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La disoccupazione in Svizzera e quella cifra (bassa) da relativizzare

lavagna blu con foglio di carta attaccato
La disoccupazione è bassa in Svizzera, ma la cifra comunicata ogni mese dalla SECO deve essere un po' relativizzata. © Keystone / Christian Beutler

Il tasso di disoccupazione nella Confederazione può suscitare invidia nei Paesi vicini. Ma la cifra pubblicata ogni mese dalla Segreteria di Stato dell'economia dice solo una parte della verità.

Le sole statistiche di cui ci possiamo fidare sono quelle che noi abbiamo falsificato“: la celebre frase di Winston Churchill è spesso presa in prestito da coloro che rimettono sistematicamente in discussione tutte le cifre che emanano dallo Stato.

Il primo ministro britannico era senza dubbio molto dotato per trovare delle massime. Ma sulle statistiche esagerava. Uno Stato – soprattutto uno Stato democratico – difficilmente potrebbe funzionare basandosi su statistiche falsificate.

Queste cifre vanno però a volte approfondite. Quella relativa alle persone senza lavoro, ad esempio. Ogni mese, la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) pubblica – con toni piuttosto trionfali in questi ultimi tempi – le cifre relative al tasso di disoccupazione in Svizzera. L’ultimo dato fa stato di una quota del 2% in aprile, uno dei tassi più bassi degli ultimi decenni e di gran lunga inferiore rispetto a quello della maggior parte dei Paesi europei.

Per calcolare questo dato, la SECO si basa sul numero di persone iscritte presso gli uffici regionali di collocamento (URC). Una cifra estremamente precisa e incontrovertibile, ma spesso criticata poiché riflette solo una parte della realtà.

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Da questa statistica sono infatti escluse tutte quelle persone che, pur non avendo un lavoro, non sono iscritte agli URC, ad esempio perché non hanno più diritto alle indennità di disoccupazione.

Per avere un quadro più preciso dello stato di salute del mercato del lavoro svizzero bisogna far capo a un’altra statistica, che raramente fa le prime pagine dei giornali.

A cadenza trimestrale, l’Ufficio federale di statistica pubblica i dati della disoccupazione calcolati in base ai criteri dell’Ufficio internazionale del lavoro (ILO).

Differenza di oltre il 2%

Le ultime cifre, pubblicate martedìCollegamento esterno, danno un quadro un po’ meno idilliaco della situazione. Nel primo trimestre 2023, secondo la definizione dell’ILO in Svizzera vi erano 216’000 persone disoccupate, pari al 4,3% della popolazione attiva. 

Un dato decisamente superiore al 2% della SECO e alle 90’534 persone disoccupate iscritte presso gli URC.

Lo stesso effetto, ma ancora più marcato, può essere notato per la disoccupazione giovanile: con gli occhiali della SECO il tasso nei tre mesi in rassegna ha fluttuato fra il 2,0% e l’1,8%, mentre l’ILO lo vede al 7,8%.

La grande differenza è che la statistica dell’UST considera disoccupato chi non svolge un’attività lucrativa, cerca attivamente un impiego ed è disponibile a iniziare subito un’attività. La rilevazione non si basa sui dati degli URC, bensì su un sondaggio telefonico a campione (30’000 persone a trimestre).

Ed è questa statistica che è utilizzata per poter fare dei paragoni internazionali. Basandosi così sulla definizione dell’ILO, la Svizzera non appare più come un’eccezione in mezzo all’Europa, come si può vedere da questo grafico.

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A scadenze regolari, la statistica della SECO è criticata perché accusata di presentare un quadro un po’ troppo bello della situazione.

Statistiche complementari

Come spesso ribadito dal Governo e dalla SECO, però, le due statistiche sono complementari. La prima – quella con un minor numero di persone disoccupate – ha il vantaggio di poter essere elaborata rapidamente, senza dover effettuare migliaia di sondaggi telefonici ed estrapolazioni a partire da un campione. È anche quella preferita da chi si occupa di analisi congiunturali. La seconda dà invece un quadro più completo del fenomeno della disoccupazione.

Inoltre, le due curve non divergono: quando una sale, l’altra pure e inversamente.

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A più riprese dei e delle parlamentari sono intervenuti per provare a cambiare il sistema. Meno di due anni fa, seguendo il parere del Governo il Consiglio degli Stati ha respinto una mozioneCollegamento esterno del consigliere nazionale Franz Grüter che chiedeva di integrare nella statistica sulla disoccupazione anche i lavoratori e le lavoratrici che hanno esaurito il diritto all’indennità e non sono quindi più contemplati nelle cifre mensili della SECO.

Quest’ultima statistica – ha argomentato il ministro dell’economia Guy Parmelin – è un indicatore molto preciso della situazione economica e riflette la dinamica del mercato del lavoro. Quelle dell’Ufficio federale di statistica, che comprendono anche coloro che hanno esaurito le indennità di disoccupazione, le completano. La Confederazione – ha concluso Parmelin – dispone quindi di dati sufficienti sulla situazione delle persone aventi esaurito le indennità.


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