Obesità, cambia la diagnosi

Una commissione di 56 medici di tutto il mondo (tra cui anche alcuni dell'Ospedale universitario di Ginevra) Cambiano la definizione e i parametri per la diagnosi dell'obesità per permettere trattamenti più personalizzati.
Nuove indicazioni arrivano dagli esperti internazionali per stabilire quando l’obesità – una “epidemia silenziosa” che colpisce ad oggi oltre un miliardo di persone nel mondo con costi notevoli per i servizi sanitari – diventa una vera malattia.
Cambiano infatti la definizione e i parametri per la diagnosi, prevedendo test più precisi che superano il vecchio concetto di Indice di massa corporea (BMI). È il frutto del lavoro di una Commissione di 56 esperti mondiali, tra cui anche medici degli Ospedali universitari di Ginevra, con l’endorsement di oltre 75 associazioni mediche, i cui risultati sono appena stati pubblicati su The Lancet Diabetes & Endocrinology.
Oltre al BMI, l’attuale approccio medico per la diagnosi, vengono infatti introdotte altre misure del grasso corporeo e si distingue tra due tipi di obesità con lo scopo di garantire un trattamento sempre più personalizzato ed evitare le sovradiagnosi.
In aggiunta al BMI, infatti, viene indicato di eseguire anche misure del grasso corporeo – ad esempio, circonferenza vita o misurazione diretta dell’adipe attraverso la Dexa (scansione della densitometria ossea) – per individuare l’obesità riducendo il rischio di una classificazione errata.
Inoltre, gli autori introducono due nuove categorie diagnostiche di obesità basate su misure oggettive di malattia: obesità clinica (malattia cronica associata con una concomitante disfunzione d’organo dovuta alla sola obesità) e obesità pre-clinica (associata con un grado variabile di rischio per la salute, ma senza patologie concomitanti).
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