L’Associazione svizzera dei banchieri critica le misure per le banche “too big to fail”
Per l'ASB le misure si spingono troppo in là.
Keystone-SDA
Per l'Associazione svizzera dei banchieri le misure proposte dal Governo elvetico per le banche "too big to fail", ovvero quelle d'importanza sistemica, sono troppo rigorose.
È certamente giusto trarre lezioni dopo la débâcle del Credit Suisse, ha dichiarato giovedì il presidente della direzione dell’ASB Roman Studer a una tavola rotonda a Zurigo. Il risultato dell’attuale “ondata di regolamentazioni” influenzerà però la piazza finanziaria svizzera per i prossimi due decenni, si è detto convinto, sottolineando che circa la metà delle misure contenute nel rapporto governativo di aprile non riguarda soltanto le banche di rilevanza sistemica ma tutte quante.
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L’ASB vede in maniera particolarmente critica le misure inerenti ai mezzi propri, tra l’altro la copertura con fondi propri per le partecipazioni estere. È vero che ci sono argomenti a favore di “un inasprimento in certi ambiti”, ha ammesso Studer. Ma se venissero riunite tutte le misure, i requisiti di capitale di UBS aumenterebbero talmente da poter condizionare la sua competitività.
L’associazione non apprezza nemmeno le richieste di maggiori competenze e delle risorse dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA). Vengono invece viste di buon occhio le proposte per il miglioramento della liquidità: “questa è la misura più utile” secondo Studer. Anche l’introduzione di un “Public Liquidity Backstop” ha il sostegno dell’ASB. Quest’ultima appoggia inoltre “adeguamenti mirati” in relazione alla Corporate Governance, alle responsabilità dei singoli manager e alle remunerazioni.
Per la valutazione finale delle misure proposte manca ancora il rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla crisi del Credit Suisse, ha spiegato il presidente dell’ASB. Esso dovrebbe venire presentato entro al fine dell’anno.
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