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Il personale sanitario dice basta

manifestanti con mascherina
"Stufi di essere spremuti come limoni", si può leggere sullo striscione appeso davanti all'ospedale Pourtalès di Neuchâtel, da dove è partita la settimana di protesta del personale sanitario. Keystone / Laurent Gillieron

Per denunciare le condizioni di lavoro precarie del personale sanitario confrontato con la crisi del coronavirus, sono state indette azioni di protesta in tutta la Svizzera. In particolare, vengono chiesti un bonus Covid-19, ossia uno stipendio supplementare, e migliori condizioni lavorative.

Le infermiere e gli infermieri e più in generale tutto il personale impiegato nel settore sanitario sono stanchi. Stanchi degli applausi alle finestre che non sono seguiti da azioni concrete per sostenerli.

“Applaudire va bene, agire è meglio”, riassume il sindacato Unia invitando chi lo desidera a partecipare alla manifestazione in programma il 31 ottobre a Berna in Piazza federale.

“All’inizio di questo periodo invernale, le malattie e l’esaurimento del personale sono segnalati quasi ovunque nelle istituzioni sanitarie”, scrive l’alleanza delle professioni della salute “Insieme al personale sanitario” a margine di una conferenza stampa organizzata a Neuchâtel, dove lunedì è stata organizzata la prima azione di protesta, che proseguirà nel corso della settimana in altre località della Svizzera.

Occorre quindi “che le disposizioni di legge relative all’orario massimo di lavoro e ai periodi di riposo non siano nuovamente sospese”.

L’alleanza denuncia “il mancato riconoscimento” di chi è in prima linea contro la pandemia. Le autorità politiche e i datori di lavoro devono ora accordare la massima protezione agli operatori sanitari piuttosto che sopprimere i loro diritti, come nel corso della prima ondata, quando questi lavoratori erano confrontati con una carenza di materiale di protezione.

Tre saranno quindi le rivendicazioni al centro di questa settimana di protesta: un bonus Covid-19 sotto forma di un salario mensile aggiuntivo per il personale sanitario, più diritti sul posto di lavoro – maggiore partecipazione e migliore protezione – nonché migliori condizioni, per l’applicazione della legge sul lavoro e contro l’obbligo di rilevare precisamente il tempo dedicato alle cure.

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Ondata di malcontento

A dare il via alla settimana di protesta è stata Neuchâtel con un’azione organizzata davanti all’ospedale Pourtalès tra le 10.30 e le 12.00 dove, secondo un fotografo di Keystone-ATS vi erano presenti circa 25 persone – dieci dipendenti e 15 sindacalisti. Secondo questi ultimi il personale non ha avuto l’autorizzazione a uscire per manifestare. Anche a Lucerna circa 25 persone si sono riunite prima della seduta del parlamento cantonale, mentre in Ticino i sindacati hanno organizzato una conferenza stampa a Bellinzona.

Altre azioni si svolgeranno, “nel rigoroso rispetto delle misure di protezione”, martedì a Ginevra, Basilea e Lucerna, mercoledì a Losanna, Frauenfeld (Turgovia) e Aarau, giovedì a Friburgo, Zurigo, San Gallo e nella Svizzera centrale. A Berna sabato in piazza federale si terrà la giornata definita di azione nazionale all’insegna del motto “Ora più che mai” che ha già raggiunto un numero massimo di partecipanti registrati secondo un concetto di protezione approvato dalle autorità, indica l’alleanza sul suo sito web.

Necessaria “reazione forte”

Intanto, sul fronte della pandemia il ministro della sanità Alain Berset si trovava lunedì proprio in un ospedale, quello universitario di Losanna.

Berset ha espresso “molta comprensione” per le rivendicazioni del personale sanitario, ma ha soprattutto preparato il terreno in vista delle nuove misure che il Governo dovrebbe annunciare mercoledì, sottolineando la necessità di “una reazione forte”.

Il consigliere federale non ha precisato quali potrebbero essere questi provvedimenti (anche se nei giorni scorsi si è parlato tra le altre cose di un obbligo generalizzato di mascherina), ma si è limitato a spiegare che saranno “complementari” a quelli presi in questi ultimi giorni nei cantoni e che dovranno permettere di evitare “chiusure brutali dell’economia” come accaduto in primavera.

Nel servizio gli ultimi dati sulla diffusione del virus e l’appello di Alain Berset:

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Tra gli ultimi provvedimenti adottati spicca quello del Ticino. Lunedì le autorità cantonali hanno introdotto l’obbligo di mascherina all’aperto nel caso in cui le distanze non possono essere mantenute e decretato lo stop agli sport amatoriali con contatto.

Inoltre, come già deciso in altri cantoni, ai tavoli dei ristoranti potranno sedere al massimo quattro persone, fatta eccezione delle famiglie, mentre per le feste private vige un limite di 15 persone.

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tvsvizzera.it/mar/ats con RSI 

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