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“La Svizzera deve prepararsi a una guerra”

Una donna soldato
Keystone / Peter Klaunzer

La Svizzera deve prepararsi a una guerra: lo sostiene Ben Hodges, generale americano in pensione che in passato ha ricoperto il ruolo di comandante delle truppe statunitensi in Europa.

“Il modo migliore per prevenire un conflitto è prepararlo”, afferma il 66enne in un’intervista pubblicata dal domenicale SonntagsBlick. “Lo sappiamo da 5’000 anni di storia: chiunque non sia preparato – fisicamente, moralmente o mentalmente – invita all’aggressione”. “Ogni guerra è improbabile all’inizio”, prosegue l’alto graduato. “Tre anni or sono nessuno credeva che la Russia avrebbe sferrato un grande attacco all’Ucraina. Anche la Svizzera dovrebbe prepararsi”.

Ma la Confederazione – ribattono i giornalisti del domenicale – è una nazione neutrale. “Non credo che la Russia rispetti la neutralità elvetica”, argomenta l’intervistato. “Questo non significa necessariamente che un giorno i carri armati russi entreranno in Svizzera. Ma possiamo vedere, ad esempio, come la Russia stia interrompendo il libero scambio nel Mar Nero e nel Mare del Nord – in altre parole, conducendo una guerra ibrida. La Svizzera non è immune da tutto ciò”.

Cosa consigliare quindi all’esercito elvetico? “In primo luogo, imparare a dispiegare e a difendersi dai droni su un’ampia area. In secondo luogo, investire pesantemente nella difesa aerea. La Russia utilizza un’enorme quantità di artiglieria, bombe plananti e missili per distruggere le infrastrutture del nemico. Terzo: allenarsi a manovre su larga scala. Il tempo delle piccole operazioni mirate è finito. Come nella Guerra Fredda, dobbiamo imparare di nuovo a combattere un esercito russo altamente equipaggiato”.

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Hodges è convinto che il presidente americano Donald Trump darà seguito alla minaccia di ritirare le truppe statunitensi dall’Europa. “L’unica domanda è quando e quanti soldati ritirerà”. Perché farlo? “Poiché vuole dislocare le truppe altrove. Ogni nuova amministrazione rivede i luoghi in cui impiegare le proprie forze armate. Questo è necessario perché le risorse non sono sufficienti per tutte le esigenze. E da quello che sento dire da Washington, l’Europa non è più una priorità. Trump vede la Cina come il principale avversario. Per questo vuole che l’Europa si armi finalmente. A quel punto gli Stati Uniti potranno anche spostare le loro truppe di stanza nella regione indo-pacifica”.

È davvero nell’interesse dell’America lasciare l’Europa a se stessa? “No, non lo è”, replica il generale a tre stelle. “Le truppe statunitensi non sono in Europa principalmente per proteggere la Germania, la Francia o la Svizzera. L’Europa è un avamposto strategico per gli Stati Uniti, da cui vengono coordinate le operazioni in Africa, Medio Oriente ed Eurasia. Si tratta di una difesa avanzata. L’America non può proteggersi solo dal Texas o dalla Carolina del Nord”.

A suo avviso se la presenza degli Stati Uniti in Europa si riduce, aumenta il rischio che il presidente russo Vladimir Putin estenda il conflitto ad altri europei. “Se Putin riuscirà ad avere la meglio in Ucraina, credo sia molto probabile che la Russia si spinga in Moldavia o negli stati baltici, per esempio. I propagandisti russi ne parlano in continuazione. Non si tratta quindi di una preoccupazione infondata, ma di un’intenzione del Cremlino che è stata espressa più volte senza mezzi termini”.

Attualmente però – osservano i cronisti del domenicale – l’Europa ha poco da offrire dal punto di vista militare. “Questa narrazione viene diffusa ovunque, ma è un’idea sbagliata”, replica il milite con trascorsi anche in Iraq e Afghanistan. “Francia e Gran Bretagna – entrambe potenze nucleari e membri della Nato – sono spesso dimenticate. Ci sono migliaia di tedeschi e olandesi di stanza in Lituania, britannici in Estonia e canadesi in Lettonia. Anche Italia, Francia e Germania hanno eserciti forti, per non parlare di Finlandia e Polonia. Nel complesso, si tratta di una forza armata considerevole”.

“L’economia dell’Ue è enormemente più grande di quella della Russia”, insiste l’ex comandante. “Se i capi di stato e di governo europei raccolgono la volontà politica di fare ciò che è necessario, possono dissuadere la Russia anche senza gli Stati Uniti”, conclude.

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