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La Svizzera e il caffè, una storia d’amore

tazza di caffè con cuoricino
Gli svizzeri e le svizzere sono tra i più grandi consumatori di caffè al mondo. Keystone / Martin Ruetschi

Tutto – o quasi – quello che c'è da sapere sul caffè e la Svizzera.

La notizia è di questi giorni: la storica azienda italiana produttrice di macchine da caffè Cimbali si espande in Svizzera. La società ha infatti acquisito la Vassalli Services, che da oltre 60 anni distribuisce i prodotti della Cimbali nella Confederazione.

Seppur piccolo, il mercato elvetico del caffè interessante a più di un titolo. Vediamo qualche sua particolarità.

Tra i più grandi consumatori di caffè al mondo

Con circa otto chili pro capite consumati ogni anno, gli svizzeri e le svizzere sono tra i più grandi bevitori di caffè al mondo. Solo nei Paesi nordici si consuma più caffè. In testa alla classifica mondiale vi è la Finlandia, con undici chili pro capite all’anno, stando ai datiCollegamento esterno di Procafè, l’associazione che si occupa della promozione di questa bevanda in Svizzera.

Tra i primi 15 Stati caffeinomani vi è pure l’Italia. Nella Penisola, però, si consumano ‘solo’ sei chili di caffè a persona.

Nella Svizzera tedesca e francese, il caffè si consuma – o meglio si consumava – generalmente lungo (un caffè americano, insomma). Ma negli ultimi decenni, complice sicuramente l’influsso italiano, sempre più spesso la gente opta per un espresso (o per un cappuccino, anche dopo il pasto serale, ma questa è un’altra storia…).

Se siete in un bar della Svizzera tedesca e francese, per evitare di ritrovarvi davanti una tazza con un decilitro di caffè, precisate che volete un espresso. O, se non potete fare a meno di un caffè simile a quello servito in Italia, un ristretto. Al quale potrete aggiungere la tradizionale piccola monodose di latte, il cosiddetto cremino, che accompagna ogni caffè alla svizzera.

cremini per il caffè
In Svizzera il caffè è rigorosamente servito con un cremino, diventato col tempo un supporto pubblicitario privilegiato e, per alcuni, oggetto di collezione. © Keystone / Christian Beutler

Un caffè che rischia di andare di traverso

Se non siete mai venuti in Svizzera e non siete bene al corrente del costo della vita e dei prezzi praticati nei bar e nei ristoranti, il conto che vi sarà presentato al bancone per un semplice caffè rischia di farvi avere un mezzo infarto.

Nel 2021 in media per un espresso al bar bisognava infatti sborsare 4,25 franchi (circa 4,40 euro), secondo i dati dell’associazione CafetierSuisse. Se si opta per un cappuccino, si deve aggiungere tranquillamente un franco in più.

Le differenze regionali sono piuttosto importanti. Nella Svizzera italiana, complice probabilmente la vicinanza con l’Italia, il prezzo di un caffè lungo è più elevato rispetto a un normale espresso e quest’ultimo lo si può trovare anche a soli due franchi, seppure sempre più raramente.

In città come Zurigo, Berna o Basilea, invece, capita spesso di dover sborsare anche più di cinque franchi per due centilitri di caffè.

tazza di caffè con banconota da 50 franchi
Il retrogusto di un caffè in Svizzera è piuttosto amaro, ma non per il sapore della bevanda… © Keystone / Ennio Leanza

Un Paese piuttosto innovativo in materia di caffè

Il caffè è entrato “a far parte delle abitudini maggiormente radicate delle città più ricche della Svizzera” sul finire del XVIII secolo, si legge sul Dizionario storico della SvizzeraCollegamento esterno. Nelle regioni rurali, però, il suo utilizzo si è generalizzato solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

L’industria elvetica ha saputo dar prova di innovazione in questo ambito. Nel 1938, ad esempio, la Nestlé lanciò sul mercato il Nescafè, il primo caffè solubile prodotto a livello industriale. Seppur l’invenzione risaliva a quasi cinquant’anni prima (il caffè solubile fu ideato e brevettato nel 1881 dal francese Alphonse Allais), la multinazionale svizzera seppe imporre il suo prodotto, tanto che oggi Nescafè è sinonimo di caffè solubile.

Negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, le aziende svizzere si sono inoltre distinte per le macchine da caffè automatiche. La società Jura si è imposta come una Rolls Royce del settore, con le sue macchine di alta qualità il cui costo può superare i 3’000 euro. Sempre la Nestlé è invece riuscita a diventare leader mondiale con le sue macchine Nespresso e le sue capsule.

Crocevia del commercio di caffè

Come per molte altre materie prime, la Confederazione ha saputo ritagliarsi un posto di primo piano anche nel mercato del caffè.

Si stima che tra il 60 e il 75% del commercio internazionale del caffè avviene in Svizzera. Questo settore rappresenta circa l’1% del prodotto interno lordo elvetico.

Oltre a ragioni fiscali, la Confederazione è molto attraente per chi commercia in materie prime per tutta una serie di motivi: “Offre ottimi servizi: grazie al traffico di pagamenti e al sistema bancario, risulta molto appetibile per aziende e trader operanti in questo settore”, aveva spiegato al settimanale di informazione economica della Radiotelevisione svizzera Tempi Moderni Paolo Stirnimann, responsabile acquisti di Chicco d’Oro, azienda di torrefazione ticinese attiva dal 1949.

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Una merce di contrabbando prediletta

Il caffè torrefatto in Svizzera è stato per lungo tempo una delle merci di contrabbando predilette verso l’Italia. Non è un caso che molte aziende di torrefazione siano sorte nelle regioni di confine. A specializzarsi nel commercio di caffè è stata soprattutto la Valposchiavo, nei Grigioni.

All’inizio degli anni Settanta a Brusio, piccolo comune di poco più di 1’000 abitanti, vi erano una decina di torrefazioni di caffè. Probabilmente un record mondiale. Come testimonia questo servizio del cinegiornale svizzero del 1970Collegamento esterno, a volte gli odori che emanavano da questi impianti erano talmente pungenti che la popolazione si lamentava, malgrado gli introiti notevoli che il contrabbando di caffè portava nella valle.

+ Il dossier di tvsvizzera.it dedicato alla storia del contrabbando tra Svizzera e Italia

Quando nel corso degli anni Settanta la lira venne progressivamente svalutata, con la conseguenza che comprare merci in Svizzera diventò proibitivo, il fenomeno del contrabbando scomparve. E con esso la storia delle torrefazioni in Valposchiavo.

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