Gli psicologi suonano (di nuovo) il campanello d’allarme
La seconda ondata della pandemia sta avendo pesanti effetti su una popolazione che si stava lentamente riprendendo dal semi-confinamento della primavera.
Nell’ultima indagine condotta dall’Università di Basilea tra l’11 maggio, data della riapertura di bar, ristoranti e altre attività, e il primo giugno, il 40% degli intervistati si era detto più stressato rispetto a prima della crisi del coronavirus. Durante il semi-confinamento, la proporzione era del 50%.
Per le ultime settimane non esistono dati, ma gli psicologi notano, oltre a un aumento delle consultazioni, un’esasperazione generale, che si traduce in stanchezza, depressione, insofferenza e a volte in intolleranza.
“Molti dicono: non ce la faccio più, è solo ottobre e guardando all’inverno tutto ciò che mi diverte e garantisce la mia qualità di vita è o verrà vietato – spiega alla Radiotelevisione svizzera Yvik Adler, copresidente della Federazione svizzera delle psicologhe e degli psicologi. L’ho sentito dire molte volte dai miei pazienti. Alcuni di loro reputano che le misure non siano più proporzionate, che ne siano in balia e quindi si arrabbiano. Il mio timore è che questa situazione non possa più essere tollerata a lungo. per questo occorre comunicare bene e ragionare altrettanto bene alle misure”.
tvsvizzera.it/mar con RSI (TG del 26.10.2020)
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