due specialisti delle Alpi sono invece favorevoli alla ricostruzione del paese distrutto nella Lötschental.
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Keystone-ATS
Il desiderio della popolazione deve essere rispettato per quanto possibile. “Se gli abitanti di Blatten vogliono ricostruire il loro villaggio, questo deve essere sostenuto dalla mano pubblica”, ha dichiarato il geologo e mineralogista bernese Hans-Rudolf Keusen in un’intervista all’agenzia di stampa Keystone-ATS.
Ovviamente è importante l’ubicazione esatta del futuro insediamento. “Sembra difficile nell’area dell’enorme cono di macerie”, ha detto Keusen. Una posizione sicura al di fuori della zona di pericolo è un prerequisito. Ciò richiederebbe chiarimenti geologici e di pianificazione territoriale, ma egli è convinto che la ricostruzione sia “possibile dal punto di vista tecnico”.
Keusen si è anche espresso contro i recenti appelli a trasferire la popolazione montana da zone a rischio a zone sicure a causa dei “crescenti pericoli naturali in montagna”. A suo avviso è importante che l’area culturale delle Alpi rimanga popolata e che la gente non viva soltanto nelle città.
Anche Boris Previšić, direttore dell’Istituto culture delle Alpi di Altdorf (canton Uri), ritiene che sia una cattiva idea abbandonare intere valli a causa dei rischi naturali. Nel caso di Blatten ci sono buone ragioni per ricostruire il villaggio, purché ciò sia possibile in un luogo sicuro.
Secondo Previšić, il fattore decisivo sia per la ricostruzione che per il reinsediamento è che si tratti di un’alternativa valida che promuova la coesione sociale.
Egli ritiene inoltre che sia importante tornare a considerare maggiormente la regione alpina come qualcosa di dinamico. Ad esempio, ci si chiede se la popolazione residente in montagna possa tornare a essere più mobile, come in passato, per poter evitare i pericoli naturali. Sarebbe tra l’altro ipotizzabile applicare il concetto di agricoltura a tre livelli – villaggio di montagna, pascolo di media quota e alpeggio – alle abitazioni.
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