Peste suina africana, la Svizzera si prepara al peggio
Una carcassa di cinghiale nel sacco e un'area da disinfettare: per ora è solo un'esercitazione, ma la peste suina africana si avvicina pericolosamente anche alla Svizzera.
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È probabilmente solo questione di tempo prima che la peste suina africana faccia la sua comparsa anche in Svizzera. Le autorità federali e cantonali si stanno preparando.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Presente in Germania e in Italia, a 60 chilometri dal Ticino, la peste suina africana (PSA), fatale per maiali e cinghiali ma innocua per l’uomo, è sempre più vicina al territorio della Confederazione.
La PSA, spiega l’USAV, è un’infezione virale che interessa suini e cinghiali e contro cui non esiste vaccino. Se compare la malattia occorre abbattere l’intero effettivo di animali.
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Carcasse di cinghiali positivi al virus della peste suina sono state rinvenute tra Piemonte e Liguria. La paura è che ora la malattia si diffonda.
La lotta diventa molto difficile quando una simile patologia colpisce i cinghiali: il virus è altamente resistente e può sopravvivere per diversi mesi nelle carogne degli animali e rimanere infettivo per più di sei mesi nei prodotti a base di carne di maiale o di cinghiale congelata, essiccata o salata (ad esempio prosciutto crudo o salsicce). Tuttavia, questi alimenti possono essere consumati senza timore in quanto il virus è innocuo per l’uomo.
Attenzione ai prodotti a base di carne
Oltre agli spostamenti transfrontalieri di cinghiali, attualmente, il rischio principale d’introdurre la malattia in Svizzera è legato all’eliminazione non sicura di prodotti contaminati dal virus. Quest’ultimo può infatti essere trasportato su lunghe distanze con le provviste da viaggio.
I panini avanzati portati con sé dalle regioni colpite dalla PSA e gettati a terra nelle aree di sosta o in cestini aperti sono una fonte di cibo molto apprezzata dai cinghiali. È quindi essenziale che i rifiuti alimentari vengano smaltiti in cestini chiusi.
Gettare nell’ambiente prodotti alimentari contenenti carne infetta rappresenta la via di contaminazione più comune: i cinghiali o i suini possono mangiare questi rifiuti e generare un nuovo focolaio infettivo.
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In caso di focolaio di PSA nei cinghiali, la strategia elvetica di contrasto prevede tre punti principali: creare una zona di rifugio per evitare che diffondano la malattia, cercare ed eliminare le carcasse per evitare che il virus sopravviva nell’ambiente e, se necessario, ridurre intensivamente la popolazione di cinghiali.
Inoltre, i Cantoni possono limitare l’accesso alle foreste nelle zone a rischio e adottare le seguenti misure: divieto di gettare i rifiuti alimentari nella natura e di lasciare i sentieri forestali, obbligo di tenere i cani al guinzaglio, interruzione della caccia.
Comparsa per la prima volta in Georgia nel 2007, poi nei Paesi baltici e in Polonia nel 2014, la PSA si è diffusa a ovest fino alla Germania. Sono state osservate anche introduzioni localizzate, tra cui una nel Piemonte meridionale che si sta diffondendo dal gennaio 2022 e attualmente si trova a 60 km a sud del Ticino.
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