Tutti arruolati per il bene comune
Un gruppo di giovani svizzeri propone di introdurre per tutti, uomini e donne, l'obbligo di prestare servizio per un certo numero di giorni in favore della difesa, della società o dell'ambiente. Il lancio di un'iniziativa popolare per questo 'servizio di cittadinanza' è previsto per il prossimo anno.
L'esercito svizzero ha un problema di effettivi. Sempre più giovani scelgono il servizio civile, per essere ammessi al quale è sufficiente la cosiddetta prova dell'attoLink esterno, ovvero la disponibilità a impegnarsi per un periodo ben più lungo di quello militare.
Mentre la politica si interroga su come rendere meno allettante il servizio "alternativo", un'associazione chiamata Service citoyenLink esterno propone di cambiare del tutto il sistema: militare, protezione civile, servizio volontario nei pompieri e servizio civile sarebbero tutti riconosciuti, senza gerarchia, come 'servizio di cittadinanza'.
"Lo Stato siamo tutti noi e insieme dobbiamo impegnarci per il bene comune", riassume la co-presidente Noémie Roten.
Anche in politica
Noémie ha prestato servizio militare e non è contro l'esercito, come non lo sono (almeno non tutti) la sessantina di giovani svizzero tedeschi e svizzero francesi aderenti all'associazione. È convinta che l'idea di 'Service citoyen' risolverà il problema degli effettivi poiché "raddoppia il bacino di reclutamento".
Tra i servizi riconosciuti, figurerebbero anche alcune cariche pubbliche. In Svizzera, in effetti, i politici sono in buona parte di milizia, così come i pompieri. Entrambe le categorie, ogni anno che passa, fanno più fatica a trovare nuove leve; il 'Service citoyen' potrebbe facilitarne il reclutamento.
In definitiva, ritiene l'associazione, si contrasterebbe la "tendenza all'individualizzazione della società".
Ma non tutti sono d'accordo: Mark Schenker, professore di Economia e finanza all'Università di Friburgo, dubita che si possa creare uno spirito di milizia combinandolo a un obbligo legale.
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