Ignazio Cassis chiede “azioni concrete” per contrastare l’antisemitismo
"Abbiamo la responsabilità individuale e collettiva di combattere l'antisemitismo", ha sottolineato Cassis.
Keystone / Anthony Anex
In occasione dell'85esimo anniversario della Notte dei Cristalli, il ministro degli esteri svizzero ha espresso preoccupazione per l'aumento dei casi di antisemitismo osservati nel Paese dall'inizio del conflitto tra Israele e Hamas.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
“Molti dei nostri concittadini ebrei hanno paura a uscire di casa, indossare una kippah o mettere al collo la stella di Davide”, afferma il ministro degli esteri dalle colonne del giornale Le Temps.Collegamento esterno Per il ticinese, è “insopportabile quello che queste persone devono sopportare, venendo attaccate e insultate”.
Cassis non esita a fare un parallelismo fra la Notte dei Cristalli, l’Olocausto e gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Tra il 9 e il 10 novembre 1938, una serie di sommosse antisemite divamparono nella Germania nazista, con un pesante bilancio di vittime (rimasto imprecisato), centinaia di sinagoghe danneggiate e migliaia fra esercizi commerciali e abitazioni distrutti.
In tutti questi casi, spiega il capo della diplomazia elvetica al giornale romando, “sogni e speranze sono stati infranti in nome di un’ideologia disumana che non tollera la diversità”. Stando a Cassis, “abbiamo la responsabilità collettiva e individuale di combattere l’antisemitismo”.
Oltre alle misure già adottate, come il rafforzamento della protezione delle comunità e delle istituzioni ebraiche in Svizzera, il ministro invita a “fare di più e rimanere vigili”. Il Consiglio federale sta in particolare esaminando le possibilità e le modalità di sostegno alla creazione di un centro di mediazione e networking.
Quanto alla sofferenza del popolo palestinese, che “non deve essere ignorata”, Cassis dichiara che la Confederazione “continua a lavorare con forza in favore di valori come la pace, l’umanità e l’aiuto al prossimo”. Ha inoltre ricordato che Berna ha già sbloccato 90 milioni di franchi supplementari per le vittime nella regione.
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A quanto pare si tratta di un caso isolato: il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non è a conoscenza di altri connazionali coinvolti in una situazione simile.
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