Fiorisce l’economia della bancarella in Cina
Per superare la crisi economica innescata dall'epidemia di coronavirus, il premier cinese Li Keqiang ha promesso sostegno a coloro che si dedicheranno al piccolo commercio per strada. E così in Cina fioriscono le bancarelle, anche di chi -prima del Covid- ambulante non era. Un'economia informale che non piace a tutti.
Con una mossa che ricorda quella di Deng Xiaoping -l’artefice del socialismo con caratteristica cinesi che per primo incoraggiò, seppur in forma limitata, l’iniziativa privata- Li ha spronato le concittadini e i concittadini a rimboccarsi le maniche, in questo caso per lasciarsi alle spalle la crisi.
Dìtān jīngjì, economia della bancarella, è la nuova formula sulla bocca di tutti. E ad allestirle non sono soltanto i contadini, che hanno finalmente potuto tornare alla vendita diretta dei loro prodotti, ma anche ambulanti improvvisati.
Il reportage della RSI ci porta nella provincia dello Shanxi, dove le autorità hanno concesso ai nuovi venditori degli spazi pubblici dalle 18 in poi. Qualcuno di questi neofiti scopre persino una vocazione.
Diversa la situazione nella capitale Pechino, dove invece la bancarella è considerata in contrasto con una campagna per il decoro in corso dal 2008. Ma le autorità, o perlomeno i sorveglianti, in questo periodo chiudono un occhio.
Nel servizio, immagini delle bancarelle e interviste a numerosi, improvvisati o meno, venditori e venditrici ambulanti.
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