Australia, evacuati i rifugiati in spiaggia
Mezzi anfibi e navi militari della marina australiana sono entrate in azione venerdì per evacuare centinaia di persone intrappolate dalla notte di San Silvestro sulla spiaggia di Mallacoota, nello stato di Victoria. Si erano ammassate in riva al mare per sfuggire alle fiamme che hanno circondato la città in uno di numerosi incendi che stanno devastando l'Australia da settimane.
Dall’inizio dei roghi, in settembre, almeno 20 persone sono morte, decine sono state dichiarate disperse e oltre 1’300 abitazioni sono andate distrutte.
A bordo delle navi militari, gli sfollati di Mallacoota hanno trovato cibo e medicinali. Saranno davvero in salvo, mille alla volta, dopo un viaggio di 16 ore. “È progettata per trasportare fino a 500 effettivi e rimanere in mare un mese”, spiega il comandante Aaron Convery. “Le mille persone che abbiamo caricato ora sono più del previsto ma il periodo è più breve”, osserva.
Intanto, oltre alle immagini degli incendi e dell’evacuazione, è stato ripreso da vari media internazionali un filmato in cui alcuni abitanti di Cobargo, cittadina del nuovo Galles del Sud pesantemente colpita, contestano furiosamente il primo ministro Scott Morrison [qui il servizioCollegamento esterno di ABC News Australia, in inglese]. A Cobargo due persone sono morte e molte sono rimaste senza casa.
Rimproverato di aver fatto troppo poco contro l’emergenza (“Perché da noi solo quattro camion (dei vigili del fuoco)? Perché abbiamo pochi soldi?”), Morrison è stato accusato, anche politicamente, di essere passivo di fronte ai problemi del clima e di essere in combutta con la lobby del carbone.
Diversi le persone che hanno contestato il premier conservatore, fra gli applausi di alcuni e gli insulti di altri: “Sei un idiota”, “Vattene, non sei benvenuto”, “Quaggiù non prenderai voti”.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.