Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
La passione per i libri fa fare cose strane. Io, per esempio, quando viaggio per il mondo non posso non entrare in almeno una libreria e quasi sempre compro qualcosa. Ma non sono mai arrivata a spendere 10'000 euro in una volta sola. C’è però chi se lo può permettere: la scorsa settimana un cliente ha talmente amato la selezione di opere esposta in una delle vetrine della storica libreria Hoepli di Milano che ha deciso di comprarla in blocco, spendendo poco meno di 10'000 euro. In seguito, ha caricato le opere sul taxi e se n’è andato. Non so voi, ma io sarei molto curiosa di vedere la sua libreria di casa.
Se alla lettura dei libri preferita quella di notizie, ve ne lascio una selezione qua sotto.
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Il Tribunale penale federale (TPF) ha condannato il CEO di Petrosaudi a sette anni di reclusione, in relazione allo scandalo che ha coinvolto il fondo sovrano della Malaysia 1MDB. Tarek Essam Ahmad Obaid era accusato, assieme al suo braccio destro, di aver sottratto e riciclato almeno 1,8 miliardi di franchi per arricchirsi.
L’altro imputato è stato condannato a sei anni di detenzione. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) aveva chiesto dieci anni per il CEO, che oltre a quello saudita è in possesso anche di un passaporto rossocrociato, e nove anni per il suo vice, cittadino elvetico e britannico. Le sentenze non sono definitive e possono essere impugnate davanti alla Corte d’appello del TPF.
Il fondo statale malese 1MDB è stato oggetto di una delle più grandi frodi finanziarie degli ultimi anni, rivelata nel 2015 da un’inchiesta giornalistica. Dalle casse di 1MDB sparirono 4,5 miliardi di franchi usati in casi di corruzione, per alimentare i fondi neri dell’ex premier malese Najib Razak e per acquistare quadri, gioielli e immobili.
La vicenda ha avuto ripercussioni anche nella Confederazione: la FINMA stabilì che diverse banche (comprese UBS e Credit Suisse) vennero meno ai loro doveri di sorveglianza e di lotta contro il riciclaggio e pronunciò numerose sanzioni, decretando anche la sparizione della BSI (Banca della Svizzera italiana) nel 2017.
- La notizia riportata dal portale RSI InfoCollegamento esterno.
- Dagli archivi di SWI swissinfo.ch: “I più grandi scandali dei capitali in fuga in Svizzera”.
- “La Svizzera resta un rifugio privilegiato per il denaro sporco del Sud”: un articolo del mio collega Samuel Jaberg.
Il Consiglio federale vuole abolire il divieto di costruzione di nuove centrali nucleari adottato nel 2017. Oggi ha annunciato l’elaborazione di un controprogetto indiretto Collegamento esternoche tiene conto delle preoccupazioni espresse dall’iniziativa popolare “Elettricità per tutti in ogni momento (stop al blackout)”.
Il Governo condivide l’opinione del comitato d’iniziativa secondo cui l’apertura tecnologica è un prerequisito necessario per assicurare anche a lungo termine la copertura della crescente domanda di elettricità in modo rispettoso del clima e affidabile, spiega un comunicato. “L’attuale divieto di costruire nuove centrali nucleari non è compatibile con l’obiettivo dell’apertura tecnologica e comporta inoltre rischi anche per lo smantellamento degli impianti esistenti”, prosegue la nota.
Le quattro centrali nucleari nazionali attualmente in funzione coprono circa un terzo della produzione totale di elettricità in Svizzera. Dispongono tutte di una licenza d’esercizio a tempo indeterminato e possono rimanere operative finché sono sicure.
Quando queste centrali saranno dismesse, l’elettricità che verrà a mancare dovrà essere compensata da altri impianti di produzione. “È ancora da vedere se il potenziamento delle energie rinnovabili avverrà tanto rapidamente da permettere di sopperire con tempestività alle capacità produttive venute meno e di coprire il fabbisogno elettrico crescente”, scrive il Consiglio federale.
- La notizia riportata dal portale online del Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Dagli archivi di SWI swissinfo.ch, un articolo del mio collega Simon Bradley “L’energia nucleare è pronta a tornare in auge?”
- La presentazione delle centrali nucleari elvetiche sul sito dell’Ispettorato federale della sicurezza nucleareCollegamento esterno.
L’attuazione dell’iniziativa dell’Unione democratica del centro (UDC, destra conservatrice) sull’espulsione degli stranieri che commettono reati gravi, approvata in votazione popolare nel 2010 e in vigore dal 2016, non viene applicata spesso dai Cantoni. Lo rivela un’analisi pubblicata oggi dalle testate del gruppo CH media.
Stando all’art. 66a del Codice penaleCollegamento esterno, tra i delitti passibili di espulsione obbligatoria figurano reati gravi contro la vita e l’integrità della persona, l’integrità sessuale, il patrimonio, lo Stato, la sicurezza e la salute pubbliche e crimini contro l’umanità, ma anche violazioni delle leggi sugli stranieri e sugli stupefacenti. I giudici devono applicare l’allontanamento, fatta eccezione per i casi di rigore.
Stando allo studio che ha analizzato la situazione in 18 Cantoni, basandosi su dati dell’Ufficio federale di statistica (UST), nel 2023 il tasso medio di applicazione dell’espulsione è stato di appena il 58%, con i Grigioni (81%) che si sono rivelati i più rigorosi e il Giura (25%) il più indulgente. Il Ticino (62%) si situa poco sopra la media nazionale. Senza considerare i tassi mancanti relativi a Vaud e Ginevra, i più negligenti risultano tutti cantoni romandi.
Le cifre nazionali variano anche a seconda del reato: mentre tutti gli assassini stranieri condannati devono lasciare il Paese, la quota per chi truffa un’assicurazione sociale o l’aiuto sociale e chi distribuisce materiale pedopornografico è inferiore al 10%.
- La notizia riportata dal portale RSI InfoCollegamento esterno.
- Dagli archivi di tvsvizzera.it: “Non considerare i legami con la patria per l’espulsione di criminali stranieri”.
- I risultati della consultazione popolare del 2010.
Morat (o Murten in tedesco) è il villaggio più bello della Svizzera, almeno stando all’opinione delle lettrici e dei lettori dei settimanali Schweizer Illustrierte, l’Illustré e La Domenica.
A fare la differenza per il comune medievale del canton Friburgo e i suoi 9’500 abitanti sono stati la sua architettura, la natura che la circonda e il suo bilinguismo. Caratteristiche che hanno permesso a Morat di avere la meglio su altri cinque villaggi selezionati dalla giuria: Stein am Rhein (Sciaffusa), Werdenberg (San Gallo), Giornico (Ticino), Bursins (Vaud) e Silvaplana (Grigioni).
Il villaggio del canton Friburgo, che sorge sull’omonimo lago, è famoso soprattutto per la sua architettura medievale e il muro di cinta che ancora lo circonda. L’area è popolata da millenni: le testimonianze archeologiche più antiche risalgono al Mesolitico (8’200 – 5’000 a.C.).
La località è conosciuta anche per la battaglia combattuta il 22 giugno 1476, nel contesto delle guerre di Borgogna, tra i Confederati e i loro alleati e Carlo il Temerario, duca di Borgogna. A uscire vincitori furono i Confederati. La battaglia, considerata l’evento fondatore del canton Friburgo, è tuttora oggetto di commemorazione.
- La notizia riportata dal portale RTS InfoCollegamento esterno.
- La vittoria di Morat su Schweizer IllustrierteCollegamento esterno (in tedesco).
- La battaglia di Morat sul Dizionario storico della SvizzeraCollegamento esterno.
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