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Turchia e Russia più vicine

Erdogan e Putin si stringono la mano
I leader di Ankara e Mosca hanno voluto mostrare di andare d'accordo. Keystone / Turkish President Office Handout

Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan e il suo omologo russo Vladimir Putin hanno inaugurato mercoledì il gasdotto TurkStream. Il progetto è uno dei vari segnali del riavvicinamento tra le due potenze che hanno anche lanciato un appello per un cessate il fuoco in Libia.

È stata una cerimonia in pompa magna quella tenutasi a Istanbul. Erdogan ha definito l’apertura del gasdotto “un evento storico per le relazioni tra Russia e Turchia che ridisegna la mappa energetica regionale”. 

“Il partenariato tra i nostri due Paesi si rinforza in tutti gli ambiti nonostante gli sforzi di coloro che vi si oppongono”, ha invece dichiarato Putin. 

Il gasdotto si estende per 930 chilometri attraverso il Mar Nero e permetterà il trasporto di 30 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dalla Russia verso la Turchia e l’Europa. Il progetto rafforza le relazioni tra Ankara e Mosca, le quali hanno già incrementato la cooperazione nell’ambito della sicurezza nazionale dopo che la prima ha acquistato alla seconda avanzati sistemi di difesa missilistica. 

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Cessate il fuoco in Libia

Ma altrove le cose non sono così rosee. Ambedue i Paesi hanno forze militari schierate in Siria, ma appoggiano fazioni opposte nel conflitto nella regione settentrionale di Idlib.   

Una situazione simile la si constata in Libia. La Turchia sostiene il Governo guidato da Fayez al-Serraj basato a Tripoli, assicurando l’invio di truppe se richiesto, mentre la Russia ha già inviato supporto alla fazione opposta nell’est del paese, guidata dal generale Khalifa Haftar.

Un allentamento delle tensioni tra Mosca e Ankara è però risultato evidente mercoledì dopo l’incontro tra i due leader. I due Paesi, in un comunicato congiunto, hanno lanciato un appello affinché a partire dal 12 gennaio tutte le parti coinvolte nel conflitto in Libia abbassino le armi per un cessate il fuoco.

Sentiamo, nel prossimo video, l’opinione del professore di relazioni internazionali all’università Cattolica di Milano, Vittorio Emanuele Parsi.

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