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Da Berna un “no” al pedaggio al San Gottardo

auto incolonnate sulla strada per il san gottardo
Sì alla deviazione automatizzata del traffico, no al pedaggio. KEYSTONE

Il Governo elvetico ha deciso di prendere nuovi provvedimenti per contrastare l'aumento del traffico sulle strade secondarie quando la rete autostradale è intasata. Esclusa l'introduzione di slot orari o pedaggi per il San Gottardo. 

“Le code che si formano sulle strade nazionali nella regione alpina durante i giorni festivi primaverili e le vacanze estive determinano spostamenti di traffico verso la viabilità secondaria, con disagi importanti per la popolazione locale”. Inizia così il comunicato stampa diffuso mercoledì dall’Esecutivo elvetico che ha deciso di contrastare questa problematica (ripresentatasi proprio oggi, mercoledì, al portale nord del San Gottardo dove sono stati rilevati 11 chilometri di coda alle 11 del mattino) con ulteriori provvedimenti. Nella seduta dell’8 maggio ha deliberato in materia e adottato il rapporto in adempimento del postulato 22.4044 StadlerCollegamento esterno

Tra le diverse proposte c’è quella di deviare il traffico verso le strade secondarie solo quando queste sono in grado di sopportarlo. Esclusa invece l’opzione d’introdurre un pedaggio al San Gottardo, poiché andrebbe contro il principio d’integralità territoriale sancito nella Costituzione. Per l’Esecutivo non è nemmeno applicabile l’opzione di prenotazione di slot temporali per attraversare San Gottardo o San Bernardino a causa della mancanza di spazio per la creazione di aree d’attesa.  

Il postulato Stadler 

Con il postulato Stadler 22.4044 “Traffico locale in tilt lungo le autostrade intasate. Come gestire meglio la viabilità”, il Consiglio nazionale ha incaricato il Consiglio federale di illustrare in un rapporto una serie di misure per migliorare la gestione della viabilità transalpina, in particolare sugli assi del San Gottardo e del San Bernardino, con l’obiettivo di tutelare i residenti dal riversamento indesiderato di traffico sulle strade locali.  

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Si chiedono misure per tutelare gli e le abitanti delle regioni sulle cui strade secondarie si riversa il traffico in caso d’intasamento della circolazione, incidenti, veicoli in avaria o chiusure sulle strade nazionali. Questa rete viaria secondaria, però, non è progettata per sostenere flussi di traffico intensi e le strade in questione si congestionano anch’esse rapidamente. I disagi per la popolazione si traducono non solo in inquinamento acustico e ambientale, ma anche in un aumento dei tempi di percorrenza nella viabilità locale, nell’intralcio dei trasporti pubblici e in un impatto negativo sulla sicurezza stradale.  

Il problematico asse nord-sud

Le tratte più colpite da questi problemi sono quelle sugli assi nord-sud che collegano Basilea a Chiasso (che attraversa le Alpi con la galleria o la strada del passo del San Gottardo) e St. Margrethen, nel canton San Gallo, a Bellinzona (con la galleria del San Bernardino). Queste due arterie sono spesso congestionate negli orari di punta dei giorni festivi di primavera e durante le ferie estive.  

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Il San Gottardo è “campione” di colonne, poiché vi si formano code in direzione sud per oltre 100 giorni all’anno. L’asse del San Bernardino totalizza dal canto suo poco più di 20 giornate di coda. Anche se i collegamenti nord-sud sono i più problematici, il resto della Confederazione non è esente da circolazione difficile. Si legge nel rapporto che città e agglomerati ad alta densità di transito sono interessati quasi quotidianamente dal fenomeno, che ha un impatto maggiore però nella regione alpina per motivi legati alle peculiarità del territorio. “In queste zone le autostrade attraversano valli anguste dove spesso è presente solo una strada cantonale parallela, che attraversa i centri abitati ed è solitamente tanto stretta da non consentire quasi il passaggio contemporaneo di due veicoli che procedono in direzione opposta. Pertanto le ripercussioni sulla circolazione locale sono notevoli”. 

Le nuove misure 

Per migliorare ulteriormente la situazione, la Confederazione ha ora esaminato oltre 80 provvedimenti aggiuntivi, valutandone adeguatezza generale e fattibilità. Il Consiglio federale raccomanda per esempio di approfondire la possibilità di un dosaggio automatico agli svincoli di A2 e A13 anziché l’intervento manuale da parte della polizia cantonale o dei servizi di regolazione della circolazione a singole uscite come avviene attualmente. Questo sistema permetterebbe al traffico di defluire sulle strade cantonali soltanto quando queste sono in grado di assorbirlo in modo scorrevole.  

Al fine di separare il flusso transalpino da quello locale, si esaminano inoltre nel dettaglio e si sperimentano chiusure temporanee degli svincoli sulla A2 in direzione sud. L’Esecutivo ritiene necessarie in aggiunta anche misure a livello della rete cantonale, come per esempio impianti di dosaggio all’entrata dei centri abitati. 

No a slot orari e pedaggi alle gallerie  

In passato è stato a più riprese proposto un sistema di “slot management” che preveda la prenotazione da parte degli utenti di una determinata fascia oraria per transitare nella galleria del San Gottardo o del San Bernardino. Un sistema che però il Consiglio federale considera non essere “realistico nella pratica”. La sua attuazione, infatti, “richiederebbe aree di attesa di grandi dimensioni, irrealizzabili alle rampe di accesso dei trafori alpini per mancanza di spazio”. 

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Code al portale nord della galleria autostradale del San Gottardo.

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L’opzione d’introdurre invece un pedaggio al San Gottardo è considerata più realistica e, secondo l’Esecutivo, avrebbe un impatto positivo sulla viabilità, ma causa un altro problema, ossia che con questo sistema il canton Ticino risulterebbe collegato al resto del Paese soltanto attraverso strade a pagamento aperte tutto l’anno. “Il Consiglio federale non lo ritiene opportuno per ragioni di coesione territoriale, oltre al fatto che tale ipotesi equivarrebbe a una contraddizione del principio di gratuità delle strade pubbliche sancito nella Costituzione federale, per cui si renderebbe necessaria una modifica costituzionale”. 

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