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Ombre sull’acquisto di cento Leopard dalla Ruag in Italia

Un Leopard I con sullo sfondo le montagne imbiancate.
Si torna a parlare della compravendita dei Leopard I della Ruag. KEYSTONE/© KEYSTONE / PETER KLAUNZER

Una perizia evidenzia criticità dal profilo formale nella transazione riguardante i carri armati comprati dall'azienda elvetica di armamenti Ruag. Proprio martedì è filtrata la notizia delle dimissioni del presidente Nicolas Perrin.

Dagli approfondimenti eseguiti dal Controllo federale delle finanze (CDF) è emerso che l’acquisto nel 2016 di 100 Leopard I di seconda mano (e pezzi di ricambio) dall’esercito italiano per 4,5 milioni di euro (più di 5 milioni di franchi dell’epoca) è stato effettuato senza l’autorizzazione della direzione del gruppo Ruag (Ruag MRO Holding).

La transazione, indica l’organo di vigilanza federale, non è menzionata in alcun verbale della direzione o dei proprietari di Ruag MRO (formalmente responsabili per gli acquisti di valore superiore a 5 milioni) ed è priva della ratifica, ritenuta necessaria dai controllori federali, del Consiglio di amministrazione del’azienda stessa.

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L’audit evidenzia anche, riferisce una nota del Dipartimento federale della difesa (DDPS), che Ruag MRO, di cui è proprietaria la Confederazione, debba correggere immediatamente le lacune manifeste che esistono a livello della sua organizzazione, dei suoi processi e delle sue attività commerciali. Affinché Ruag MRO possa adempiere ai suoi compiti su basi sane e con nuove forze, indica Berna, il presidente del cda Nicolas Perrin ha deciso di dimettersi, in accordo con il DDPS.

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Le tappe della vicenda

Nell’agosto 2017, Ruag Defence ha firmato un contratto quinquennale con la società di logistica Goriziane per lo stoccaggio dei 100 carri armati a Villesse (Gorizia), al confine con la Slovenia, che aveva appena acquistato.

In proposito il CDF si dice sorpreso dal fatto che Ruag abbia valutato il prezzo dei 100 carri armati a 0 franchi (mentre l’Italia aveva indicato un valore compreso tra 5’000 e 10’000 franchi per unità). Successivamente, tra il 2018 e il 2020, Ruag ha venduto pezzi di ricambio attraverso la sua società in Germania, generando un fatturato di quasi 4 milioni.

Nonostante all’epoca si fossero fatti avanti sei soggetti interessati all’acquisto dei blindati, in quegli anni non è stato firmato alcun contratto di vendita. Solo Goriziane ha comprato quattro veicoli – che secondo documenti della Ruag non ha ancora pagato – mentre gli altri 96 blindati sono ancora in Italia.

Dubbi sull’operato della filiale tedesca

A insospettire il CDF è inoltre il coinvolgimento della filiale tedesca del gruppo, Ruag Germania, nell’operazione che ha prolungato il contratto di affitto con Goriziane nell’aprile 2021 senza possibilità di disdetta, aumentando peraltro i costi di locazione da 5’000 a 18’000 franchi al mese.

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È difficile capire perché Ruag Germania abbia apportato questa modifica economicamente sfavorevole, sostiene l’organo di controllo federale. Inoltre, vista la sua durata (oltre cinque anni), il contratto avrebbe probabilmente dovuto essere approvato dalla direzione di Ruag Svizzera.

Berna all’oscuro

La direzione e il cda di Ruag hanno più volte sollevato la questione della conformità dello stock di carri in Italia con le esigenze del proprietario, ossia la Confederazione. Il presidente del cda aveva detto nel giugno 2020 che avrebbe informato il Governo.

Comunicazione tardiva

Ma, secondo le informazioni fornite al CDF dalla Segreteria generale del Dipartimento federale della difesa (DDPS), non è stata fornita alcuna comunicazione in merito prima del gennaio 2023, quando Ruag ha presentato la domanda di vendita dei restanti 96 carri armati.

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Un altro aspetto critico riguarda i rapporti con la società Global Logistics Support (GLS), che ha acquistato 25 dei 96 Leopard 1 per 500 euro l’uno, ma non ha fatto valere il suo diritto di proprietà fino al 13 febbraio 2023, quando Ruag li ha venduti al fabbricante tedesco Rheinmetall, coproduttore del Leopard 1, interessato a questo tipo di carri armati in seguito al conflitto in Ucraina, dove sarebbero dovuti essere consegnate all’esercito di Kiev.

Ruag – è cronaca recente – ha poi presentato una domanda di esportazione alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e il Governo federale è stato informato delle intenzioni di rivendita già nel gennaio 2023 ma la richiesta, priva dell’avallo del cda, è stata respinta dall’esecutivo nel giugno 2023.

Da notare che il DDPS aveva dato il suo consenso alla richiesta di esportazione in Germania, prima di essere contraddetto dal Consiglio federale.

DDPS “irritato”

In merito all’intera vicenda, su cui ha fatto luce la perizia dei controllori federali, il Dipartimento federale della difesa (DDPS) afferma di prendere sul serio le lacune emerse in questo affare e di essere “irritato” per i costi supplementari.

Ruag MRO sottolinea in proposito che l’acquisto e la gestione dei Leopard sono avvenuti in un periodo delicato, che coincide con lo scioglimento di Ruag. Attualmente è anche in corso un’indagine interna.

Un sospetto caso di frode

Ma c’è di più, oltre alle questioni di natura formale relative alla vendita dei 100 Leopard I: si profila infatti un caso di corruzione nei confronti di un ex manager della Ruag.

La procura di Verden, in Germania, sta indagando su di lui e su altre quattro persone per sospetta corruzione nel commercio di pezzi di ricambio per carri armati. Un documento interno di Ruag rivela che l’ex dipendente è accusato di aver fatto affari illeciti con componenti dei carri armati.

Queste accuse non rientrano nell’attuale indagine sul controllo finanziario. Tuttavia, oltre alle indagini in Germania, è in corso un’indagine separata in Svizzera da parte dell’Ufficio federale di revisione contabile e di uno studio legale.

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