“Oltre il 90% della popolazione svizzera sottovaluta il rischio di un terremoto”
Un fenomeno sottovalutato nella Confederazione.
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La popolazione elvetica non tiene nel giusto conto la possibilità che un terremoto colpisca una parte del Paese.
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Le proposte del Consiglio federale per far fronte a uno scenario sismico non convincono e una grande maggioranza della popolazione sottovaluta i rischi di un terremoto nel Paese. È l’opinione dell’Associazione svizzera d’assicurazioni (ASA), organizzazione che riunisce 70 imprese del ramo.
“Oltre il 90% degli svizzeri sottovaluta il rischio di un terremoto di media intensità in Svizzera”, afferma Clemens Markstein, CEO di Baloise e membro del comitato direttivo dell’ASA, citato in un comunicato odierno. Il dirigente fa riferimento a uno studio commissionato dall’organismo stesso all’istituto di ricerca Sotomo: sebbene la probabilità che nella Confederazione si verifichi un sisma di magnitudo 5 o 6 della scala Richter nei prossimi 50 anni sia dell’80% la possibilità di una simile catastrofe viene considerata ben poco minacciosa per la popolazione, assai meno di frane e inondazioni.
Questo si rispecchia anche nella scelta della copertura assicurativa. Benché, secondo il sondaggio Sotomo, circa tre quarti della popolazione consideri la sicurezza finanziaria degli stabili a uso abitativo contro i danni sismici piuttosto o molto importante, un’indagine interna dell’ASA mostra che solo il 23% del valore assicurabile degli immobili è effettivamente coperto da polizze contro i terremoti. Markstein ne deduce quindi che in Svizzera non si sta facendo abbastanza per la sensibilizzazione della popolazione. Eppure il potenziale sarebbe enorme: “La volontà di assicurarsi, in modo autoresponsabile, contro il rischio sismico c’è e va sfruttata”, argomenta il manager 54enne con studi alle università di Karlsruhe e San Gallo.
La strategia del Governo
Come si ricorderà il Consiglio federale nella sua seduta dello scorso 13 dicembre ha inviato al parlamento un messaggio di legge sul tema. Concretamente i proprietari di stabili dovrebbero contribuire ad alimentare un fondo, mediante un contributo ad hoc, destinato alla riparazione dei danni causati da un terremoto. Una soluzione, questa, che non piace all’ASA, che non esita a parlare di “un passo nella direzione sbagliata”.
Secondo l’organizzazione l’approccio scelto non va infatti considerato come previdenza o addirittura assicurazione. “Si tratta piuttosto di una soluzione apparente, la cui applicabilità nel caso in cui si verifichi l’evento non è certa”, sostiene Markstein. Non solo, comporterebbe anche un immenso onere amministrativo: in una situazione già tesa, una tassa supplementare non sarebbe certo applicabile. Inoltre, aggraverebbe ulteriormente la difficile situazione economica se la Svizzera dovesse finanziare la ricostruzione con i propri mezzi senza poter ricorrere ai mercati riassicurativi globali.
Stando all’esperto ci sono però delle alternative. “Il rischio sismico è facilmente assicurabile, si è affermato come ramo assicurativo in tutto il mondo”. Quindi stando all’ASA – che quest’anno festeggia i 125 anni – prima di introdurre una tassa supplementare come “soluzione apparente”, bisognerebbe innanzitutto investire in una maggiore sensibilizzazione della popolazione e, se necessario, valutare un abbinamento obbligatorio dell’assicurazione contro i terremoti e quella contro gli incendi. “Con la sua assicurazione contro i danni causati dagli elementi naturali riconosciuta a livello mondiale, il settore assicurativo elvetico ha già un’ottima esperienza in questo campo, che è lieta di mettere a disposizione”, conclude il professionista.
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