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Gestione della pandemia, cala la fiducia nel governo federale

Berset
Il ministro della sanità Alain Berset, uno dei principali volti della lotta al coronavirus in Svizzera. Keystone / Peter Klaunzer

Dall'inizio della pandemia le decisioni su come frenare i contagi sono state al centro del dibattito anche in Svizzera. Un'importante erosione della fiducia nel Governo emerge dal quinto sondaggio sul tema realizzato per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SRG-SSR).

L’istituto Sotomo, per conto della SRG-SSR, ha interpellato 34’925 persone in tutta la Svizzera chiedendo opinioni su diversi aspetti della gestione della pandemia. In particolar modo, dallo studio emerge che la fiducia della popolazione nel governo è nettamente in calo rispetto alla prima parte dell’anno. 

È tuttavia importante notare che i dati del quinto “SRG Corona Monitor” sono stati raccolti tra il 23 e il 28 ottobre e risalgono dunque a prima che il Consiglio federale, di fronte al recente aumento dei contagi, introducesse nuove misure di contenimento a livello nazionale, in vigore dal 29 ottobre.

Grafico misure
swissinfo.ch

Globalmente, questi provvedimenti (vedi riquadro) sembrano essere in armonia con quanto auspicato dagli interpellati. Misure più strette, come ad esempio l’introduzione di “mini-lockdown”, risultano invece molto più controverse e dividono la popolazione in due gruppi di simili dimensioni. 

La pubblicazione diffusa venerdì è uno studio in fase avanzata,  quella definitiva sarà pubblicata la prossima settimana. Qui di seguito, una panoramica dei punti più salienti.

Mascherine

Inizialmente viste con scetticismo, le mascherine godono del sostegno degli svizzeri, ma ci è voluto del tempo. Oggi più dei tre quarti di chi ha partecipato al sondaggio si è detto favorevole all’uso obbligatorio delle mascherine nei negozi, ma ancora in giugno il 63% era contrario.

Eventi e chiusure anticipate

Le cosiddette misure di “slow down” (rallentamento), quali le chiusure anticipate dei ristoranti e il limite di persone che possono partecipare a eventi pubblici e privati sono tra le principali novità introdotte a livello nazionale questa settimana.

Dal sondaggio emerge che in generale la popolazione è d’accordo con quanto deciso dal governo. Due terzi degli interpellati si dice a favore della chiusura alle 23:00 e altrettanti la vedrebbero di buon occhio già alle 22:00.

Il 66% si è detto anche d’accordo con il limite massimo di 10 persone per eventi pubblici o privati. Il governo ha introdotto questo limite solo nella sfera privata e questo, secondo l’Istituto Sotomo, dimostra che la popolazione è preparata anche a provvedimenti più incisivi.

Se si considerano le diverse fasce di età, si nota che lo scetticismo maggiore rispetto a queste limitazioni è tra le persone tra i 25 e i 44 anni. Un’accettazione più ampia, che ha sorpreso i sondaggisti, è stata riscontrata tra i più giovani (15-24 anni).

Una chiara maggioranza è anche favorevole alle restrizioni di attività musicali e sportive. Il 68% è a favore del divieto di cori e filarmoniche e il 63% allo stop alle attività sportive in cui la distanza fisica non può essere garantita.

Il servizio del TG:

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I “Mini lockdown” dividono

Nei giorni precedenti all’introduzione delle nuove misure, molti ritenevano che il governo si sarebbe spinto più in là, decretando confinamenti di breve durata, dei “mini lockdown” simili a quelli di Francia e Germania.

Così non è stato e, se si dà fede al sondaggio, circa metà della popolazione è rimasta delusa. Il 49% sarebbe stato infatti d’accordo con un nuovo arresto delle attività pubbliche, economiche e sociali per bloccare i contagi.

I favorevoli sono soprattutto gli esponenti delle fasce più anziane della popolazione, i contrari sono perlopiù le persone tra i 35 e i 44 anni.

Se si osservano le regioni linguistiche, si nota che gli svizzerotedeschi sarebbero meno propensi a un nuovo lockdown (46% favorevole o piuttosto favorevole) rispetto a francofoni (53%) e italofoni (55%).

Il divario è però più evidente a dipendenza dell’orientamento politico, con la destra tendenzialmente contraria a una chiusura, la sinistra favorevole. A questo lato dello spettro troviamo i sostenitori del Partito socialista, con una percentuale di favorevoli o piuttosto favorevoli del 67%, dall’altro i simpatizzanti dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) tra i quali si registra un 53% di contrari e un 13% di piuttosto contrari.

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Troppo o troppo poco

In tutte e cinque le fasi del sondaggio è stato chiesto se il governo si sia comportato in maniera adeguata, avendo preso misure troppo blande o, al contrario, esagerate in rapporto alla situazione. E questo su tre temi: limitazione della libertà di movimento personale, chiusura di negozi e servizi e misure per attenuare le perdite salariali.

Se fino in giugno la maggioranza ha ritenuto appropriato l’operato del governo, ora non è più così.

Prendendo in considerazione i primi due temi, si nota come la percentuale di chi ritiene che il governo stia facendo troppo poco è direttamente proporzionale al numero dei contagi. Bassa durante il periodo estivo, relativamente tranquillo, alta durante la prima ondata e in ottobre.

È tuttavia sorprendente notare che la proporzione di chi ritiene che siano stati adottati provvedimenti sproporzionati non ha cessato di aumentare. A livello di opinione pubblica, attualmente il governo si trova dunque tra l’incudine e il martello.

Per quello che riguarda gli aiuti per chi si è trovato in difficoltà economica, sono pochi coloro che ritengono che si sia andato oltre il necessario. Gli svizzeri si dividono tra chi pensa che il governo abbia preso misure adeguate (43%) e chi ritiene che non abbia fatto abbastanza, almeno sotto certi aspetti (50%).

Erosione della fiducia

Fino alla fine della “situazione straordinaria” in giugno, gli interpellati hanno sempre espresso fiducia nell’autorità federale. I dati attuali mostrano un netto cambio di tendenza. Nei giorni prima dell’introduzione delle nuove regole, il 29 ottobre, solo il 37% degli svizzeri ha detto di avere fiducia nell’operato del governo sulla gestione della pandemia.

La più bassa percentuale è nella Svizzera italiana (30%), la più alta in quella francese (42%), la più colpita dal coronavirus. Nella Svizzera tedesca, il 36% della popolazione dichiara di fidarsi del governo, ma questa regione è quella che ha visto l’erosione di consenso più grande. In marzo,  infatti,  a ritenere il governo degno di fiducia era ben il 68% dei germanofoni, contro il 46% di francofoni e italofoni.  

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Voglia di centralizzazione

Un ultimo aspetto sottolineato dal sondaggio è che, se la poca fiducia nel governo federale è poca (il già citato 37%), quella per il proprio cantone è ancora minore (27%).

Nei giorni precedenti all’introduzione delle nuove misure a livello nazionale, ben il 67% degli interpellati era dell’opinione che ci fosse bisogno di linee guida univoche e generalizzate da parte del governo. Ora che queste sono state introdotte, si ridurrà anche il malcontento della popolazione? Lo scoprirà probabilmente nei risultati del prossimo sondaggio che dipenderanno, naturalmente, anche dall’eventuale crescita o calo dei contagi.

tvsvizzera.it/Zz con RSI (TG del 30.10.2020)

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