La recessione mondiale peggiore del previsto, stima l’FMI
Il prodotto interno lordo nel mondo diminuirà del 4,9% quest'anno, stando alle previsioni del Fondo monetario internazionale.
Questa “crisi non come le altre” sta avendo un impatto più importante di quanto ci si aspettava in un primo tempo e la ripresa sarà più lenta di quanto sperato.
In aprile, l’organizzazione mondiale con sede a Washington aveva annunciato per quest’anno una recessione del 3%, mentre oggi propende per il 4,9%, stando alle cifre presentate martedì dal suo capo economista Gita Gopinath.
Per alcuni paesi, in particolare europei, la contrazione del Pil potrebbe essere ancora più importante: -12,8% per la Spagna e l’Italia, -12,5% per la Francia.
Va un po’ meglio per la Svizzera, che dovrebbe registrare un calo di ‘solo’ il 6%, mentre per il Regno Unito la recessione dovrebbe aggirarsi attorno al 10%.
In questo servizio, la Radiotelevisione svizzera analizza la situazione di Londra, profondamente colpita dalla pandemia:
Queste previsioni sono ancora “altamente incerte”, ha ammesso Gopinath, rilevando che la pandemia non è finita e che dei focolai stanno riemergendo laddove il virus sembrava ormai essere stato contenuto, come in Germania.
Per il momento non vi è nessun paese in cui le previsioni sono un po’ meno pessimistiche. La Cina – da dove è partita la pandemia – dovrebbe registrare una leggera crescita dell’1%, ben lontano dal 6,1% del 2019, percentuale che però era stata la più bassa degli ultimi decenni a causa della guerra commerciale con Washington.
Gli Stati Uniti saranno pure duramente colpiti, malgrado il gigantesco piano d’aiuti del Governo (circa 3’000 miliardi di dollari). Il Pil della prima potenza mondiale dovrebbe far segnare un calo dell’8%, a fronte del 5,9% previsto in aprile.
Nel rapporto, l’FMI rileva inoltre che “la ripresa dovrebbe essere più progressiva di quanto previsto”. Nel 2021, la crescita dovrebbe così essere del 5,4%, lo 0,4% in meno rispetto alle precedenti previsioni.
L’impatto potrebbe essere particolarmente negativo per le famiglie a basso reddito, ciò che “mette in pericolo i progressi significativi compiuti per ridurre la povertà estrema nel mondo dagli anni 1990”.
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