La televisione svizzera per l’Italia
L aula del Consiglio nazionale.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

L’industria cinematografica nostrana non ha fatto in tempo di gioire della cosiddetta Lex Netflix che un comitato ha già presentato oggi l’intento di lanciare un referendum contro la stessa. Secondo quest’ultimo, la decisione di imporre un obbligo di reinvestire nella produzione di film elvetici indipendenti (il 4% del reddito lordo guadagnato in Svizzera da piattaforme come Disney o Netflix) è infatti da considerarsi una rottura dei principi dell’economia liberale e non deve esserci.

Sembra quindi che si stia aprendo una battaglia a suon di firme tra chi difende il libero mercato contro tutto e tutti e chi vi applicherebbe un’interpretazione più contestualizzata, in nome dell’arte confederata. Comunque la si pensi, anche questa è democrazia!

Intanto, buona lettura con le notizie di oggi.

L aula del Consiglio nazionale.
Keystone / Anthony Anex

Siamo già a metà dell’attuale legislatura e, stando al barometro della SSR, il panorama partitico della Svizzera dovrebbe sopravvivere alla pandemia senza gravi contraccolpi.

A due anni dalle elezioni parlamentari, le intenzioni di voto dell’elettorato elvetico restano infatti sorprendentemente stabili con l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) saldamente in testa, con il 26,6% delle preferenze degli svizzeri.

Seguono il Partito socialista con il 15,8%, il Partito liberale radicale con il 13,6%, quasi a pari merito l’Alleanza di Centro (ex Partito popolare democratico, ossia il partito conservatore di impronta cristiana) con il 13,3% e i Verdi con il 13,2%. Ultimo tra le principali fazioni c’è il partito dei Verdi liberali, il quale ha tuttavia vissuto l’avanzata più importante rispetto agli altri, con un 2% in più rispetto al barometro 2019.

Il sondaggio è stato condotto dall’istituto di ricerca Sotomo per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR) di cui fanno parte SWI swissinfo.ch tvsvizzera.it. Sono 27’967 le persone con diritto di voto in Svizzera che vi hanno partecipato tra il 29 settembre e il 3 ottobre 2021.

Forze dell ordine francesi.
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Faceva il tassista a Ginevra, l’uomo condannato da un tribunale parigino a sette anni di prigione per i suoi forti legami con il terrorismo di matrice islamica.

Si tratta di un 45enne franco tunisino espulso dalla Svizzera nel 2017. La corte lo ha riconosciuto colpevole di avere reclutato e supportato un gruppo di persone pronte a partire per la Siria.

Sulla condanna hanno pesato diversi fattori. In particolare, l’uomo aveva cercato più volte di partire verso aree governate dallo Stato islamico.

Inoltre, l’ex tassista frequentava regolarmente stand di tiro, possedeva armi e aveva partecipato ad un corso su tecniche di sgozzamento.

Hansjörg Wyss.
Keystone / Laurent Gillieron

Torna a far parlare di sé l’imprenditore 86enne Hansjoerg Wyss, nella top tre dei più ricchi della Svizzera, nonché 280esimo tra i più abbienti di tutto il pianeta.

Sebbene viva in America dove ha fatto la sua fortuna con la produzione di macchinari medici, questo filantropo miliardario dall’animo ecologico (ha promesso di devolvere 1,5 miliardi di dollari per la protezione dell’ambiente) è attento anche alla situazione politica rossocrociata.

In un’intervista pubblicata oggi dal Blick, Wyss risponde a domande sul coronavirus, sulle vaccinazioni e sulle misure messe in campo dal Governo. Ma non evita nemmeno le questioni più strettamente partitico-politiche e, dell’Unione democratica di centro – la fazione più critica nei confronti del certificato Covid – dice: “Sono principalmente interessati alla rielezione”.

Il ricco benefattore, solitamente schivo, racconta anche della propria infanzia e smentisce sia stata difficile. “Ai giornalisti piace scriverlo, ma sono cresciuto nelle condizioni migliori che si potessero avere! Quando tornavo da scuola, con tutta la famiglia ascoltavamo le notizie del giorno e passavamo mezz’ora a parlarne. Queste abitudini mi hanno dato molto, ho avuto una grande infanzia”.

Berlino
Keystone / Gero Breloer

Spostarsi da Londra a Berlino per sfruttare al meglio il mercato del lavoro nell’ambito del design e della moda, il tutto partendo da Lugano. E di Berlino, la 26enne Tanja Nagy, si è proprio innamorata all’istante.

La capitale tedesca ha offerto a questa giovane ticinese espatriata in Germania l’apertura mentale e le possibilità lavorative.

Dopo 6 anni vissuti intensamente a Londra, Tanja ora lavora in un atelier berlinese che si occupa di moda e taglie forti, un settore che in Inghilterra faceva meno presa.

I profili degli espatriati presentati questa settimana dal sito della RSI vedono però tra i protagonisti anche Brian Quarta, trasferitosi da Brissago a Quepos, in Costa Rica; Loredana Carboni Rijsenbilt, partita per Singapore o Alessandro Solcà, che ha lasciato Vezia per Los Angeles.

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