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Lo stress è il principale fattore di rischio sul lavoro in Svizzera

Bambino nascosto sotto le coperte del letto
Keystone / Christof Schuerpf

L'indagine nazionale sulla salute rivela quali sono i pericoli più frequenti che lavoratori e lavoratrici incontrano quotidianamente. Nel complesso, ristorazione, edilizia e sanità sono i settori più vulnerabili.

I lavoratori e le lavoratrici svizzeri sono sempre più sotto pressione. Negli ultimi 10 anni, la percentuale di persone stressate sul lavoro è aumentata di 5 punti percentuali, raggiungendo il 23%, secondo i dati pubblicati oggi, giovedìCollegamento esterno, dall’Ufficio federale di statistica (UST).

L’indagine sulla salute in Svizzera (ISS) ha rilevato l’evoluzione tra il 2012 e il 2022 di dieci rischi fisici e di nove categorie di rischi psicosociali. Fra questi, lo stress sul lavoro è quello che ha registrato il maggiore incremento. Oltre la metà delle persone stressate (53%) ha dichiarato di sentirsi emotivamente esausta sul lavoro e presenta un rischio accresciuto di burnout. Il 27% delle persone emotivamente esauste presentava sintomi di depressione, contro il 5% di quelle che non lo erano.

Sul sito della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), il termine è definitoCollegamento esterno come uno stato di totale esaurimento risultante da un particolare processo: all’inizio il soggetto dà prova di grande impegno ed è fermamente intenzionato a mantenere a tutti i costi i propri livelli di rendimento. Prima o poi, però, la grande mole di lavoro e le fasi di riposo troppo brevi sfociano in un vero e proprio sfinimento psichico. Il burnout si sviluppa spesso in modo subdolo e rimane a lungo inavvertito dal soggetto interessato.

Il fenomeno è caratterizzato da tre fattori:

– sfinimento emotivo: considerato il fattore principale, si riferisce a una sensazione si spossatezza emotiva, fisica e mentale. Le persone interessate si sentono completamente prive di energia;

– cinismo o disinteressamento: fattore che designa un atteggiamento di indifferenza o distanza nei confronti del lavoro (clienti, pazienti, mansionario, eccetera);

– calo del rendimento personale: sensazione di essere sempre meno all’altezza della situazione nonostante il grande impegno. Viene meno la fiducia nei propri mezzi.

Sanità e socialità i settori più colpiti

Nel 2022, il 25% delle donne e il 21% degli uomini professionalmente attivi hanno dichiarato di essere spesso o sempre stressati sul lavoro. Rispetto al 2012 le percentuali sono cresciute, soprattutto tra le donne (nel 2012 il 17% era sotto stress). Il settore con la maggior quota di persone esauste, 29%, è quello della sanità e dell’assistenza sociale. La quota delle donne che presentavano un maggior rischio di burnout è passata dal 20% nel 2012 al 25% nel 2022, mentre quella degli uomini è rimasta stabile al 19%.

Più discriminazioni e soprusi per le donne

Le donne sono anche più frequentemente vittime di discriminazioni o violenze sul lavoro. Nel 2022 la percentuale di lavoratrici che hanno subito questo genere di soprusi era del 21% contro il 16% per gli uomini. Una differenza dovuta al fatto che subiscono più discriminazioni di genere rispetto ai colleghi, spiega l’UST. Le lavoratrici sono inoltre più spesso vittime di molestie sessuali rispetto ai colleghi uomini (l’1,7% contro lo 0,4%). Fra le donne dai 15 ai 29 anni la quota sale al 4,1%.

Rischi fisici in leggero calo

Nel 2022, il 47% degli uomini e il 43% delle donne erano esposti ad almeno tre rischi fisici sul luogo di lavoro. Per gli uomini si registra una leggera diminuzione rispetto al 2012 (50%). L’esposizione a prodotti tossici o nocivi è nettamente calata in 10 anni: il rischio è infatti passato dal 28% del 2012 al 23% nel 2022 per gli uomini.

+ Per approfondire: Svizzera, Paese del burnout?

Per le donne i rischi fisici più frequenti sono il dover assumere posizioni dolorose o stancanti (il 50% contro il 45% fra gli uomini) e il dover sollevare o spostare persone (il 15% contro l’8% fra gli uomini), compiti comuni nelle professioni di cura o custodia di bambini.

Agricoltura ed edilizia più esposte

I rischi fisici prevalgono nettamente su quelli psicosociali nell’agricoltura e nell’edilizia: oltre l’80% delle persone che lavorano in questi settori sono esposte ad almeno tre rischi fisici. Nella sanità, nella ristorazione, nel commercio e nei trasporti le due categorie di rischio si equivalgono e i e le dipendenti esposti si aggira attorno al 50%.

Per le altre professioni del settore dei servizi i rischi psicosociali sono più frequenti di quelli fisici. Sommando le persone esposte ad almeno tre rischi fisici o ad almeno tre rischi psicosociali, i settori con le più alte percentuali sono la ristorazione, l’edilizia e la sanità.

Giovani più a rischio

I lavoratori che hanno meno di 30 anni sono più esposti ai rischi fisici sul lavoro, sopratutto gli uomini: sotto i 30 anni, il 61% dichiara di far fronte ad almeno tre di questi rischi, la quota scende al 46% per chi ha fra i 30 e i 49 anni e al 41% per gli e le over 50.

+ Il posto di lavoro incide sul benessere mentale degli svizzeri

Tra le donne, le più giovani sono più frequentemente esposte almeno a tre rischi psicosociali: sono più spesso stressate (il 32% contro il 26% nella fascia 30-49 anni e il 19% per la fascia 50-64 anni) e dichiarano più spesso anche di aver subito violenze o discriminazioni (rispettivamente il 32% contro il 20% e il 16%).

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