La televisione svizzera per l’Italia
Un particolare di un F--35 fermo all aeroporto militare di Emmen

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

la Posta decisamente non è più quella di una volta. Da tempo nessuno utilizza più il detto “come una lettera alla posta...”. E la storia che vi raccontiamo è decisamente macabra: una famiglia del canton Soletta da settimane non riceveva più la corrispondenza. Ha così contattato l’ufficio postale per chiedere lumi. Risposta: il padre di famiglia per la Posta era morto.

La prima morte apparente è avvenuta nel 2021. Nel frattempo, per la Posta il padre di famiglia è morto altre tre volte, sebbene l’uomo fosse vivo e vegeto (e lo è tuttora). La Posta si è scusata più volte ma non ha saputo spiegare quanto successo. 

Disorientati anche i protagonisti della nostra prima notizia odierna. Buona lettura.

Un particolare di un F--35 fermo all aeroporto militare di Emmen
© Keystone / Urs Flueeler

Firmato il contratto per l’acquisto di 36 caccia F-35. Ritirata l’iniziativa contro il loro acquisto.

Tutto in poche ore dopo anni di peripezie parlamentari e popolari. Ieri il capo dell’armamento Martin Sonderegger e il responsabile del progetto Darko Savic hanno firmato a Berna il contratto con il governo statunitense per l’acquisto di 36 aerei da combattimento di tipo F-35A. Un’operazione da 6,035 miliardi di franchi svizzeri.

Gli aerei saranno consegnati tra il 2027 e il 2030 e sostituiranno l’attuale flotta di F/A-18 e F-5 Tiger. Contemporaneamente è stato firmato l’accordo di compensazione grazie al quale il produttore statunitense Lockheed Martin può concludere con l’industria elvetica affari per 2,9 miliardi di franchi che compensino i costi di acquisto.

Meno di 24 ore dopo la firma, il comitato contro gli F-35 ha informato con una nota che, dopo lunghe e intense discussioni e riflessioni, ha deciso di ritirare l’iniziativa popolare. “Una decisione dolorosa e presa con riluttanza”, scrivono i promotori dell’iniziativa.

Un fornello a gas acceso.
Keystone / Marijan Murat

Da inizio anno, la Svizzera ha pagato sei volte più caro il gas naturale importato dall’estero.

Continua a tenere banco il caro-energia. Secondo un’analisi realizzata dall’agenzia Awp basata sui dati del commercio estero pubblicati oggi dall’Ufficio federale della dogana, la Confederazione starebbe pagando a caro prezzo, sul fronte del gas, le conseguenze della guerra in Ucraina e delle relative sanzioni occidentali, a cui si è allineata.

Da inizio anno e sino alla fine di agosto, la Svizzera ha speso 4,4 miliardi di franchi per le importazioni di gas naturale. Una cifra mai vista in precedenza: rispetto allo stesso periodo degli ultimi dieci anni è sestuplicata, malgrado i quantitativi siano simili. Poiché la Svizzera non dispone di impianti di stoccaggio dipende dalle riserve di altri paesi, soprattutto da Germania, Francia e Italia.

Va detto che in confronto ad altre nazioni il consumo di gas in Svizzera è relativamente basso: rappresenta infatti circa il 15% del fabbisogno energetico globale. In Svizzera il gas viene utilizzato principalmente per il riscaldamento e nell’industria. Non ci sono invece grandi centrali a gas per la produzione di elettricità.

Un orologiaio sta mettendo insieme i pezzi di un orologio da polso.
© Keystone / Melanie Duchene

Gli orologi svizzeri piacciono, soprattutto in Oriente. Esportazioni in espansione in Cina e Giappone.

Continua la tendenza positiva della vendita di orologi svizzeri all’estero. Come ha comunicato oggi la Federazione dell’industria orologiera (FH), in agosto le esportazioni si sono attestate a 1,7 miliardi di franchi, il 15% in più dello stesso mese dell’anno scorso.

Su base annua, da inizio 2022, le vendite sono progredite del 12%. Interessante notare il diverso andamento a dipendenza del segmento di prezzo. Vanno forte (+44%) gli orologi a basso costo (fino a 200 franchi) e quelli della fascia alta (oltre 3’000 franchi) che segna un +20%. Rallentano per contro le vendite degli orologi di media gamma.

Chi è l’acquirente più fedele dello Swiss Made? Ad agosto i principali mercati sono stati gli Stati Uniti (+23% a 262 milioni), che per un soffio rimane il principale sbocco delle creazioni elvetiche. Seguono Cina (+15% pure a 262 milioni), Giappone (+48% a 115 milioni), Hong Kong (-8% a 113 milioni), Regno Unito (+11% a 112 milioni) e Singapore (+37% a 107 milioni).

Lo stabile mentre brucia di notte
Police cantonale vaudoise

Domato l’incendio che ha distrutto gli ultimi due piani della stazione invernale Glacier 3000 a Les Diablerets.

“L’incendio è stato spento”, ha dichiarato martedì mattina il CEO di Glacier 3000, Bernhard Tschannen. I primi controlli effettuati indicano che la struttura portante dell’edificio, che si trova a quasi 3’000 metri di altitudine, è in buone condizioni e non ci sarebbe pericolo di crollo. Ulteriori analisi saranno effettuate nei prossimi giorni.

Come detto, il rogo – segnalato intorno alle 4.30 di lunedì – ha distrutto gli ultimi due piani della stazione. Le cause dell’incendio sono ancora sconosciute. Le fiamme sono divampate “probabilmente” al quarto piano, dove si trova un ristorante progettato dall’architetto ticinese Mario Botta. Nessuno si trovava nell’edificio al momento dell’incendio e non ci sono stati feriti.

A spegnere l’incendio hanno partecipato una quarantina di vigili del fuoco. L’esatta entità dei danni deve ancora essere stabilita prima di poter prendere in considerazione la ricostruzione, che non avverrà prima del prossimo anno. Anche senza ristoranti, Bernhard Tschannen si è detto fiducioso che la stagione sciistica possa riprendere come previsto il 5 novembre.


Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR